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Archive for ottobre 2014

Rilfessioni smartiane: Matera: cuore, valore, futuro


Venezia, 2008. Salone dei Beni Culturali. Mi avvicina una ragazza, avrà avuto 20 anni (allora io ne avevo poco più!) e mi dice: "Vuoi fare un viaggio?!"
Io rimasi sorpresa dalla richiesta, ma spinta dalla mia curiosità smartiana, mi feci trascinare nel gioco!
Mi bendarono e mi accompagnarono in un percorso sensoriale:


Logo candidatura


-tatto: mi fecero accomodare su una balla di fieno
-olfatto: sentivo l'odore dell'erba, l'inconfondibile profumo della terra, del pane appena sfornato, dei fiori dei campi. Odori che mi riportavano a casa, alla mia terra, al mio inconfondibile sud.
- udito: sentivo lo scorrere di ruscelli, i passi che calpestavano le pietre e poi la musica popolare. Organetti, zampogne e flauti scandivano il ritmo delle campagne e della vita
- gusto: all'improvviso mi venne offerto del miele, un pezzo di formaggio e un sorso di vino
-vista: mi tolsero la benda e dal buio di una stanza vedevo su uno schermo scorrere le foto di Matera: i campi, il pane, i ruscelli, le pietre bianche scolpite dai secoli, i pastori, il cibo e i vigneti, i musicisti, le ballerine e un messaggio finale:

"Benvenuta a Matera"

Veduta Matera
In quel momento credo di essermi innamorata. Ero rimasta folgorata dalla semplicità e dall'amore che percepivo per questa terra.
Estasiata dal percorso, rinnovai i complimenti e mi iscrissi alla mailing list. Dopo anni mi scrissero per comunicarmi la decisione di candidarsi a Capitale della cultura, dicendo che avevano bisogno anche di me.
Di me? E perché? Stavano creando una comunità web a cui tutti potevano partecipare, senza vincoli e senza impegni, condividendo spontaneamente pensieri, parole e consigli.
Ancora una volta folgorata: attenzione, semplicità e amore erano ancora il leit motiv di questi miei amici del sud.

17 ottobre 2014. Arriva la notizia: Matera capitale della Cultura. Ho provato una gioia immensa.
Innamorata per la terza volta, e pensare che la città non l'ho mai vista, se non di passaggio quando ero piccola!Il paradosso è che, vivendo a Ravenna proprio dal 2008, ne ho vissuto interamente la candidatura. Perché, però, non sono rimasta folgorata?
Perché non ho sentito il trasporto, sebbene io sia affezionata a questa città che ho scelto per viverci? Ho partecipato ad eventi, condiviso pareri e conosciuto in diverse occasioni i protagonisti del progetto. 
Eppure non ho sentito il trasporto. Non ho sentito il cuore. E quello, ahimè, non mente.




Non entro nel merito dei giudizi, nè nei dettagli della validità dei progetti o delle caratteristiche tecniche della candidatura. Seguo il cuore e sento di dover dire che Matera ha vinto davvero con la cultura perché ha trovato nelle sue radici e nella sua semplicità la ricchezza più grande. Si è mostrata per ciò che è senza indugiare oltre. Essendo Europa nel modo in cui l'Europa è nata: vissuta e tradizionalista nella sua innovazione. Non ha decantato un passato glorioso, nè si è nascosta dietro personaggi illustri. 
Ha guardato avanti e si è vista nel 2019 partendo dalla terra, la sola e invincibile forza della Terra. Cosa c'è di più raro e prezioso? La cultura si fa con lungimiranza, proiettandosi in un futuro che si può solo immaginare, ma immaginandolo si concretizza. Matera allora è la cultura del futuro e in un periodo in cui è proprio il futuro quello che spaventa, credo sia la miglior risposta. 
Vincere è stato il suggello di un processo già in atto da diversi anni attraverso luoghi, immagini, storie e personaggi che l'hanno dipinta, ripresa, raccontata senza veli e senza nasconderne le ferite e le difficoltà. 

Vi ringrazio per quel viaggio che mi avete regalato. Adesso non ho proprio più scuse: devo venire a visitarti presto Matera!E ora smartiani chiudete gli occhi e viaggiate:




Onore a tutte le candidate sperando che i progetti presentati vengano comunque realizzati perché la cultura deve vincere sempre, senza la necessità di concorsi.
E io ci sarò. a Ravenna, come a Siena, come a Perugia, come a Cagliari e come a Lecce. E in tutte le città di questo meraviglioso paese. 

Web e social network: come stanno i musei in Italia?


Quali sono i musei più rilevanti sul Web?
Al momento ai primi posti della classifica di Museum Analytics (ne abbiamo parlato qui) si trovano il Museum of Modern Art di New York, l'Art People Gallery di San Francisco e il Museo del Louvre.
Per arrivare al primo museo italiano in classifica dobbiamo scorrere la classifica di Museum Analytics oltre il 100° posto.
Perché, nonostante il nostro paese sia una delle destinazioni culturali più ambite al mondo, il nostro "ranking social" è così basso?
Perché sul Web la bellezza non basta, mi verrebbe da dire. 

Cosa ci manca?

Ancora sono poche le istituzioni che si sono dotate di social media manager dedicati, e di conseguenza di piani di comunicazione appositamente sviluppati. Il personale del museo potrebbe mancare di competenze interne o di tempo da dedicare a questo tipo di contatto col pubblico che necessita sempre più del Web per essere accompagnato alla porta del museo.

Come sopperire?
Le due strade percorribili sono l'acquisizione di competenze interne, o l'affidamento di incarico a nuove figure professionali: siete pronti alla rivoluzione, musei?

Museum Analytics è così autorevole?
Non mi sento di sminuirlo, ma vorrei ricordare che Museum Analytics riporta numeri, dati grezzi non elaborati. Quale sia il reale engagement ed il ritorno in loco dei visitatori non si valuta dal numero di post e tweet pubblicati, per quanto sia indice di attenzione verso il "fruiuser", il fruitore evoluto in user.


Da dove nasce questo post?
Dal lasciarmi incuriosire da articoli online che sembrano trattare di comunicazione culturale, dell'orientamento social dei musei esteri, per poi aprirli e trovarmi delusa nel leggere testi inutili, di pura polemica, con analisi approssimative e riprese dall'articolo che faceva seguito all'altro articolo, che si è ispirato all'altro articolo: valutare l'andamento dei musei italiani online dal numero di pubblicazioni è riduttivo.

"Perché in Italia i musei non sono così social?"
Gran titoli, ma alla fine dei conti, nessuno ne parla. 
Nessuno ne parla perché si rischia di generalizzare. 
Nessuno ne parla perché in Italia siamo lenti a cambiare.
Nessuno ne parla perché dovremmo fare i conti con l'età media dei dipendenti ministeriali (non ditemi che tutti i 60enni sono abili comunicatori e recettivi al Web).
Nessuno ne parla perché in Italia siamo bravi a sentenziare.

E per non strascrivere su quanto trovi questi scritti mi sembrano inutili e poco stimolanti, ho deciso di mettermi in gioco.

Ronzii smartiani: quel video che non mi tolgo dalla testa



Ho condiviso questo video sul mio profilo Facebook, ma ancora non me lo tolgo dalla testa.



Gira ancora nei miei pensieri perché è bello, perché è attento, perché mostra un museo come un luogo vivo, con le persone e per le persone, perché attraverso lo schermo si percepisce il desiderio di arrivare a chi si lascerà attrarre, per una guida leggera lungo le sale del museo.
E passa quella bella sensazione che  ti vogliano regalare qualcosa: un’esperienza indimenticabile e accattivante come il video che scorre sotto i tuoi occhi.
Si parla del Rijksmuseum. Ebbene, io così vorrei vedere valorizzato il patrimonio italiano.
Le parole si sprecherebbero sulle bellezze che siamo in grado di immortalare, eppure i video sul nostro patrimonio sono noiosi. Mi trasmettono staticità, una bellezza immobile e inamovibile, pesante, che scoraggerebbe molti degli smartiani che visitano i nostri musei! Sulle note della musica classica, compare in sovraimpressione il pensiero che forse sia meglio farsi una passeggiata e via…
Come portare invece i coraggiosi smartiani all’arrembaggio di nuovi bei lidi?
Gli ingredienti sono presto detti: attenzione al visitatore, desiderio di comunicargli qualcosa, dono di un po’ di tempo per la realizzazione di tutto ciò che possa lasciare un segno alla visita.
Si tratta del mix vincente per una comunicazione culturale efficace!


E voi smartiani, cercate una curiosità, un aneddoto, un dettaglio, la sensazione di varcare la soglia del museo con il desiderio di voler custodire un frammento di bellezza nella galleria dei ricordi.



Citazione smartiana: Eugenio Montale




Il 12 ottobre 1896 nasce Eugenio Montale
Premio Nobel per la Letteratura nel 1975, fu uno scrittore e poeta autodidatta, in quanto i suoi studi furono tecnici. 

La citazione che vi condividiamo riguarda l'arte e il suo rapporto con la Mimesis/Imitatio. 
Il confronto col classico è motivo di confronto e ispirazione per i capolavori? 



"Nei tempi più gloriosi dell'arte, 

gli artisti si esprimevano imitando i grandi artisti del passato, 
e imitando trovavano se stessi.
 Un capolavoro era un'imitazione mal riuscita"




Omaggio Smartiano: Igor Mitoraj (26-03-1944/06-10-2014)



Il 06 ottobre del 2014 muore a Parigi Igor Mitoraj, lo scultore contemporaneo nato in Polonia e vissuto per la maggior parte della sua vita a Parigi. 
In Italia ha operato in diverse sedi e ha aperto una sede espositiva a Pietrasanta, zona d'Italia alla quale fu molto legato. 
Predilige lavorare il marmo, ma viene anche affascinato dalla cultura latino-americana del dopoguerra e trascorse diverso tempo in Messico. 
Amante degli eroi feriti, ricercatore assiduo della bellezza perduta nelle rovine, si distingue per questa sua arte "in fieri" e quasi contratta dal tempo. Con lui la materia sembra essere già di un altro tempo. 
A Roma, nella chiesa di s.Maria degli Angeli, ha realizzato due opere: il Redentore e l'Annunciazione in bronzo. Interessante è vedere il confronto con i grandi del '500 e del '600 romano. 
Secondo noi dialoga perfettamente col passato. 
Voi che ne dite?



Noi lo ricordiamo con gli scatti dalla Valle dei Templi di Agrigento, nella sua esposizione del 2011. 


"La mia arte è, evidentemente, l'espressione artistica di un certo malessere,
 di un'emozione, di una protezione, che lascia la porta aperta all'immaginario;
non è che un trampolino per l'aldilà."









"Ho la nostalgia di qualcosa di molto bello, di molto semplice,

 una sorta di paradiso perduto; 
ho bisogno di una certa bellezza, questa mi fa vivere."





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