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Archive for febbraio 2017

Arte del Novecento italiano: la collezione Farnesina è di nuovo visitabile!

Palazzo della Farnesina a Roma (foto: wikipedia.org)
Cosa fare l'ultimo venerdì del mese a Roma?
Se nel vostro programma settimanale non può mancare una tappa culturale e vi trovate a Roma... potrete visitare gratuitamente la Collezione di arte contemporanea del Palazzo della Farnesina e onorare il programma "Aperti per voi"!
"Aperti per voi" è un'iniziativa nata nel 2005 con l'intento di rendere visitabili i luoghi d'arte e cultura italiani normalmente chiusi al pubblico. Personalmente la trovo una bella e genuina iniziativa! Volontariato non come sostituzione del personale, ma come servizio per consentire l'accesso all'interno di luoghi normalmente non accessibili.
Proprio all'interno di questa iniziativa il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha stipulato un accordo con il Touring Club Italiano per la riapertura della collezione.
La collezione sarà fruibile grazie ai volontari del Touring Club che si mettono a disposizione per condurre le visite guidate.
Per la visita guidata:
  • ricordatevi di prenotare sul sito www.collezionefarnesina.esteri.it. Ogni gruppo sarà costituito da massimo 20 persone;
  • mettete in conto un'oretta per passeggiare tra i pezzi della collezione e visitare gli ambienti più rappresentativi del piano nobile;
  • non potrete portare con voi trolley e borse di grandi dimensioni;
  • consultate il calendario e il sito per eventuali variazioni.
Per maggiori info sul come prenotare una visita e sul come raggiungere il Palazzo della Farnesina consultate il sito qui.
La collezione consente di immergersi nell'arte del Novecento italiano: tra le sale vi aspetta un viaggio nella prima metà del Novecento con le opere dei futuristi Balla, Boccioni, Depero, quelle metafisiche di de Chirico, fino alle declinazioni novecentiste di Carrà, Sironi e Soffici e quelle antinovecentiste di Cagli, Campigli, Pirandello, Scipione e Martini.
Sala Forma, Palazzo della Farnesina a Roma
Sala Forma, Palazzo della Farnesina a Roma (foto: esteri.it)
Si arriva poi al dopoguerra realista di Guttuso, a quello astrattista di Accardi, Sanfilippo, Dorazio, Consagra, fino all'informale di Afro, Burri, Scarpitta e lo spazialista Fontana.
La collezione mostra la seconda metà del Novecento con l'arte povera di Kounellis, Merz e Paolini, l'arte pop di Angeli, Pascali, Rotella, Schifano, l'arte concettuale di Isgrò, Mauri e Manzoni e quella percettiva di Castellani, Bonalumi, Marchegiani, per approdare alla Nuova figurazione con Vespigani, all'Anacronismo con Mariani, Giuliani e Gandolfi ed alla Transavanguardia degli ultimi decenni.
Se non potete proprio resistere, è possibile visitare alcuni ambienti del primo piano del Palazzo della Farnesina in modalità "street view" grazie a Google Cultural Institute , nonché la mostra "Sistema. Nuove acquisizioni e giovani artisti della Collezione Farnesina" incentrate su opere del XXI secolo.
Siete pronti a questa nuova scoperta?

Così il San Carlo di Napoli divenne il teatro più bello d’Europa

L'incendio del Teatro San Carlo di Napoli del 1817 di Salvatore Pergola.
13 febbraio. Il teatro San Carlo di Napoli, il più antico teatro d’opera ancora attivo in Europa e nel mondo, durante una prova costumi di duecento anni fa andò a fuoco. 
Così, nel 1817, l’intero salone settecentesco voluto per il teatro da Re Carlo di Borbone e fondato nel 1737, venne perduto. Le fiamme avevano ridotto il salone principale e il palcoscenico in cumuli di macerie che per giorni fumarono oltre le cime della città. Lo sfortunato evento colpì l’immaginario di diversi pittori tra cui Salvatore Fergola e Luigi Gentile.
L'incendio del Teatro San Carlo di Napoli del 1817 di Luigi Gentile.
 L’incendio aveva colpito la vetrina stessa del prestigio della monarchia: far rinascere il teatro nella sua bellezza era l’unica strada percorribile. A dieci giorni dall’incendio, Ferdinando IV di Borbone ordinò la sua ricostruzione con un decreto regio
“nel più breve tempo possibile e nella stessa forma e decorazione”.
La ricostruzione fu complessa per l’ingenza dei danni: per sessanta giorni 400 uomini si occuparono solo di spostare le rovine. 
Artigiani da tutto il regno vennero chiamati per completare il progetto dall’architetto toscano Antonio Niccolini mentre Giuseppe Cammarano dipingeva il velario del soffitto con la rappresentazione di Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo, le Ore, le Muse e il trionfo di Partenope, la ninfa che dà nome alla città.
In quell’anno gli spettacoli non si fermarono grazie all’organizzazione di Domenico Barbaja, che oltre ad occuparsi dell’impresa di costruzione, gestiva i Regi Teatri di San Carlo, del Fondo, dei Fiorentini e le loro sale da gioco.
Niccolini, d’altra parte, riprogettò il teatro tenendo conto di alcuni fattori che egli riteneva facessero torto alla sua bellezza e modificandoli. Tra questi 
“l’ignobilità del Proscenio, la soverchia altezza risultante sulla moltiplicità degli ordini e da’ finti colonnati rappresentati nel soffitto, la disposizione della Platea ed i Parapetti de’Palchi i quali eccedendo in altezza nascondevano di troppo le persone sedute”.
Ricollocò il lampadario non al centro della sala, ma verso il fondo, perché la luce non intaccasse l’illusione della scena. Così egli rese il nuovo teatro una sala unica al mondo, ponendo la sua attenzione ai dettagli ed alle persone, tenendo conto nel suo lavoro anche dei colori degli abiti, generalmente dai toni tra il blu, l’oro e l’argento, 
“perché i vari colori delle vesti, e degli abbigliamenti degli Spettatori avessero un campo semplice ove poter brillare.”
Il teatro San Carlo di Napoli (foto: Wikipedia)
Eppure, dopo solo un anno, il 12 gennaio 1817, nel giorno del compleanno dell’Imperatore Ferdinando IV, il nuovo San Carlo venne inaugurato. Henry Beyle, lo scrittore francese noto come Stendhal, presente all’inaugurazione del 1817, scrive:
Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. […] Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è come un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare. […]Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea.

E raccontava ai suoi lettori d’oltralpe la magnificenza dello spettacolo di apertura, Il Sogno di Partenope, melodramma scritto da Giovanni Simone Mayr su libretto di Urbano Lampredi. Qui, per onorare il sovrano e la ricostruzione del teatro, si metteva in scena proprio l’incendio che lo aveva distrutta. Ma una nuvola che cadeva dal cielo tra Partenope, Apollo e Minerva faceva capire agli spettatori che era stato tutto un sogno. Mentre si compiva il ballo La virtù premiata coreografato da Salvatore Viganò, il teatro era lì, più reale e più splendente che mai, trionfante di oro, seta e cristalli.

Il teatro San Carlo di Napoli (foto: Wikipedia)

Curiosità smartiane. San Valentino: storia, leggenda e fenomeno mediatico. Da che parte state?





Oggi è il 14 febbraio, buon San Valentino a tutti!

Tra cuori, frasi d'amore e cenette romantiche siamo impegnati a festeggiare l'amore :)

La festa, però da dove nasce? Ve lo spighiamo in modalità smartiana!

Partiamo da molto lontano, ossia i Lupercalia feste dedicate al dio Luperco, una festività romana che era un atto di purificazione.

I festeggiamenti si collocavano tra il 13 e il 15 febbraio, il periodo in cui i lupi, affamati per il lungo digiunare dovuto all'inverno, minacciavano maggiormente le greggi.
Si caratterizzavano per i sacrifici di bestiame, in particolare ovini, e per i riti carnali che sfociavano, secondo alcune tradizioni, in orge. 
La ricorrenza si collocava, inoltre, alla fine dell'anno, visto che il Capodanno romano è il 1 di marzo. Rappresentavano, dunque, un'occasione per lasciarsi andare ai saluti dell'anno che stava per finire e regalarsi speranze per l'anno venturo.

Plutarco nelle Vite parallele, sebbene confermi i riti sopra descritti, riferisce la festa alla celebrazione dell'allattamento di Romolo e Remo, avvenuto, secondo la leggenda, per il tramite di una lupa nella grotta del lupercale appunto, sul colle Palatino a Roma dove i gemelli crebbero prima di fondare la città eterna.

Questo rito di fertilità e purificazione restò in auge anche dopo la legittimazione della cristianità (313 d.C. Editto di Costantino) fino a quando nel 496 d.C., papa Gelasio (492-496) istituì la festa di s.Valentino, dedicata all'amore spirituale che sostituiva la festa romana.

Non vi scandalizzate,  reinterpretare le festività del calendario romano era prassi consolidata nei primi secoli del Cristianesimo.

Il papa si ispirò alle leggende che correvano su due santi vissuti nello stesso periodo, ma che presumibilmente sono la stessa persona.
Il primo san Valentino, nato a Terni (Interamna) nel 176 e morto martire nel 273, si diceva che favorisse gli amori e i matrimoni, addirittura quelli infelici e che avesse regalato una rosa rossa ad una sposa che non amava il suo sposo per convincerla ad amarlo e vi riuscì.
La seconda tradizione, invece, associa ad un altro santo la festa degli innamorati. Si tratta di un Valentino vissuto a Roma  negli stessi anni e decapitato perché avrebbe acconsentito al matrimonio tra una cristiana, Serapia, e un militare romano pagano, Sabino.

La festa dei cuoricini come la interpretiamo oggi nasce da una tradizione anglosassone.
Fu Geoffrey Chaucer, l'autore dei Racconti di Canterbury a diffondere nel 1300 il poema The Parliament of Fowls (Il Parlamento degli Uccelli), in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia che in 700 versi associa Cupido al fantomatico san Valentino paragonando la danza dell'amore degli uccelli al festeggiamento in onore del santo e conseguentemente fondendo l'amor sacro e l'amor cortese.

Qualunque sia l'origine, qualunque sia il vostro credo o la vostra vita amorosa, non c'è nessun altro sentimento così celebrato, così ricercato, così odiato, così osannato come l'Amore.
Ogni occasione è da cogliere per dire alle persone amate quanto sono importanti per noi!

Nell'arte l'amore è rappresentato in tutte le sue forme, ma una sola immagine sa emozionarmi come  nessuna: Il bacio alla porta aurea tra Anna e Gioacchino, opera Giotto realizzata a Padova nella Cappella degli Scrovegni. 
Ritengo sia il bacio più tenero e nello stesso tempo più carnale della storia dell'arte che unisce l'amore celeste e la predestinazione dei protagonisti all'amore terreno, pieno di affetto e di passione.
Rappresentazione ideale di un amore puro che non rinuncia alla carnalità 

Buona Festa degli Innamorati!


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