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Archive for luglio 2013

La notte delle creature genera mostri... di riflessione


Lunedì 22 luglio 2013 è andata in scena a Ravenna in Piazza del Popolo "La notte delle creature", spettacolo en plein air di acrobati, tessutisti e danzatori, organizzato dal Comune di Ravenna e dall'Accademia Perduta/ Romagna Teatri. Il tutto per festeggiare la ricorrenza più importante della città: il festeggiamento del patrono, s.Apollinare. Spettacolo superbo e accattivante che ci ha tenuti incollati al palco per un'ora e 30 circa. 
Subito dopo, per completare il tutto, ho assistito a "Il cielo dorato a S. Apollinare Nuovo", installazione di video mapping architetturale a cura di Andrea Bernabini che ha omaggiato gli 8 siti Unesco della città con immagini di mosaici e giochi geometrici a ritmo di musiche celestiali.
Al di là delle performance o delle qualità tecniche, sceniche e fisiche degli artisti, e oltre la bellezza del video proiettato sulle architetture, quello che mi è rimasto della serata sono state delle domande, scaturite dall'impressionante fiumana di gente che si è accalcata per assistere agli spettacoli. 
Perché tutta questa gente? Perché tutti interessati alla cultura, all'arte e alla storia della città?
Senza dubbio da ravennate acquisita e conoscitrice di molte altre realtà fuori dalla città, riconosco a Ravenna la particolarità di fare della cultura e dell'arte il leit motiv della loro vita cittadina. C'è, però, qualcosa di diverso; un'attenzione che prescinde questa predisposizione. 

Queste domande le rivolgo anche a voi lettori sperando in una risposta illuminante. 
Quello che invece mi sono risposta io è che non potrei vivere senza. E non potrei vivere rischiando che questo scompaia. Sembra blasfemo eppure il nostro patrimonio è sempre più in balia della noncuranza e dell'indifferenza delle istituzioni, capaci di ergerlo ad orpello nelle sale istituzionali e nelle stesse, girando le spalle, condannarlo a morte certa. Sarò catastrofica eppure non posso esimermi dal dichiararlo. 
Ho scelto la strada difficile della cultura, dove o sei volontario o non hai possibilità di accesso. Eppure non tornerei mai indietro, non cambierei mai rotta perché se c'è qualcosa che mi fa sentire vivo è questo ripercorrere il passato con occhi sempre nuovi e moderni, rivivendolo alla luce di quello che adesso è la nostra arte.
La rabbia che ti sale quando scopri che ci sono uffici che dovrebbero essere riempiti, luoghi culturali da valorizzare, tutelare e conservare, beni culturali da rimettere in sesto, opere che necessitano di restauri,  è indescrivibile. Dove siamo tutti quando la cultura si spegne? 
La calca assiepata per s. Apollinare Nuovo perché non riconosce il valore di questo inestimabile patrimonio e si impegna a preservarlo? La cultura è il frutto della mente delle persone, di una determinata società che ha fatto in modo di conservarla nel tempo. 


Un uomo che metaforicamente conquista la Luna volteggiando nel cielo, moderni atleti che ricordano quelli olimpionici fissati nel marmo di Fidia che sfidano la forza di gravità, lotta perenne tra bene e male, il bianco e il nero dell'anima e poi i versi di Dante sono solo un breve sunto di quello che accade in una piazza gremita, carica di simboli eterni di storia di uomini che l'hanno resa grande. 
Calato il sipario, però, si torna alle nostre vite attendendo chissà quando un momento così. Solo il mio pensiero resta lì a cercare di capire come posso far in modo che lo spettacolo non finisca mai e che il mito del nostro passato e l'arte del nostro presente siano reali e vissuti generando ricchezza, sia essa spirituale o materiale. 
Il tempo mi darà risposte o rassegnazione? 
Nescio, sed fieri sentio et excrucior. 






Il Cielo Dorato di Sant'Apollinare Nuovo

Da qualche giorno e fino a stasera, sulla facciata della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, a partire dalle 22, è possibile vedere Visioni di Eterno 2013, un progetto di Video mapping architetturale 3D, ideato dall'artista Andrea Bernabini per la città di Ravenna.
Terminata la Notte delle Creature ho avuto il piacere di assistere alla folla di persone che desideravano entrare nello spazio antistante la Basilica per vedere questa installazione di luce. E questo non è solo festa, è Cultura, è ciò che un evento legato alla storia e all'arte può smuovere in una sfumatura moderna, supportata dalle nostre tecnologie.



Parte la visione, la musica, compare un ingranaggio che smaterializza la Basilica per poi illuminarla e decorarla di inconsueto. I mosaici scorrevano sulle superfici murarie come se queste non potessero scalfirle coi loro pieni e vuoti...



Fino a quando il fluido del tempo sembrerà portare via queste visioni per portarci sul piano architettonico, come un gioco di montaggio e smontaggio di pezzi costruttivi differenti.




La visione continua nella smaterializzazione del campanile, nel pensiero di una donna, nell'alchimia di medaglioni mosaicati che risalgono in un cilindro come bolle in un acquario.






Ma la Basillica stessa richiama la sua essenza spirituale con un suono ed una visione d'organo, una panoramica dei mosaici dedicati a Sant'Apollinare, fino a quando la visione lascia spazio ad uno scrigno di ingranaggi astrali che ci riportano al nostro tempo.






Il progetto è in collaborazione con l'Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune che prevede le proiezioni di mapping architetturale sugli otto monumenti Unesco della città.


Di seguito potete vedere il mapping architetturale 3D sul Mausoleo di Teodorico, realizzato nel 2012.




Il cielo Dorato di Sant’Apollinare Nuovo
Installazione Video mapping architetturale 3D
Director: Andrea Bernabini N.E.O. Visual Project Ravenna
Visual 3D:  Sara Caliumi, Roberto Costantino, Prospectika
Sound design:  Davide Lavia
Consulenza storica Giovanni Gardini
Produzione Servizio Turismo e Attività Culturali del Comune di Ravenna
Con i finanziamenti della Legge 77/06

La Notte delle Creature a Ravenna

23 luglio: Ravenna festeggia il suo patrono Sant'Apollinare, vescovo e santo romano del I secolo d.C. 
A Classe, nel VI secolo, fu eretta una chiesa a lui dedicata, oggi nota come Sant'Apollinare in Classe, ma nel IX secolo le sue reliquie furono spostate in città, nella chiesa di Sant'Apollinare Nuovo, così chiamata in suo onore, sita in via di Roma, al limitare del centro di Ravenna. 
Il santo era diventato il simbolo nazionale della dominazione bizantina in Occidente, e ancora oggi è il patrone dell'urbe bizantina.

Così ieri sera, in onore ai suoi festeggiamenti, mi sono avviata per le vie della città. Arrivata in Piazza XX Settembre, sono rimasta meravigliata dalla quantità di biciclette parcheggiate... una distesa di bici lungo i tre lati della piazza, addossate alla base della colonna dell'aquila, tutte densamente allineate tra loro. 
Si preannuncia una notte di festa affollata, sulle tracce di Sant'Apollinare.

Macchina fotografica alla mano, cammino sotto il porticato dipinto che da Piazza XX Settembre ci immette in Piazza del Popolo, costeggiamo la statua del patrono che si erge sulla colonna alla nostra destra davanti al Comune, e la visione è quella di una piazza piena, vissuta, una città in attesa dell'arrivo delle "Creature" per Sant'Apollinare.
Lo spettacolo si apre in musica e luci, prosegue con l'ingresso tra il pubblico di acrobati, equilibristi, danzatori, tedofori di metallici candelabri di luce: dal fondo della piazza arrivano al palco e... le performance di nouveau cirque abbiano inizio!



Sul palco vi è un telo in cui un tessutista (spero di averci preso!) si muove e sale verso il cielo, in giochi di forme ed equilibrio. Scala l'aria e chiude il suo pezzo volando... con il desiderio, forse, di introdurci nel mondo della leggendaria lotta tra bianco e nero, bene e male, luce e buio.


Lotta che onestamente mi ha deluso. Sarò fuori dal coro, ma le musiche mi sembravano in totale disarmonia con tutto ciò che succedeva sul palco, e ciò che era sul palco mancava di ritmo e verve: tanti effetti luminosi per l'uso di pali e corde infuocate e di piccoli fuochi artificiali, ma non sono riuscita ad apprezzare questo scimmiottare sul palco. E il loro ritorno tra un pezzo e l'altro era monotono e prevedibile.


Ho trovato invece interessante l'uomo ai piedi della luna, e sulla luna.La luna e il tempo, la luna e la notte, la luna accanto all'orologio della piazza. 
Come se l'uomo potesse muoversi alla conquista dell'astro della notte, unirsi alla sua luce ed alle sue forme incomplete. Uno spicchio di luna crescente, uno spicchio di uomo che cresce, alla ricerca di armonia, serenità, quiete, e che forse non può far altro che volgere infine lo sguardo all'orizzonte del cielo... in attesa della luce del mattino, in attesa delle sue avventure e del suo tempo, qui rappresentata da una contorsionista.


Poi la vita dell'uomo prosegue smossa dal vento, come un corteggiamento da film classico, con l'uomo bandiera sotto un lampione e la donna nel cerchio, ma a mostrare la potenza della terra sono stati i titani dorati: due uomini con un pezzo di grande effetto, dai movimenti puliti e lenti. Sono convinta che se avessero inserito un movimento scattante, la piazza avrebbe sobbalzato tanto erano magnetici. Nonostante la loro massa si muovevano in giochi di equilibrio come incorporei, con grande precisione. Costruivano le forme dei corpi con movimenti essenziali, li definirei proprio leggeri, e mi stupisco al pensiero della corporatura massiccia dei due uomini. Simbolo di forza, con la luce di un fuoco alle loro spalle, sembravano portarci a un tempo in cui le divinità della terra ne determinavano l'equilibrio.
Ma davvero queste creature raccontavano della storia dell'uomo?
O erano solo ispirate ad una notte di mito, uno spettacolo circense, una performance che pone al centro la bellezza del corpo umano e le forme che esso può costruire?

Lo spettacolo, ideato da Ruggero Sintoni e Alessandro Serena, è stato prodotto da Accademia Perduta, Romagna Teatri e Circo e Dintorni, in collaborazione con il Comune di Ravenna.

Giallo Rosso Blu: storia di una copertina




"L'arte oltrepassa i limiti 
nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, 
e indica il contenuto del futuro"


Vassily Kandinsky nasce a Mosca il 4 dicembre 1866 e muore a Neuilly-sur-Seine il 13 settembre nel 1944.
E' considerato il creatore della pittura astratta, e giocò con i colori alla ricerca di un nuovo equilibrio tra forma e colore.
Kandinsky ritiene che il colore possa colpire lo spettatore a livello fisico, superficiale e momentaneo, o a un livello spirituale più profondo, fino a solleticarne l'anima.
Egli descrive il  colore come la sensazione e l'emozione suscitate dal suono di uno strumento musicale.
Ogni colore è il suo strumento, una visione di pittura musicale, alla ricerca di una composizione orchestrale perfetta.


Giallo: è follia vitale, prorompente, è il suono di una tromba o di una fanfara
Rosso: è caldo, vitale, vivace. Diversamente dal giallo è irrequieto, ma profondo, meditativo come il suono di una tuba
Blu: è il colore del cielo, se chiaro indica quiete e libertà. Ci conquista con il suono del violoncello.

Nel dipinto proposto ci sono altri colori.. 
come li interpretereste?

Bar e bookshop: così i musei rinasceranno?

Il governo sembra dare attenzione alla situazione dei musei italiani: il Presidente Letta vuole rinnovare le concessioni per i servizi aggiuntivi ai musei statali.
Su 420 siti statali si contano sulle dita di una mano quelli col ristorante, solo 13 hanno una caffetteria e solo 77 hanno un bookshop. Il pensiero dei nostri governanti è giustamente che il nostro patrimonio necessiti di attrattiva e maggiore visibilità, a partire da un’accoglienza ottimale per i visitatori.
Le reazioni sono contrastanti: c’è chi disapprova perché questo uccide l’economia degli esercizi commerciali circostanti, chi approva perché questi luoghi devono avere maggiori servizi.

E io cosa ne penso? Sono questi i miglioramenti che voglio?
Mi fermo a riflettere.
Io credo che i nostri musei possano essere più attraenti, ma tappezzarli di bar, negozi ammiccanti e lucine colorate non li rende migliori, li rende una scatola decorata: non è questo che voglio.
Chi pensa di attirare visitatori creando servizi aggiuntivi e non nuovo valore deve essere qualcuno che pensa davvero che le persone pensino al museo come ad un centro commerciale, con una logica dell'economia e del marketing superba ritenendo che gli amanti del nostro patrimonio si facciano attrarre dalla possibilità di fermarsi al bar.
Ma davvero ci credete così "poveri" e "aridi"? 
Noi cerchiamo un lavoro di riqualifica, di ricerca e di coinvolgimento.

Io vorrei che la qualità e l’attrattività del museo fossero creati al suo interno in primis, e poi nel suo contorno. Vorrei una visita memorabile, una guida appassionata, un percorso affascinante.
E successivamente non mi basterebbe più: vorrei iniziative ed eventi, vorrei novità.

Io voglio un patrimonio che brilli di luce fatta dal lavoro di persone specializzate, che creano valore attorno a ciò che custodiscono, che ne trasmettano il fascino e l’importanza (perché non buttiamo via i cocci insomma), che coinvolgano adulti e bambini, che ci facciano desiderare di tornare in quel luogo regalandoci una goccia di bellezza, emozione e stupore.


Vorrei essere coinvolta  e desiderare poi di soffermarmi alla caffetteria e passeggiare nel bookshop, contribuire al sostentamento di una rete con un giardino comune con il territorio, e per il territorio.

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