Posted by : Unknown sabato 16 marzo 2013


Il 15 marzo del 2010 ho conseguito la laurea specialistica (ero il vecchio ordinamento del nuovo, riflettendoci... ahahahah) in "Storia, conservazione e tutela delle opere d'arte", presso l'Università di Bologna. "Le Idi di marzo"- pensai quel giorno- e di nuovo stamattina (scrivo il 16, lo so, ma è notte e per me è ancora il 15) mi sono svegliata pensando a questo evento. Qualcuno lo chiama parricidio, qualcun altro  lo definisce semplicemente omicidio. Fatto sta che si tratta di un episodio della storia cruento e quantomai sorprendente. La fine di una storia, la fine di un personaggio, il capolinea di una politica che, come dedurrete, non portò benefici apprezzati da tutti. 
Cosa c'entrano le Idi di marzo con la mia laurea? Ci penso perché le idi di giugno corrispondono al giorno del mio compleanno e mi piace pensare a questo filo conduttore della storia con me che ne sarò un accidente. E poi voglio interpretare questo evento a posteriori con quanto post laurea mi è poi accaduto.  
Rifletto sui tre anni trascorsi e mi vedo ancora come quella bambina (si, bambina) partita quel 21 settembre 2004 alla volta di Bologna con una valigia, un sogno e un libro, che parlava di sogni (Bambarèn, "Il Delfino"). Negli occhi una lacrima, nel cuore un ruggito sempre più forte che mi ha condotto alla fine della corsa in cinque anni senza esitazioni, senza crisi e con un bagaglio di conoscenze, esperienze, trasformazioni ed evoluzioni che hanno pian piano riempito un vuoto che avevo sin da quando ero nata in un paesino dimenticato da Dio. 
Eppure in giornate come questa vorrei tornare indietro a quel giorno, a quel treno, a quel libro, a quel sogno... scendere da quella carrozza, lasciarla partire e restare lì nella mia casa, svegliarmi la mattina e guardare il castello di Riardo, sentire il cane che abbaia sotto il mio balcone, osservare mio padre dalla finestra e pensare a quanto sia fortunata ad averlo accanto e circondarmi della mia famiglia che è cosa che più conta nella mia vita... Qualcuno lo definirebbe un suicidio, altri un semplice omicidio della propria storia...ed eccole, le Idi.
Mia madre dice sempre che sono "La donna con la valigia" perché ogni occasione è buona per partire. Perché parto sempre? Cosa sto cercando? A volte vorrei non sentire quello che sento, non vedere quello che vedo, non immaginare quello che sogno. L'amore per il patrimonio di questa martoriata Italia, la passione per l'arte e lo studio mi hanno fatto scegliere la facoltà di Lettere e poi  quella di Conservazione dei Beni Culturali e quello stesso amore mi fa studiare ora economia, marketing, mi fa parlare di start up e tecnologia... E vorrei non amarla più, vorrei disinnamorami. Ma si può? Mi sento un'innamorata tradita, maltrattata, messa all'angolo e abbandonata. Sono io che non merito questo o in fondo è la cultura che non ha bisogno di me? Sono le nefandezze del mondo accademico a rifiutarmi o sono io che non sono adatta e non le merito? Dovrei trovare il modo di essere cattiva; di tirare fuori la mia rabbia... qualcuno mi dice...ma perché devo essere cattiva e arrabbiata se non lo sono? Si può essere cattivi senza far del male e arrabbiati senza urlare ed io sono così. Il rumore è anche un sottofondo che non disturba, ma che resiste e, pertanto, insiste. Un canto che si intrufola nelle orecchie di chi sa ascoltare e di chi sa coglierne l'essenza, il valore. 
Questo è un post di una laureata arrabbiata, di una donna che vuole realizzare un proprio sogno e per farlo ci mette il suo tempo, il suo orgoglio, la sua forza. Eppure è stanca, ne sente il peso, è disillusa.
A tre anni dalla laurea sono altro da me, altro da ciò che mi aspettavo, altro da ciò che gli altri credono che io sia.
A tre anni dalla laurea sono professionalmente fuori dal mio contesto, fuori dal mercato che immaginavo per me, fuori tempo per cominciare a tenere il ritmo di un'esistenza che doveva essere scandita da un Tiziano, da un Michelangelo e da un Caravaggio.
A tre anni dalla mia laurea sono emotivamente ancora legata ad un sogno, legata ad un amore (lo stesso che mi tiene legata alle persone che ho amato, che amo e che amerò), legata ad un futuro che sembra non arrivare mai. Ad Maiora, NUNQUAM. 

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