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Archive for gennaio 2015

Luoghi smartiani: santa Maria in Foro Claudio, Caserta

Il luogo smartiano di cui parlerò oggi è uno dei tanti esempi italiani di meraviglie nascoste, poco conosciute e per niente valorizzate. 
Vi parlerò della chiesa di santa Maria in Foro Claudio, situata nella frazione di Ventaroli (luogo natio di Matilde Serao), nel comune di Carinola, in provincia di Caserta. 
Siamo nella fetta di terra che i romani denominarono Campania Felix, lungo il percorso della via Appia, la regina viarum. Proprio qui, tra le campagne di un luogo ancora ameno, frequentato nel medioevo dai pellegrini che si recavano alla chiesa di san Michele nel Grargano, ho scoperto un ciclo di affreschi che ha dell'incredibile per valore, bellezza e, ahimè, desolazione.

Foto da blog CarinolaStoria.Chiesa

Partiamo dal principio.Visitare la chiesa è stata un'impresa.Chiamata episcopio per essere stata sede vescovile fino al 1099, la basilica di origine paleocristiana (V-VI sec) è sempre chiusa, tranne in occasione di cerimonie o funzioni. L'aspetto esteriore è tipico delle chiese a capanna, la cui austerità e semplicità sono interrotte da un doppio ordine di bifore in alto e un portale d'ingresso con lunetta rinascimentale finemente decorata, il cui disegno è solo intuibile  (è stata derubata nel 2007). 
Per varcare la soglia della chiesa bisognava trovare il custode che è il prete del comune di Carinola.
In compagnia di un valido aiutante, ho dovuto "indagare" tra gli abitanti della frazione per rintracciarlo.
Dopo un paio di tentativi di trovarlo in chiesa riesco a contattarlo al cellulare concordando una visita. Ad aspettarmi trovo una coppia di residenti della zona che mi fanno da guida.
Non mi soffermo sulla qualità architettonica e il contesto in cui si sviluppa la chiesa; mi limiterò solo a dire che il nome "Foro Claudio", deriva dalla considerazione che in quel luogo in epoca romana ci fosse stato un foro, appunto Claudio. I materiali di spoglio della chiesa e i resti architettonici esterni sono chiaramente romani, ma non ci sono studi ad hoc e analisi che confermano di cosa si tratti (si dibatte tra foro e terme, vista la presenza delle acque).

Foto di A.Iasimone- Navata
Lo stupore all'apertura di quella piccola porta in legno è stato indescrivibile. Per qualche secondo credo di aver perso il respiro di fronte a tanta bellezza e magnificenza. Nella testa passavo in rassegna tutti i cicli pittorici più importanti del Medioevo e non potevo che considerarli alla pari. 
La chiesa, a tre navate e completamente in pietra e tufo (in parte reintegrata perchè versava in condizioni di abbandono fino agli anni '80), è uno spaccato pittorico della civiltà medievale e le pitture vanno dal XI al XVI secolo. 
L'affresco più importante è quello dell'abside, di chiara matrice bizantina, che ricorda le maestranze dell'abate Desiderio (Montecassino non è molto distante da qui). Al centro, nella calotta, vediamo una Madonna col Bambino e due angeli laterali, mentre nella fascia inferiore sono raffigurati i dodici apostoli con al centro un angelo (san Michele arcangelo=?). Lo schema è quello di sant'Angelo in Formis, abbazia sita a pochi chilometri da Carinola, e gli angeli richiamano lo stesso stile. Noto però una resa più "popolare" che dimostra l'adesione ad una pittura che anticiperà le rivoluzioni occidentali del duecento e che raggiungeranno l'apice con Cimabue e Giotto. L'umanità che attraversa queste figure è frutto di quell'ascendenza devozionale e popolare tipica della pittura del XI-XII secolo nel sud Italia e che risponde di fatto alla funzione di punto di sosta lungo la via di pellegrinaggio. 
La scelta di raffigurare Maria e non Cristo in trono a chi entrava in chiesa (tema più ricorrente e che si ritrova anche nella già citata sant' Angelo in Formis) è un chiaro segno di quanto detto sopra. Il tema mariano in questo periodo è al centro di un'indagine iconografica importante e le icone mariane di ascendenza bizantina furono fonte di ispirazione per i pittori dell'epoca.

Abside (Wikipedia)
Le decorazioni nella fascia più in basso e quella più in alto sono dei veri capolavori decorativi: in alto motivi floreali e vegetali; in basso una processione di piccoli elefanti (che richiamano alla funzione di sede vescovile) circondati da trame decorative sottili e finemente rifinite. 
Accanto a questa decorazione principe, lungo le navate si susseguono lacerti di altri cicli pittorici afferenti ad epoche diverse. La mia attenzione ricade sui resti di un giudizio universale sulla parete di destra (guardando verso l'abside) che richiama schemi giotteschi, impianti architettonici ormai ampiamente acquisiti e che già aprono alla modernità. Sono datati tra il XV e XVI secolo, ma non sono di facile interpretazione poiché non sono affatto leggibili. Si riconosce una figura mostruosa in basso (il Diavolo?) e una serie di mestieri che si snodano a lato del giudizio. 
Nella navata sinistra vi sono una serie di figure di santi coevi al Giudizio Universale, ma la qualità e la  resa pittorica non sono all'altezza di quelli dell'epoca precedente.  
Il tema iconografico prevalente, tuttavia, è quello della Madonna col Bambino, che si ripete per ben cinque volte, quasi come se fossero un ex-voto alle pareti. Segnalo anche che sulla navata di sinistra vi era la raffigurazione della Madonna della Libera, un tema devozionale molto frequente in queste zone, che è andato ormai perduto dopo secoli di incuria e neanche il restauro è riuscito a recuperarlo.



Foto A.Iasimone
Foto A.Iasimone

Qual'è la ragione di questo costante riproporsi? La Madonna col Bambino è un tema comunissimo, soprattutto nei secoli a cui ci riferiamo, ma non conosco molti esempi in cui si ripete con tanta costanza in un unico monumento. 
Altro punto da valutare sono i numerosi santi raffigurati, in particolare san Leonardo di Noblac, san Bernardo e san Martino del Massico, il monte che domina la zona.  

Perché ho scelto di parlarvi di questo luogo? Perché a me ha lasciato tante domande e perché credo che sia uno di quei luoghi da conoscere e studiare. 
Di fronte ad una qualità così alta non si può rimanere indifferenti. Non ci sono studi eseguiti con costanza che ricostruiscono la storia del monumento e in rete si trova davvero poco.
Mi sono detta: perché non parlarne? Perché non provare a muovere le cose? In un momento così instabile, la cultura è un punto da cui poter ripartire anche ritrovando luoghi che sono al di fuori dei circuiti turistici convenzionali ma che sono fonte di accrescimento culturale e storico.
Ricostruire le vicende storico-artistiche di questo luogo vuol dire far luce su un ciclo pittorico che per qualità non può rimanere nel silenzio e che ci restituisce uno spaccato di storia di una regione che è stata fulcro di numerosi avvenimenti, nonché luogo di scambio, passaggio e commerci.

Un solo documento ripercorre la storia della chiesa in modo più sistematico e ve lo segnalo, ringraziando gli autori per aver risolto alcuni dei miei dilemmi. Si tratta della scheda redatta dall' archeoclub, che però di fatto vieta qualsiasi riproduzione delle foto e scaricamento del documento. Almeno possiamo leggere. W la rete!!!
Vi condivido, inoltre, un ottimo spunto da www.carinola.eu, in cui ci sono dei riferimenti bibliografici interessanti e dei collegamenti con la storia territoriale e un post sul blog "carinolastoria".

Concludendo,questo post è, dunque, uno spunto a focalizzare l'attenzione su questo patrimonio che non va assolutamente messo nel dimenticatoio.
Mi chiedo se il comune, gli enti locali e la chiesa siano interessati a lavorare su questo patrimonio. La cultura ha bisogno di emergere da queste situazioni e far conoscere un territorio che di fatto arranca dal punto di vista della promozione turistica ma che nasconde simili patrimonio potrebbe essere una via d'uscita.
Io ci sono. Being Sm-Art people, being culture.



Luoghi smartiani: atmosfere parigine al Parco Talon (BO)

Perdersi al Parco Talon a Casalecchio di Reno (BO) è un classico della domenica qui a Bologna.
Chiamato così per l’appartenenza del terreno alla famiglia Sampieri-Talon, era in origine un parco privato, solo successivamente di pubblico “ristoro” e perciò re-intitolato “Parco della Chiusa”. Si tratta del più antico monumento idraulico europeo, patrimonio dell’Unesco e dal Trecento, quale simbolo di pace e tuttora funzionante, controlla e convoglia le acque del grande Fiume: il Reno.

Parco Talon




Nel corso del Settecento le dimore “agresti” dei Sampieri divennero centro di mondanità e condivisione culturale, tanto che Donizzetti e Rossini vi diressero acclamati concerti, mentre Stendhal, in un suo lungo soggiorno, definì le cascate del fiume il “Bois de Boulogne*” locale, raggiungibile quando ancora il Reno era navigabile fino alle porte della città.
Le ville d’altra parte erano state costruite per essere tutt’uno col parco circostante: in particolare il salone delle feste in Villa Sampieri Nuova (XVIII sec), un enorme loggiato chiuso da vetrate, fu volutamente riempito di piante per dare agli ospiti la sensazione di trovarsi ancora all’esterno.

Parco Talon

Parco Talon


Attorno poi, secondo il modello francese, si apriva un grande giardino seguito da uno piccolo all'italiana, quindi da un vasto parco all'inglese che anticipava scorci suggestivi sul fiume e i campi circostanti. Completavano il tutto un laghetto, statue, chioschi, e scenari esotici secondo i gusti dell'epoca.
Sull’impervio versante della collina invece, si estendeva il bosco, riserva di caccia e legname.
Durante la seconda guerra mondiale il parco divenne una base tedesca, bersaglio di numerosi bombardamenti alleati, che nel ’45, proprio pochi giorni prima della fine delle ostilità fecero del magnifico salone di Villa Sampieri una vittima illustre. Negli anni ’70 del Novecento, quasi come unico rimedio naturale alle “ferite” subite, il parco è diventato di proprietà pubblica, aperto quindi a tutti: anche se il tempo e la storia non hanno certo avuto pietà per gli antichi fasti nobiliari, resta senza dubbio un patrimonio inestimabile, meta ogni giorno di folle di cittadini che però vanno ancora cercando la pace di allora.


Parco Talon
NB: Foto di Sara Armaroli 

Luoghi smartiani: favole moderne a Minerbio (BO)

Quando in un grigio week-end di gennaio ti avventuri per la Bassa in cerca di emozioni, là dove la via di San Donato attraversa la “piantata padana”, eccolo ergersi maestoso e camaleontico l’antico castello dei Manzoli, a Minerbio (BO)

S.Martino 

Le cortine, il mite fossato e le torri merlate di certo gli conferiscono un aspetto fiabesco.
La struttura attuale, dotata di ben quattro torri angolari e di un doppio ponte levatoio, sorse nel 1411 sulle briciole di una precedente torre difensiva chiamata Torre degli Ariosti (XIII secolo).
Alla fine dell’Ottocento, già proprietà dei Cavazza, subì gli interventi di restauro più incisivi per mano di Tito Azzolini e Alfonso Rubbiani, che per la prima volta, sulla scorta dei principi del Eugene Viollet-le-Duc, applica un restauro conservativo, ma anche integrativo, delle parti mancanti.


S.Martino 2
Fin dal XVI secolo crebbe intorno al castello un brulicante borgo di artigiani e mercanti, tanto che nel 1684 venne costruito lungo tutta la spianata che porta alla ricca dimora un massiccio portico in grado ospitare al coperto l’importante Fiera d’Ottobre, che riprende vita ancor oggi ogni primo week-end del mese, quando il castello, attualmente dimora privata, viene aperto al pubblico.

Arrivederci allora alla fine della prossima estate, quando potrò finalmente condividere i segreti di questo imperioso scrigno di pietra senza rischiare d’esser ripresa dalle telecamere di sorveglianza come presunta, imbranata, pantera rosa

NB: Foto di Sara Armaroli 

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