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Democrazia: l'importante è partecipare
Ecco perché sono qui, in terza fila, taccuino alla mano,
all’incontro proposto dal Gruppo dello Zuccherificio per la V edizione del grido
della farfalla, il festival dell’informazione libera, in questi giorni a Ravenna... in ascolto dei signori romagnoli: GdZ, vi siete presi dei complimenti. “Il
grido della farfalla sembra un’esclamazione di guerra” dicono. Ed io aspetto,
consapevole di aver segnato questo appuntamento in agenda senza troppo badare a
chi interverrà perché il grido dell’incontro mi ha condotto qui.
#gdf2013. Leggo l’hashtag e maledico lo smartphone in
carica. O forse è meglio così, libera di ascoltare. Nonostante la serata fresca, Piazza San Francesco è suggestiva come sempre e mi penso qui,
nel 1300, in questa piazza in cui sento le persone, i cittadini, parlare a bassa
voce…
Ospiti il giornalista Luca de Biase e il professore
Gianfranco Pasquino che apre il dibattito riportandoci all’origine etimologica
delle parole “politiche” che usiamo.
Democrazia: dal greco demos, popolo, e cratos, potere.
I cittadini esprimono il proprio potere attraverso elezioni libere e periodiche, ma i cittadini hanno le risorse, intese come modo e tempo di informarsi, per votare?
Quali doveri hanno i cittadini? Diritto e dovere civico di
votare, diritto di scegliere i propri politici, “e come direbbero in
Inghilterra, di cacciare i governanti” dice Pasquino. “Se il potere al popolo
non c’è, sicuramente non esiste la democrazia. Con, da e per il popolo, diceva
Lincoln”.
In quali modalità il popolo esprime la propria
partecipazione?
“La risposta ce la da ancora una volta la Costituzione” dice ancora Pasquino.
Articolo 1. Come popolo siamo depositari della sovranità. "Andiamo all’articolo 49", prosegue il prof, "che è male interpretato, non è
l’articolo dei partiti”. Si parla di libera associazione. Tutti i cittadini
hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti, per concorrere col metodo democratico a determinare la politica nazionale. Il
valore delle parole: concorrere implica partecipazione e competizione.
Quindi il primo luogo sono i partiti. “Per quanto oggi non
ci convincano, senza non esiste democrazia”.
Luca de Biase viene interrogato sulla democrazia debole e
risponde con una ricerca dell’ONU in materia di analfabetismo funzionale. A un
campione di cittadini dei diversi paesi del mondo viene chiesto di leggere un
testo e vengono poi sottoposti a delle domande per valutarne l'alfabetizzazione. Si tratta di capire la capacità di leggere e comprendere un
testo. L’Italia riporta un poco vantabile 47%
di analfabeti funzionali (il Messico 48%, la Germania 15%).
Potersi informare significa anche avere le capacità di
scegliere cosa leggere, o si rientra nella democrazia debole. "I mezzi di
comunicazione soffrono di distorsione", aggiunge il giornalista. Il Censis
riporta come nel 2009 il 55% della popolazione, prima delle elezioni, si sia
informata esclusivamente attraverso i telegiornali. Nel 2007/2008 non ci fu una
crescita del numero di crimini in Italia, ma la concentrazione dei servizi
televisivi sul tema, ha portato la criminalità a diventare la prima
preoccupazione degli italiani.
Pasquino parla di deficit democratico inteso come “mancanza
di qualcosa” alla democrazia ed alle istituzioni: può accadere se queste non
rappresentano il paese, se vi è un governo di minoranza, se i cittadini sono
poco partecipi. Rincara la dose: “in Italia la qualità della democrazia è
mediamente insoddisfacente”. Chi deve spiegare come funziona? Le informazioni
non girano e non arrivano da chi dovrebbe sapere di più, i partiti non sono i
maggiori depositari di queste conoscenze.
Ma è anche importante chiedersi: dove guardiamo la
televisione, quando e con chi? Quanto ne è influenzata la nostra percezione
delle notizie e la nostra rielaborazione?
“Si può essere ricchi e ignoranti per una sola generazione.
Alla seconda si può essere ignoranti, ma non ricchi”.
Bobbio scriveva che la democrazia è “segno delle promesse
non mantenute” nel suo libro Il futuro della democrazia edito per la prima
volta nel 1984. Commenta Pasquino per Bobbio, suo maestro: “ho chiesto troppo
alla democrazia. Dovrei essere meno esigente. La democrazia non può mantenere
tutte le promesse, ma deve farle perché i cittadini mirino a raggiungerle".
A entrambi gli ospiti sono state chieste le cause dello
scetticismo dei cittadini verso la politica e le istituzioni e del conseguente
allontanamento.
Pasquino invita a non nasconderci dietro false scuse: si
tratta di cattiva politica, “per quanto l’astensionismo non aiuti e
l’allontanarsene sia controproducente” aggiunge.
Luca de Biase torna sul concetto del referendum invitando a
riflettere sul come venga usato a strumento del NO violando il segreto (chi va
a votare, voterà sì, no?) e ai cittadini viene insegnato a mettere da parte il
diritto/dovere del voto.
La politica si deve conquistare la partecipazione dei
cittadini.
Qual è la responsabilità dei partiti nell’allontanamento dei
cittadini? “I partiti sono deboli, e si indeboliscono quando diventano
autoreferenziali e non danno senso di continuità, anche cambiando spesso nome, pensiero,
e non essendo presenti sul territorio. I partiti devono saper spiegare la
politica a tutti. Il più antico partito d’Europa è stato fondato nel 1864: è il partito
democratico tedesco, e si chiama ancora così”. Pulsione, competenza e continuità sono gli elementi vincenti di un partito: parola di Pasquini.
I nostri strumenti democratici sono superati?
Il Web può forse aiutare, ma la politica è passione e
confronto tra le persone.
A fine serata, mi sento più cittadina e più ricca, con qualche domanda nella
testa: ma se i partiti non sono depositari di competenza e conoscenza della
politica e della costituzione, chi può/deve insegnarla al popolo? Come
invertire questa rotta dell’ignoranza politica funzionale? Potranno un giorno i
nostri politici entrare ed uscire di scena per poi tornare alla propria
professionalità? Come arrivare a questo? Bisogna forse ripartire dalla scuola
per la rinascita del senso civico e della partecipazione democratica con un
qualcosa di più programmatico, più snello ed accattivante di qualche ora rubata
ad altri insegnamenti ?
Author : Unknown
Venerdì 17: coincidenze o superstizione?
Paura del 17?
Da dove nasce questa e vera e propria fobia?
Si tratta di una superstizione tutta italiana scaturita da una serie di leggende e dall'influenza della smorfia napoletana.
Nell'antica Grecia i pitagorici ritenevano che il numero 17 dovesse essere eliminato in quanto si trova tra due numeri perfetti: il 16 e il 18, che rappresentavano le formule dei quadrilateri.
Passando alla tradizione biblica il numero 17 è legato al diluvio universale raccontato nella Genesi (7, 11).
La pioggia iniziò a cadere il 17° giorno del secondo mese..
e come dimenticare che Gesù muore di venerdì?
Nell'antica Roma sulle tombe dei defunti si trova la parola latina "VIXI" (ho vissuto): indovinate qual è il suo valore numerico!
E' l'anagramma del 17!
Tornando in territorio prettamente italiano, la smorfia napoletana attribuisce al 17 la disgrazia.
Vi diamo uno spiraglio positivo.. in ebraico le lettere tav (9) + vaw (6) + bet (2) compongono la parola "tov", che significa buono.
In Italia però continueremo a sentir parlare di eptakaideicafobia!
Da dove nasce questa e vera e propria fobia?
Si tratta di una superstizione tutta italiana scaturita da una serie di leggende e dall'influenza della smorfia napoletana.
Nell'antica Grecia i pitagorici ritenevano che il numero 17 dovesse essere eliminato in quanto si trova tra due numeri perfetti: il 16 e il 18, che rappresentavano le formule dei quadrilateri.
Passando alla tradizione biblica il numero 17 è legato al diluvio universale raccontato nella Genesi (7, 11).
La pioggia iniziò a cadere il 17° giorno del secondo mese..
e come dimenticare che Gesù muore di venerdì?
Nell'antica Roma sulle tombe dei defunti si trova la parola latina "VIXI" (ho vissuto): indovinate qual è il suo valore numerico!
E' l'anagramma del 17!
Tornando in territorio prettamente italiano, la smorfia napoletana attribuisce al 17 la disgrazia.
Vi diamo uno spiraglio positivo.. in ebraico le lettere tav (9) + vaw (6) + bet (2) compongono la parola "tov", che significa buono.
In Italia però continueremo a sentir parlare di eptakaideicafobia!
Author : Unknown
Petizione: Claudio Abbado senatore a vita!
"Ho proposto una petizione per sostenere la nomina di Claudio Abbado a Senatore a vita.
Sottoscrivetela anche voi: insieme potremo restituire alla Cultura un ruolo primario in questo Paese!"
Così si legge in un post su facebook di Ilaria Borletti Buitoni, il nostro sottosegretario MIBAC.
Io non voglio entrare nel merito della storia e del percorso di questo illustre direttore d'orchestra italiano: Claudio Abbado ancora dirige è fra i promotori del progetto per la costruzione di un Auditorium a Bologna costruito da Renzo Piano che sarà sede dell'Orchestra Mozart di Abbado e che il 4 Maggio scorso ha diretto gratuitamente il suo concerto a Firenze, al teatro comunale, nonostante la mancanza di fondi.
Ma quello che mi risulta veramente incredibile è percepire tutto questo solo come un modo per cercare consensi sul proprio operato a partire da queste personalità. Il sottosegretario, con i problemi attuali del settore culturale, è impegnato ad aprire petizioni come questa o a scrivere un post sul sostegno all'Unicef così asettico da avvicinarsi ad una comunicato stampa. Ma dov'è l'amore per il nostro patrimonio? I dirigenti del settore veramente non hanno due parole da spendere riguardo alla bellezza in agonia che ci osserva silenziosa quando camminiamo per i nostri centri storici, le nostre strade romane, i parchi naturali?
E vogliamo credere che con un senatore a vita ottantenne in più la Cultura verrà messa in primo piano?
Ma con quali occhi e con quale coraggio mostrare questo "attivismo" ai giovani?
Davanti a questo sono disarmata.
Un post che mostra come le nostre scommesse verranno rimandate a un fiorente domani!
Caro sottosegretario,
ti definisci un'imprenditrice del terzo settore.
Mostraci allora la tua lungimiranza. Noi giovani abbiamo bisogno di credere che una possibilità per noi e per le nostre passioni ci sia, e che siate voi a darcela.
Invece qui ci sentiamo soli e ignorati. Cerchiamo lavoro in un ambito che non è quello culturale perché a mala pena un italiano su due crede nella Cultura. I più forti, faticosamente, cercano una via per rincorrere sogni e conoscenza, considerati pazzi e visionari, o illusi, ma ancora convinti del proprio valore e dell'apporto che si potrebbe dare a questo meraviglioso quanto decadente paese.
Ma come siamo arrivati fino a questo punto?
Chi mai è rimasto indifferente alla bellezza, all'arte, alle città, ai paesaggi?
Eppure il coltello affonda doloroso quando i giovani che han studiato in ambito culturale si pentono delle scelte fatte.. rimpiangere di aver scelto la bellezza e la cultura in un paese come questo è un atto di disperazione.
Mi appello al silenzio per la cucitura delle ferite.
Author : Unknown
La legge della resistenza. Per l'Aquila, per l'Italia
"L'Aquila 05 maggio", qualche giorno dopo. Ho preferito non scrivere dal treno mentre lo scorrere delle carrozze e il loro scivolare lungo i binari mi accompagnavano nel turbinio di emozioni che mi riportava indietro. Ho deciso di ponderare con calma queste parole e capire bene cosa ha significato quel luogo e quell'incontro.
Tutto comincia con una mattinata di pioggia. Si parte verso l'Aquila con grande attesa per questa prima volta degli storici dell'arte. Sotto la fontana luminosa siamo in tanti: poco alla volta quegli ombrelli, piccole cupole variegate, diventano un enorme cappello e si parte tutti insieme con il ministro Massimo Bray, Salvatore Settis e Tomaso Montanari, tra gli organizzatori dell'evento.
Ricordo con nettezza due immagini della giornata che sintetizzano lo spirito che mi accompagna da quando sono tornata. La prima fa proprio riferimento alla passeggiata silenziosa. E' stato un attimo... mi sono voltata indietro ed ho visto una fiumana di gente affollare un vicolo del percorso. Ho pensato: "Siamo tanti" e mi sono sentita felice. Ho avvertito come un brivido lungo la schiena che mi faceva sentire straordinariamente forte.
La seconda appartiene a qualche momento dopo. Siamo in Piazza Duomo: mentre la folla si dirada a causa della pioggia che ritorna dopo una parentesi di pallido sole, resta al centro un cane, solo, grosso e triste. Sembra quasi non accorgersi della gente che gli gira intorno e se sta lì, come se fosse ormai un rito quotidiano, ad aspettare che un altro giorno tramonti sulla città.
Fanno riflettere queste due immagini e sono il simbolo di ciò che è stata la giornata e ciò che ha significato essere a l'Aquila. Gli storici dell'arte hanno compiuto un atto di forza e di coraggio. Senza la minima esitazione hanno espresso con vigore ciò che pensano della gestione della cultura nel nostro paese e di come la negligenza che l'accompagna si sia ripercossa sull'Aquila, martire di un modus che è diventato prassi. A questa città abbiamo rubato l'anima. A quel centro storico gli abbiamo tolto la vita. Quello che lo stato ha compiuto è un omicidio premeditato, studiato a tavolino a colpi di mendaci new town.
Eppure noi abbiamo cominciato da qui, dalle macerie, dal silenzio, dalla fissità che avvolge quelle case distrutte, dall'odore di storia che ancora trasuda da quei brandelli di navate ed absidi nude davanti alla crudeltà di un sistema corrotto, avvelenato, sanguinario.
La cultura, la storia, il patrimonio non si costruiscono nella teca di un museo, nelle piazze deserte, nelle chiese pericolanti e vuote, nell'ignoranza del passato e nell'indifferenza verso il futuro. La cultura, la storia e il patrimonio sono il passeggiare nelle piazze, il suono delle campane, il fruire dei palazzi storici, la frequentazione delle chiese, il tocco del marmo e della pietra, la conoscenza del passato e la lungimiranza per il futuro.
Parafrasando Settis, bisogna avere una vista bifronte che sia rivolta al passato in virtù del futuro. E chi può rispondere a quest'esigenza? Gli storici dell'arte, senza dubbio. E lo devono fare rinunciando ad essere al servizio di becere esigenze di mercato che non fanno altro che porre la cultura al pubblico ludibrio, facendola scivolare nel business del divertimento e dello svago senza alcun fondamento scientifico e tecnico. Solo partendo da queste considerazioni si può ricostruire l'Aquila affidandola come primo punto ai propri cittadini che la vollero bella e piena di cultura sin dalla fondazione. E solo riconoscendo alla cultura un ruolo fondamentale per la tutela e la salvaguardia della democrazia si può ricominciare al fine di uscire da questa lunga notte che accompagna i beni culturali ormai da anni.
Come il cane randagio che resiste alla solitudine del terremoto non abbandonando il proprio luogo, così io resisto nella mia strenua battaglia al riconoscimento della cultura. Resisto appellandomi a quella legge non scritta della resistenza che mi consente di resistere alle corruzioni del tempo e dello spazio, alle tentazioni della logica consumistica per cui non c'è bisogno di salvaguardare, tutelare e conservare. E dopo l'Aquila lo farò con più forza perché so che non sono sola.
Parafrasando Settis, bisogna avere una vista bifronte che sia rivolta al passato in virtù del futuro. E chi può rispondere a quest'esigenza? Gli storici dell'arte, senza dubbio. E lo devono fare rinunciando ad essere al servizio di becere esigenze di mercato che non fanno altro che porre la cultura al pubblico ludibrio, facendola scivolare nel business del divertimento e dello svago senza alcun fondamento scientifico e tecnico. Solo partendo da queste considerazioni si può ricostruire l'Aquila affidandola come primo punto ai propri cittadini che la vollero bella e piena di cultura sin dalla fondazione. E solo riconoscendo alla cultura un ruolo fondamentale per la tutela e la salvaguardia della democrazia si può ricominciare al fine di uscire da questa lunga notte che accompagna i beni culturali ormai da anni.
Come il cane randagio che resiste alla solitudine del terremoto non abbandonando il proprio luogo, così io resisto nella mia strenua battaglia al riconoscimento della cultura. Resisto appellandomi a quella legge non scritta della resistenza che mi consente di resistere alle corruzioni del tempo e dello spazio, alle tentazioni della logica consumistica per cui non c'è bisogno di salvaguardare, tutelare e conservare. E dopo l'Aquila lo farò con più forza perché so che non sono sola.
La speranza è che questa sia davvero solo la prima di una lunga serie di incontri per la salvaguardia del nostro passato e per la tutela del nostro futuro.
Grazie l'Aquila 05 maggio.
Grazie l'Aquila 05 maggio.
Author : Unknown
Vita lunga ai social media...
Vita lunga ai social media e alle professioni culturali che finalmente possono dire la propria!
Non sono contraria al volontariato culturale, anzi.. ma voglio essere libera di sceglierlo e non esser obbligata per l'aver studiato un settore mal gestito da chi non lo considera una risorsa, ma un ripiego per chi non ha trovato posizione migliore!
Questo l'articolo in cui si sottolinea come in pochissimo tempo sono state sollevate centinaia di lamentele per la ricerca di volontari, da parte del MiBAC, per la notte dei musei prevista il 18 maggio.
Beh, poter esprimere la propria disapprovazione non significa avere il potere di cambiare qualcosa, ma quando sul nostro fronte ci sarà l'unione, allora sì, la community avrà una massa critica importante.
E da qui la mia mente viaggia in mille direzioni...
Perché, ancora una volta, non usare le professionalità del settore?
Perché chiedere a dei giovani di laurearsi e specializzarsi nella conoscenza del nostro patrimonio per usarli come volontari?
Perché non coinvolgere anche e sopratutto loro dandogli un riconoscimento?
E perché non fare lo sforzo anche solo di donare un qualcosa di simbolico perché questi giovani, che già devono dirottare il proprio percorso lavorativo da ciò per cui hanno studiato, non sentano di aver buttato via delle energie in una laurea?
Perché gran parte delle iniziative del settore Cultura devono campare sull'attività del volontariato?
Quando crederemo nel valore della NOSTRA eredità?
Author : Unknown
Direzione l'Aquila... (RI)cominciamo dalla cultura
L'Aquila 05 Maggio. "Bello come titolo" pensai la prima volta che lo lessi. Segnai in agenda con scetticismo, ma conservai un briciolo di innata speranza che contraddistingue chi lavora sfogliando pagine ricche di storie, espressioni della natura e schizzi d'umanità. Di chi parlo?
Degli storici dell'arte. Siamo una categoria poco nota... di quelli che ci mettono davanti ad un dipinto e noi ne disquisiamo per ore, di quelli che frequentiamo una facoltà facile, di quelli che sono fuori dal percorso lavorativo perché con la cultura non si mangia e di quelli che sono lontani, lontanissimi da chi con giacca e cravatta aggiunge tre/quattro lettere al suo titolo di dottore.
E menomale direi perché alla fine noi siamo quelli che "non essere nella categoria è quello che ci piace". Noi non ci esaltiamo di un titolo o di un riconoscimento... noi i titoli li diamo, i riconoscimenti e le attribuzioni preferiamo farli noi e dietro tutto ciò, cari amici, c'è un mondo governato da un unico e imprescindibile desiderio: la conoscenza. Osservare, commentare, valutare, studiare e alla fine elaborare sono solo alcuni dei nostri verbi che compongono una formula unica, un'equazione frutto di una logica tutta nostra, non dettata.
Siamo creatori visionari e progettiamo meccanismi strani facendo puzzle tra eventi, iconografie e personaggi.
Per una volta, però, domani saremo tutti insieme. E osserveremo. E commenteremo. E valuteremo. E studieremo. E, poi, alla fine elaboreremo. Cosa elaboreranno tanti storici dell'arte? Cosa ci aspettiamo? Ognuno lì con la sua formula, con la propria equazione pronto a cambiare il mondo, o meglio per la prima volta a condividerlo. Non lo faremo, però, in lussuosi e patinati hotel; nè in splendide cornici da palazzi
reali; ma a l'Aquila tra le macerie, in una città di cui vogliamo tirare fuori l'anima che è lì fremente in attesa di essere rinvigorita.Ci piacciono le sfide impossibili, i percorsi non standardizzati. Partiamo perdenti, ma abbiamo un messaggio: cambiare si può, con la cultura.
Ci saranno i big, come Salvatore Settis, la mia grande compagna di viaggio con la quale condivido e perfeziono la mia formula, le nuove sognatrici a me tanto care e, infine, ci sarò io, con il mio fagotto, salita su un regionale stracolmo, cambiando su un intercity in tariffa rigorosamente supereconomy ed una valigia, sempre quella, piena di sogni e la solita intramontabile speranza.

Author : Unknown
Invasioni Digitali a Ravenna: TAMO, sei stata invasa!
Amanti dei social media di ogni tipo.. continuano le Invasioni Digitali!
Nate dalla proposta di Fabrizio Todisco, in tutta Italia, dal 20 al 28 Aprile, stanno avendo luogo oltre 250 incursioni per valorizzare il patrimonio laddove le nostre ieratiche istituzioni e la lungimiranza di molti direttori museali non arrivano.
Incursori armati di profili social potranno catturare immagini e suoni e diffonderli sul Web!
Attivisti dei social, instagramers, blogger... Parola d'ordine: #invasionidigitali!
20 Aprile: ecco la mia invasione a #Ravenna!
Ore 15.30: gli invasori, armi alla mano, sono pronti al check-in!
Tamo, siamo pronti all'attacco!
Ci accoglie Paolo, che ci farà da guida in "Tutta l'Avventura del MOsaico" e che ci catturerà con tecnica e aneddoti!
Riscopriamo le forme del mosaico, la raffinatezza dei giochi di luce, come questi ci restituiscano cromie differenti, ma ci ricordiamo anche che questi tappeti di tessera nascondono messaggi "dimenticati"...

Eppure i più complessi motivi decorativi nascono da qui: piccoli cubetti di vetro colorato che prendono forma e vita sotto le mani dell'artista mosaicista..
Ore 17. Gli invasori dichiarano la loro missione compiuta!
Muovo gli ultimi passi tra questi antichi mosaici, scatto le ultime foto... tra resti e arrivederci condivido gli ultimi pezzi del mio puzzle.
Commenti?
Un'iniziativa bella, semplice, di grandissima risonanza in un paese che percepiamo totalmente paralizzato... non arrendiamoci a questo!
Diamo voce alle persone comuni, la Cultura la facciamo noi!

Seguite le invasioni su: www.invasionidigitali.it e sui social network con l'ashtag #invasionidigitali
Vi rimando anche a due articoli che credo rendano l'idea dello spirito delle Invasioni Digitali!
Lettera aperta ad un direttore di museo di Jim Richardson
#invasionidigitali: cartoline di primavera dall'Italia di Alessandra Farabegoli
Author : Unknown
Eredita una fortuna, ma la butta via
Se ereditassi una fortuna, la butteresti via?
Se avessi un Raffaello, lo regaleresti?
Se ti portassero via il Colosseo, saresti contento?
A gran voce molti direbbero di no, eppure un italiano su due non riconosce il valore del suo patrimonio e lo cataloga come rudere o preferirebbe portarlo via perché del resto, lo sanno tutti, con la cultura non si mangia. E allora perché preoccuparci di preservarla?
Rileggiamo drammaticamente alcuni passi del rapporto 2012 preparato per conto della Commissione Europea dalla Eenc, la Rete europea degli esperti sulla cultura, che dimostra quanto l'Italia se ne freghi di investire su un ambito riconosciuto cruciale volano di sviluppo in tutta Europa.
E a quasi un anno da questo rapporto, nel clima di insicurezza politica in cui viviamo, nessuno parla di piani di sviluppo strutturali per l'economia e per il nostro patrimonio.
Stiamo perdendo la nostra identità?
L'Europa ci chiede di custodire quell'identità che ci rende riconoscibili in tutto il mondo perché noi siamo gli eredi delle civiltà che hanno reso grande l'Europa per secoli.
Il rapporto è stato commissionato da Bruxelles per la programmazione UE 2014-20, la quale si fonda su una ferma convinzione: la cultura è una priorità perché vale tanto, anche in termini economici.
La cultura e le attività creative "costituiscono ormai il 3,3% del pil Ue (contro il 2,6% del 2006) e il 3% dell’occupazione. Un potenziale particolarmente elevato per l’Italia, che si vanta di ospitare il 70% dei beni artistici mondiali". Si legge nel rapporto: "se vi fosse un serio tentativo di dare alla cultura la giusta priorità nell’agenda politica del paese, vi potrebbe essere una seria possibilità che i settori culturali e creativi diano un importante contributo nel ridisegnare la tanto agognata formula per una nuova crescita per l’Italia". E invece che si fa?
L'ITALIA CONTINUA A TAGLIARE (-35% tra il 2008 il 2011, per arrivare allo 0,2% del pil)!
Il danno non solo materiale, ma anche di immagine, può essere devastante. Come conseguenza, tale identità potrebbe morire se non si farà qualcosa per impedirlo.
Ad essere guasto è il sistema: dalla politica alle persone. E chi ne paga le conseguenze sono i giovani: sfiduciati, demotivati, fuorviati anche nella scelta del proprio percorso formativo. Le università culturali chiudono e chi si specializza nel settore culturale è costretto ad andare all'estero, dove la professione "culturale" è ricercata e appartiene ad un business redditizio.
Nella nostra quotidianità associare il termine business alla cultura è visto come una speculazione e non come una risorsa. Siamo ancorati a sistemi educativi che ci mostrano l'arte e la cultura come ozium, e passatempo gratuito; eppure in passato i grandi artisti e gli uomini di cultura erano pagati e posti ai vertici della scala sociale.
Forse è ora che cominciamo a guardare i nostri riconoscimenti da esterni, mettendo da parte lamentele e pregiudizi e dandoci una possibilità cogliendo il monito che l'Europa da troppo ci lancia. E' una sfida. La cogliamo?
Il tempo sta scadendo: ci lasceremo sfuggire anche quest' occasione?
Author : Unknown
Tag :
crescita,
economia,
patrimonio,
patrimonio artistico,
politica,
politiche culturali,
rapporto,
UE,
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Artists, creatives, keen in Culture.. sm-Artians!
Play with your creativity and send us your sm-Art People's cover!!
Subject: "Culture is... "
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A lot of creativity to everybody!
Author : Unknown
Un anno con sm-Art People!
Nel mese di Aprile 2013 la nostra pagina Facebook compie un anno!
Volete farci gli auguri con la vostra creatività?
Artisti e creativi, o anche solo amanti della Cultura, insomma sm-Artiani..
mettetevi in gioco creando la nostra copertina sm-Art People!
Tema: "Per me Cultura è... "
Inviateci le vostre immagini alla mail smartpeoplemail@gmail.com !
Non dimenticate di inserire la vostra "firma", di specificare il vostro nome o il vostro nome d'arte, e qualunque definizione o descrizione volete accompagni l'immagine!
Tanta creatività a tutti!
Author : Unknown
Potere della rete, potere della cultura
Comincia dalla tecnologia la rivoluzione della cultura!
Finora solo parole, false speranze e miti retorici.
Italia paese di poeti, navigatori e santi... e penisola della cultura. E poi i poeti li dimentichiamo, i navigatori li abbiamo fatti naufragare e i santi, beh quelli li ricordiamo nelle ricorrenze di paese.
E la cultura? Che posto diamo alla cultura? Che ruolo gli conferiamo? Che valore?
Domande a cui tutti sappiamo rispondere con frasi fatte, del tipo: "La cultura è il petrolio della nostra nazione", "La miniera sotto i nostri piedi", "La risorsa per uscire dalla crisi"; però poi tutto resta fermo e nessuna proposta e/o novità proviene nè dall'alto degli uffici dirigenziali nè dal basso di chi tutti i giorni voltando lo sguardo ammira un Bernini, una cattedrale di sapienti maestri medievali, una scultura del Giambologna etc.. in un vorticoso pout pouri di passato, presente e futuro.
Stavolta, però, un "basso", Fabrizio Todisco, lancia una sfida ed ecco... le INVASIONI DIGITALI (http://www.invasionidigitali.it/index.php)
Di cosa si tratta? Semplice: scegli un luogo della tua città, scrivi agli organizzatori, sviluppi un programma, fai la copertina e via.. condividere, sponsorizzare e perchè no... spammare!
E tutto questo accade nella rete e nella rete ecco subito i partner, i sostenitori, i seguaci, i partecipanti.
Sono centinaia gli appuntamenti in tutta Italia. Tutti coinvolti in questa invasione perchè la cultura è di tutti e ognuno potrà collaborare con foto, articoli, pensieri. Sarà un po' come vedere Tùkè per noi. Un Tùkè dagli smartphone! Le smartpeople saranno a Ravenna e daranno il loro contributo perché esserci è fondamentale. Invaderemo il Complesso di S. Nicolò, appuntamento ore 15:00 p.zza del Popolo.
Per noi è un inizio: la cultura si muove ed è rapida, forte e digitale!
Potere della rete? Potere della cultura?
Ai post l'ardua sentenza! :)
Author : Unknown
Decreto Valore Cultura: abbiamo la Cultura, le diamo Valore?
Ieri sera i primi articoli sull'approvazione del Decreto Valore Cultura, le cui disposizioni trovate qui.
Non appena è arrivata la comunicazione dell'approvazione, abbiamo in molti pensato che possa cambiare qualcosa in questo settore incompreso, come un genius loci dimenticato, come un pittore maledetto che non trova mecenate illuminato, come una di quelle opere che abbiamo in cantina e di cui ci ricordiamo quando a qualcuno viene in mente che potremmo cederla per un pò di soldi e per la quale si risveglia la nostra possessione.
E abbiamo pensato anche che il nome del decreto, che mette insieme le parole Valore e Cultura, con quelle lettere iniziali maiuscole, fosse l'inizio di un cambiamento.
Pubblico la notizia sui social network, e mi riservo di lasciare il tutto sedimentare per una notte, perché a leggere alcuni punti, un pò di senso di impotenza riaffiora, quella sensazione che attanaglia la nostra sfera emotiva e che non ci permette neanche di tirare fuori la rabbia, è lì, perché (mi permetto di usare il noi) noi, giovani che diventano adulti nella statica cecità della governance italiana, nella Cultura ci credevamo, e in molti ci crediamo ancora, abbiamo studiato, ci siamo specializzati, perdiamo ancora il nostro tempo libero dietro questa chimera, e non vogliamo arrenderci a credere che la Cultura italiana debba essere destinata a spegnersi, come ferita a morte, sul ciglio della strada della noncuranza.
Voglio analizzare stamattina i principali punti del decreto, suddivisi per Grandi Progetti, Valore Cinema Spettacolo e Valore Risorse.
Valore Grandi Progetti. Vi sono Disposizioni per la tutela, il restauro e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La prima urgenza è Pompei, quel sito archeologico che negli ultimi anni è stato scenario di figure miserrime per la nostra nazione, quel sito il cui simbolo non sono più le bellezze ma i crolli continui, quel sito che ha ricevuto milioni di fondi pubblici ed europei svaniti nel nulla, è ora al centro di nuovi ingenti finanziamenti. Io mi sento indignata e pretendo che su questi investimenti ci sia trasparenza, e se gli obiettivi non verranno raggiunti con la qualità del lavoro, che qualcuno ne paghi le conseguenze, perché significa lavoro di scarsa qualità.
Sono stati decretate le idee vincitrici delle "99 Ideas - Pompei". Quando sono andata a leggere di cosa si trattasse mi sono trovata davanti progetti, spesso fumosi, che si traducevano in organizzazione del sito e promozione di eventi e programmi di vario tipo. Mi chiedo come sia possibile che in uno scenario del genere tutto questo non fosse già proposto da chi si occupava di gestire il sito, non fosse ordinaria amministrazione. Mi sono sentita ferita nel leggere in questa iniziativa delle proposte che sono alla base di una buona gestione guidata dal buon senso e dal senso pratico. Perché permettiamo che la maggioranza dei nostri siti arranchi in questo modo? Perché ci lamentiamo dei pochi visitatori senza creare attrattiva intorno ai nostri beni? Chi dovrebbe guidare i curiosi se non una scintilla innescata da chi il patrimonio lo gestisce?
Sarà istituita a Pompei la figura del Direttore generale che dovrà occuparsi della gestione del sito, e vi scrivo la mia profezia: dovrà avere competenze economiche e manageriali, quindi, chiunque speri che quel posto possa essere lasciato ad una persona con competenze in primis culturali o archeologiche, ed in secundis economiche, lasci le sue speranze.
Confido nel fatto che prima o poi i dirigenti del Ministero vengano informati del fatto che ci sono professionisti culturali che studiano management.
Riponiamo le speranze nei suoi collaboratori, un massimo di 20 persone provenienti dall'amministrazione statale, e 5 esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica ed infrastrutturale.
Gli assunti nelle nostre PA hanno una media di 50 anni, quindi lascio a voi immaginare quanto mi aspetti da queste persone, a cui non voglio togliere niente, ma a cui non si possono chiedere le energie di giovani che hanno studiato con il sogno di lavorare in un parco archeologico di importanza nazionale, con un futuro incerto e gran desiderio di trovare un lavoro per ciò che han studiato.
Ma possiamo contare sugli esperti! Dal come scorrono le competenze è chiaro che quelle relative alla materia stretta del sito vengano dopo a quelle giuridiche ed economiche. Ricordiamo inoltre che il sito sta cadendo a pezzi.. dove sono i diagnosti, i restauratori, i conservatori e gli archeologi?
Chi ha le competenze tra queste figure per salvaguardare e monitorare questo ambiente così vasto ed eterogeneo per materiali presenti?
Vado oltre pensando sia incredibile l'istituzione di una nuova Soprintendenza: quelle esistenti spesso non funzionano, e piuttosto che dare uno scossone a queste realtà, ne creiamo una nuova con gli stessi identici meccanismi perché si occupi di Pompei, Ercolano e Stabia, come se queste realtà non potessero essere gestite come macro poli museali. Di cosa si occuperà questa Soprintendenza? Chi saranno i suoi dipendenti?
Troviamo sbandierato poi l'inserimento dei giovani.. con un tirocinio di 12 mesi!
Ci prendete in giro, vero? Diteci che i tirocini sono volti all'assunzione, perché io vorrei vedermi finalmente scritto su un decreto che voi i giovani li volete stabilizzare, non dargli il contentino di un anno per poi ributtarli in mezzo alla strada. Senza considerare che con il lavoro di costruzione di un sistema museale all'avanguardia, è necessaria una programmazione ed un lavoro continuativo che non può essere fatto dai tecnici nominati precedentemente, né da un via vai di tirocinanti che non hanno alle spalle una struttura organizzativa solida e funzionante. Stiamo davvero investendo al meglio le risorse?
Io non sono contraria al tirocinio, ma è un'occasione di formazione che non deve sostituirsi al lavoro di un'equipe specializzata, ma darle valore aggiunto. Fondare un lavoro di salvataggio su tirocini rischia di andare a finire in un volontariato culturale "elevato" a un gradino superiore, che fa quel che può per tenere a galla una barca alla deriva.
E poi leggo finalmente qualcosa che mi piace: gli introiti derivanti dai biglietti e dal merchandising dei beni culturali, non verranno regalati allo stato in una onestissima percentuale del 75%, ma verranno riassegnati interamente dal MiBAC, con la speranza di una programmazione di ricrescita nazionale, con attenzione anche alle piccole realtà che mai ricevono un soldo.
Alcuni spazi statali e demaniali saranno affidati ad artisti under 35 sulla base di concordi pubblici. Ora, io non voglio rovinare la piazza agli artisti, ma non potrebbe succedere che anche non-artisti abbiamo qualcosa da proporre? E perché solo under 35?
Apriamo poi una campagna straordinaria di inventariazione e digitalizzazione! Qui non si tratta di lanciare campagne psichedeliche, ma di renderle attualizzabili con fondi o con del personale che abbia le competenze per digitalizzare al meglio. E qui taccio.
Riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche: ma dove abbiamo trovato 75 milioni di euro?!
Cambia le governance: istituito il pareggio di bilancio e per evitare sprechi e finanziamenti a pioggia, i fondi saranno distribuiti in base alle attività svolte e rendicontate.
E infine, finalmente, un privato può decidere di destinare il proprio denaro alla Cultura con agevolazioni fiscali: fino a cinquemila euro le donazioni non avranno oneri amministrativi a carico del privato che può decidere dove destinarli.
"Eppur si muove" disse Galileo osservando il cielo, ed io, nonostante un pò di amaro, metterò a mente che un minimo passo è forse meglio di non farne affatto.
Author : Unknown
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Arte sotto la luna
Arte è tutto ciò che smuove la nostra anima e ci fa sentire un'emozione, un battito, un brivido, attrazione.. tutto ciò che per un attimo ci sospende dalla vita "quaggiù sulla terra".
Come dare una definizione all'arte, di qualunque ambito essa sia?
La definizione di un bene culturale è spesso così asettica da farci dimenticare l'emozione e l'ammirazione che esso può provocare.
E sotto arte e artisti oggi scrivo ripensando all'incontro con la compagnia dell'Odin Teatret, a Ravenna con lo spettacolo "Le grandi città sotto la luna". Uno spettacolo musicale, avvolgente, che ci accompagna in ricordi di esilio, stragi e soprusi del XX secolo, noi che iniziamo a sentircene estranei, noi beffati dal sole e dalla luna che ignorano malinconia e consolazione. Ma in questo spettacolo non ci sentiamo schiaffeggiati dall'aspetto più crudo delle realtà portate in scena: siamo solo cullati dalla musica, accompagnati dagli attori in un viaggio per immagini non volgari ed equilibrate. E anche quando trovate un senso, lasciatevi guidare e seguite gli attori sotto la luna.
L'Odin Teatret l'anno prossimo compirà 50 anni di attività, "una leggenda di cui ognuno può fare quello che vuole, appropriarsene, trasformarla" dice Eugenio Barba, un teatro che si è fatto guidare dalla poesia, che "non da buone risposte, ma pone buone domande".
"La conoscenza di un qualcosa, lo corrode per impregnarlo di sé, di paure, di emozioni, di fatica" dice anche il regista nel raccontare il come nasce un percorso di ricerca e crescita.
E nonostante i nostri mondi siano così lontani, nonostante le mie domande e le mie ricerche si riferiscano a un mondo "tecnologico" in continua evoluzione e virtualizzazione della realtà, quasi un allontanarsi dalla ricerca interiore... io sto costruendo un futuro, e vorrei farlo come se srotolassi una poesia. Voglio portare sulla "scena" le mie idee, i miei valori, la mia fatica e la mia inventiva in un progetto chiamato Tùkè, in una continua lotta perché la Cultura venga salvaguardata e valorizzata.
"[...] fate attenzione, c'è una luce nascosta nei poeti.
Cercate di percepirla per nutrire quel grano di follia
che ognuno porta dentro di sé,
e senza il quale è imprudente vivere"
(Garcìa Lorca)
Author : Unknown
WeStarter: 48 ore dopo
"WeStarterIncubatore per un giorno" è stato il primo evento italiano promosso da Aster ed EmiliaRomagnaStartup per sperimentare Barcamp, Coworking , Coaching e Contamination Lab tra startupper, imprenditori, esperti del business digitale, studenti, ricercatori, makers, creatori di fab.lab.
Parole d'ordine: idee, progetti di impresa, modelli di lavoro, strategie e... suggerimenti!
Le sm-Art People non potevano mancare...
Siamo riuscite ad avere delle sessioni di coaching, e siamo tornate in un clima brioso e stimolante che ti ricorda che il tuo progetto e la tua aspirazione di diventare uno startupper deve essere alimentata da eventi stimolanti e creativi, supportata da tanto coraggio e volontà, desiderio di crescere, pazienza se i passi mossi sembrano piccoli a fronte di tanto sforzo... ma mai arrendersi diceva anche Walt Disney a fronte dei tanti "No"!

"In Italia dovremmo vivere di Cultura" dico io e di fronte a me si accendono tanti sorrisi... E il team sm-Art People vive un pò così, a convincere le persone che non è follia conciliare Cultura e tecnologia, studi tecnico-umanistici e strategie di impresa.
Poi vengono presentati come relatori al Barcamp due personaggi: un ragazzetto di 17 anni e il figlio di Panini, proprio quello delle figurine!
Il primo presenta un'app contro il due di picche (per saperne di più): "ci provo o non ci provo?" diventa un touch sul proprio smartphone e la simpatia dell'oratore era tanta che il pubblico ne rimane affascinato. Personalmente disapprovo fortemente la tecnologia usata per nasconderci nella vita quotidiana, ma il ragazzetto ha un padre che lavora nei sistemi informativi e un'app sul mercato.
Matteo Panini invece presenta nientemeno che una dock station per Iphone e Ipad: da un collettore a un prodotto di design tutto italiano. E qui non commenterò oltre: sì, rosico. Ma nonostante questi due esempi possano scoraggiare perché ti sembra che per arrivare a dei risultati delle volte devi già essere sulla tua buona strada, ci sono la vita e il percorso dello startupper puro, di quello che con grande fatica e convinzione ce l'ha fatta!
Luca de Biase, ospite dell'evento, ha sottolineato che l'Emilia Romagna è una regione in cui le idee, l'innovazione e le iniziative non mancano: tutti scappano dall'Italia, inventiamo qualcosa per rimanerci!
E chiuderei con qualche consiglio di Cecilia Pedroni, Digital Communication Consultant e direttore di Dr.O-One, e sopratutto ex-startupper!
"Non abbiate paura di sognare e di sembrare visionari, prima o poi vi capiranno, e non siate arroganti": per ora ci credono solo pazze e non visionarie, ma abbiamo tempo e non vogliamo essere arroganti.
"Superati i 30 minuti di discussione... mettetela ai voti!": bandierine alla mano!
"Celebrate la vittoria, ma anche la sconfitta se siete orgogliosi del lavoro fatto!":
onoriamo il lavoro svolto e non sminuiamolo!
onoriamo il lavoro svolto e non sminuiamolo!
Per concludere, oltre le strategie di impresa di ogni tipo e da amante della Cultura e del ricordo, l'istituzione di un diario di bordo e di un wall artistico potrebbero risollevare gli animi nei momenti di sconforto e aumentare l'unione in un coworking break!
Author : Unknown
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A tre anni dalla mia laurea
Il 15 marzo del 2010 ho conseguito la laurea specialistica (ero il vecchio ordinamento del nuovo, riflettendoci... ahahahah) in "Storia, conservazione e tutela delle opere d'arte", presso l'Università di Bologna. "Le Idi di marzo"- pensai quel giorno- e di nuovo stamattina (scrivo il 16, lo so, ma è notte e per me è ancora il 15) mi sono svegliata pensando a questo evento. Qualcuno lo chiama parricidio, qualcun altro lo definisce semplicemente omicidio. Fatto sta che si tratta di un episodio della storia cruento e quantomai sorprendente. La fine di una storia, la fine di un personaggio, il capolinea di una politica che, come dedurrete, non portò benefici apprezzati da tutti.
Cosa c'entrano le Idi di marzo con la mia laurea? Ci penso perché le idi di giugno corrispondono al giorno del mio compleanno e mi piace pensare a questo filo conduttore della storia con me che ne sarò un accidente. E poi voglio interpretare questo evento a posteriori con quanto post laurea mi è poi accaduto.
Rifletto sui tre anni trascorsi e mi vedo ancora come quella bambina (si, bambina) partita quel 21 settembre 2004 alla volta di Bologna con una valigia, un sogno e un libro, che parlava di sogni (Bambarèn, "Il Delfino"). Negli occhi una lacrima, nel cuore un ruggito sempre più forte che mi ha condotto alla fine della corsa in cinque anni senza esitazioni, senza crisi e con un bagaglio di conoscenze, esperienze, trasformazioni ed evoluzioni che hanno pian piano riempito un vuoto che avevo sin da quando ero nata in un paesino dimenticato da Dio.
Eppure in giornate come questa vorrei tornare indietro a quel giorno, a quel treno, a quel libro, a quel sogno... scendere da quella carrozza, lasciarla partire e restare lì nella mia casa, svegliarmi la mattina e guardare il castello di Riardo, sentire il cane che abbaia sotto il mio balcone, osservare mio padre dalla finestra e pensare a quanto sia fortunata ad averlo accanto e circondarmi della mia famiglia che è cosa che più conta nella mia vita... Qualcuno lo definirebbe un suicidio, altri un semplice omicidio della propria storia...ed eccole, le Idi.
Mia madre dice sempre che sono "La donna con la valigia" perché ogni occasione è buona per partire. Perché parto sempre? Cosa sto cercando? A volte vorrei non sentire quello che sento, non vedere quello che vedo, non immaginare quello che sogno. L'amore per il patrimonio di questa martoriata Italia, la passione per l'arte e lo studio mi hanno fatto scegliere la facoltà di Lettere e poi quella di Conservazione dei Beni Culturali e quello stesso amore mi fa studiare ora economia, marketing, mi fa parlare di start up e tecnologia... E vorrei non amarla più, vorrei disinnamorami. Ma si può? Mi sento un'innamorata tradita, maltrattata, messa all'angolo e abbandonata. Sono io che non merito questo o in fondo è la cultura che non ha bisogno di me? Sono le nefandezze del mondo accademico a rifiutarmi o sono io che non sono adatta e non le merito? Dovrei trovare il modo di essere cattiva; di tirare fuori la mia rabbia... qualcuno mi dice...ma perché devo essere cattiva e arrabbiata se non lo sono? Si può essere cattivi senza far del male e arrabbiati senza urlare ed io sono così. Il rumore è anche un sottofondo che non disturba, ma che resiste e, pertanto, insiste. Un canto che si intrufola nelle orecchie di chi sa ascoltare e di chi sa coglierne l'essenza, il valore.
Mia madre dice sempre che sono "La donna con la valigia" perché ogni occasione è buona per partire. Perché parto sempre? Cosa sto cercando? A volte vorrei non sentire quello che sento, non vedere quello che vedo, non immaginare quello che sogno. L'amore per il patrimonio di questa martoriata Italia, la passione per l'arte e lo studio mi hanno fatto scegliere la facoltà di Lettere e poi quella di Conservazione dei Beni Culturali e quello stesso amore mi fa studiare ora economia, marketing, mi fa parlare di start up e tecnologia... E vorrei non amarla più, vorrei disinnamorami. Ma si può? Mi sento un'innamorata tradita, maltrattata, messa all'angolo e abbandonata. Sono io che non merito questo o in fondo è la cultura che non ha bisogno di me? Sono le nefandezze del mondo accademico a rifiutarmi o sono io che non sono adatta e non le merito? Dovrei trovare il modo di essere cattiva; di tirare fuori la mia rabbia... qualcuno mi dice...ma perché devo essere cattiva e arrabbiata se non lo sono? Si può essere cattivi senza far del male e arrabbiati senza urlare ed io sono così. Il rumore è anche un sottofondo che non disturba, ma che resiste e, pertanto, insiste. Un canto che si intrufola nelle orecchie di chi sa ascoltare e di chi sa coglierne l'essenza, il valore.
Questo è un post di una laureata arrabbiata, di una donna che vuole realizzare un proprio sogno e per farlo ci mette il suo tempo, il suo orgoglio, la sua forza. Eppure è stanca, ne sente il peso, è disillusa.
A tre anni dalla laurea sono altro da me, altro da ciò che mi aspettavo, altro da ciò che gli altri credono che io sia.
A tre anni dalla laurea sono professionalmente fuori dal mio contesto, fuori dal mercato che immaginavo per me, fuori tempo per cominciare a tenere il ritmo di un'esistenza che doveva essere scandita da un Tiziano, da un Michelangelo e da un Caravaggio.
A tre anni dalla mia laurea sono emotivamente ancora legata ad un sogno, legata ad un amore (lo stesso che mi tiene legata alle persone che ho amato, che amo e che amerò), legata ad un futuro che sembra non arrivare mai. Ad Maiora, NUNQUAM.
A tre anni dalla laurea sono altro da me, altro da ciò che mi aspettavo, altro da ciò che gli altri credono che io sia.
A tre anni dalla laurea sono professionalmente fuori dal mio contesto, fuori dal mercato che immaginavo per me, fuori tempo per cominciare a tenere il ritmo di un'esistenza che doveva essere scandita da un Tiziano, da un Michelangelo e da un Caravaggio.
A tre anni dalla mia laurea sono emotivamente ancora legata ad un sogno, legata ad un amore (lo stesso che mi tiene legata alle persone che ho amato, che amo e che amerò), legata ad un futuro che sembra non arrivare mai. Ad Maiora, NUNQUAM.
Author : Unknown
Cosa ci FAI con la cultura?
Ho aspettato, ho osservato, ho riflettuto, ho elaborato e alla fine eccomi qui a dar sfogo ad un ronzio, continuo e fastidioso, che incombe nella mia mente da quando ho letto delle "Primarie della cultura", iniziativa promossa da giovani (?) del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Primo commento: "Wow, finalmente qualcuno che si occupa della cultura". Volo sul sito dedicato all'evento perché la curiosità di sapere di cosa si tratta è irrefrenabile. Leggo: "Fatti sentire, vota per le Primarie della cultura. Se non puoi scegliere il candidato, scegli le sue idee". E penso: "Interessante lo spot, diretto ed efficace". Mi inoltro nelle idee proposte e comincio ad avere una strana sensazione. Di solito faccio l'errore di nascondere questo fastidio, questo piccolo allarme che solletica la mia mente... ma stavolta no, ho provato ad ascoltarlo e sono andata a fondo. I temi mi apparivano così, sempre più scontati, così figli di "luoghi comuni", così pieni di rarefatta retorica che ad un certo punto ho smesso persino di leggere. . . poi ho continuato, imperterrita: "con la cultura non si mangia, salviamo il territorio, il paesaggio, sicurezza nei centri storici.... ". Cos'è che manca a queste idee??? La concretezza! Ecco, avevo la risposta. Come al solito non sappiamo mai rendere omaggio alle nostre idee, sebbene siano fondate, e ci ritiriamo nello spettro del "campare in aria". Perché non pubblicare un manifesto concreto (il Sole24ore ci ha provato)? Perché non dare forma alle proposte invece di limitarsi a poche righe e ad articoli correlati che non sempre sono coerenti e pertinenti?
Perché fare un evento di così alta risonanza e poi non dargli riscontro pratico? Qual'è lo scopo? Si parla di politica (primarie!) ma si sta bene attenti dal manifestarla. Cosa c'è dietro quest'iniziativa?
Cominciano le campagne elettorali e di tale iniziativa neanche si sente parlare; nessuno che minimamente osa pronunciare la parola cultura, tranne infilare ogni tanto frasi ad effetto ormai parossistiche. Chi mai ascolterà queste parole? Chi si prodigherà per temi che ormai risultano delle tragicommedie? Qui sta quella malafede, in questi crucci sta quel ronzio. Nessuno che abbia la forza di venire fuori, schierarsi e porsi obiettivi veramente rivolti alla Cultura e alla sua emancipazione. Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI, pare sia candidata con la lista civica di Monti. Qualcuno l'ha accusata di aver utilizzato la proposta delle primarie proprio per conquistare proseliti. Ma cosa sta facendo per la cultura? Io non ne sento parlare, non odo proposte in merito. Mi chiedo, pertanto, quale sarà l'importanza di questa iniziativa.
Resterà ancora una volta un evento per chi, come me, si perde nella vana speranza di vedere trionfare la cultura sul provincialismo, sull'asocialità, sulla banalità e la povertà di contenuti in cui stiamo scivolando? Gli stati generali della cultura avevano suscitato clamore dopo le contestazioni al ministro Ornaghi eppure tutto tace e nulla si muove. Fa rumore il gesto, la protesta, l'esasperazione ma appena si calma il vento, tutto torna piatto.
"Le primarie della cultura" hanno appena chiuso i battenti... che ne sarà di quei temi?
Cosa ci FAI con la cultura?
Author : Unknown