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Cosa ci FAI con la cultura?


Ho aspettato, ho osservato, ho riflettuto, ho elaborato e alla fine eccomi qui a dar sfogo ad un ronzio, continuo e fastidioso, che incombe nella mia mente da quando ho letto delle "Primarie della cultura", iniziativa promossa da giovani (?) del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Primo commento: "Wow, finalmente qualcuno che si occupa della cultura". Volo sul sito dedicato all'evento perché la curiosità di sapere di cosa si tratta è irrefrenabile. Leggo: "Fatti sentire, vota per le Primarie della cultura. Se non puoi scegliere il candidato, scegli le sue idee". E penso: "Interessante lo spot, diretto ed efficace". Mi inoltro nelle idee proposte e comincio ad avere una strana sensazione. Di solito faccio l'errore di nascondere questo fastidio, questo piccolo allarme che solletica la mia mente... ma stavolta no, ho provato ad ascoltarlo e sono andata a fondo. I temi mi apparivano così, sempre più scontati, così figli di "luoghi comuni", così pieni di rarefatta retorica che ad un certo punto ho smesso persino di leggere. . . poi ho continuato, imperterrita: "con la cultura non si mangia, salviamo il territorio, il paesaggio, sicurezza nei centri storici.... ". Cos'è che manca a queste idee??? La concretezza! Ecco, avevo la risposta. Come al solito non sappiamo mai rendere omaggio alle nostre idee, sebbene siano fondate, e ci ritiriamo nello spettro del "campare in aria". Perché non pubblicare un manifesto concreto (il Sole24ore ci ha provato)? Perché non dare forma alle proposte invece di limitarsi a poche righe e ad articoli correlati che non sempre sono coerenti e pertinenti?
Perché fare un evento di così alta risonanza e poi non dargli riscontro pratico? Qual'è lo scopo? Si parla di politica (primarie!) ma si sta bene attenti dal manifestarla. Cosa c'è dietro quest'iniziativa?  
Cominciano le campagne elettorali e di tale iniziativa neanche si sente parlare; nessuno che minimamente osa pronunciare la parola cultura, tranne infilare ogni tanto frasi ad effetto ormai parossisticheChi mai ascolterà queste parole? Chi si prodigherà per temi che ormai risultano delle tragicommedie? Qui sta quella malafede, in questi crucci sta quel ronzio. Nessuno che abbia la forza di venire fuori, schierarsi e porsi obiettivi veramente rivolti alla Cultura e alla sua emancipazione. Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI, pare sia candidata con la listcivica di MontiQualcuno l'ha accusata di aveutilizzato la proposta delle primarie proprio per conquistare proseliti. Ma cosa sta facendo per la cultura? Io non ne sento parlare, non odo proposte in merito. Mi chiedo, pertanto, quale sarà l'importanza di questa iniziativa. 
Resterà ancora una volta un evento per chi, come me, si perde nella vana speranza di vedere trionfare la cultura sul provincialismo, sull'asocialità, sulla banalità e la povertà di contenuti in cui stiamo scivolando? Gli stati generali della cultura avevano suscitato clamore dopo le contestazioni al ministro Ornaghi eppure tutto tace e nulla si muove. Fa rumore il gesto, la protesta, l'esasperazione ma appena si calma il vento, tutto torna piatto. 
"Le primarie della cultura" hanno appena chiuso i battenti... che ne sarà di quei temi? 
Cosa ci FAI con la cultura?
   


Ritornare a teatro

Finalmente, dopo tanto tempo, andrò a teatro.
Ieri ne sono stata tentata, ma mi sono fatta sfuggire l'occasione.
Oggi, no. Ho il mio biglietto, e mi gusto l'arrivo al teatro.
Vorrei essere certa di vedere uno spettacolo che mi piacerà.
Vorrei sapere di uscire dal teatro soddisfatta di esserci andata.
Eppure non voglio sapere più del titolo di ciò che andrò a vedere.
Non voglio leggere la presentazione dello spettacolo se non quando arriverò in sala, al mio posto.
Non voglio farmi illusioni coi testi che ci propinano prima dello spettacolo.
Arriverò al teatro, sentirò il chiacchiericcio delle persone, consegnerò il mio biglietto alla maschera di sala, entrerò nella polverosa e pastellata platea, mi siederò al mio posto, imprecherò per il dovermi contorcere per vedere per bene il palco e troverò sistemazione.
Spererò di distrarmi da tutto ciò che è la mia vita quotidiana, di tuffarmi in un mondo che solo per qualche ora sarà vivo anche per me sul palco.

Alla fine, probabilmente insoddisfatta dello spettacolo, rientrerò nella fredde strade della città, guarderò il cielo, mi chiederò dove sono finite le stelle... e mi farò travolgere dal proseguimento della serata.

Denuncia al volontariato culturale


La Cultura è di tutti.

Il patrimonio culturale e paesaggistico è di tutti.
Ma chi deve prendersene cura?


In questo momento di crisi l’unico settore che sembra mantenersi in attivo è quello culturale, e il nostro patrimonio così ricco, diffuso e palpabile sta prendendo un posto in primo piano nelle tavole rotonde in cui si dibatte sul futuro e le sue prospettive economiche: tutti parlano di Cultura e valorizzazione, ma c’è un “ma”.

Il “ma” sono chiacchiere: non abbiamo una pianificazione per lo sviluppo, ma tante parole che si ripetono da decenni.

Il patrimonio culturale è un settore strategico di importanza crescente in Europa, un settore trainante la cui conservazione e valorizzazione richiedono notevoli risorse economiche e umane: sono oltre 5 milioni i volontari delle associazioni culturali che spesso si sostituiscono alle istituzioni pubbliche per sopperirne alle mancanze e ai tagli dei fondi. Questi animi dediti al servizio e amanti della Cultura, della nostra storia, delle nostre tradizioni, spesso fanno in modo che luoghi dimenticati da tutti rimangano aperti e visitabili al pubblico. E gli amanti di una gita fuori porta e del patrimonio ringraziano lieti...

ma io li voglio denunciare.

Voglio denunciare il volontariato nel settore culturale.

Non voglio sminuire il lavoro dei volontari, ma vorrei che queste risorse non si sostituissero alle figure specifiche che l’Italia vanta di formare nelle proprie università per privarle poi della loro professionalità e di un lavoro.

Voglio denunciare il volontariato come strumento di svalutazione professionale, un’arma a doppio taglio verso un settore-risorsa bistrattato.

“In una economia occidentale sempre più immateriale la cultura è il vero motore per produrre nuovo pensiero, nuove idee. La cultura, di conseguenza, verrà a configurarsi come essenziale assetto d’impresa in uno scenario economico dove a vincere saranno le idee e non la materia, e diverrà il tessuto connettivo che metterà in relazione i protagonisti che agiscono sul territorio siano essi istituzionali che imprenditoriali, culturali e turistici. Un distretto economico evoluto può rendere il territorio culturalmente attrattivo attraverso una attenta valorizzazione, anche in chiave turistica, del patrimonio in riferimento a una di domanda di qualità e a ridotto impatto ambientale.”

Così scriveva Franco Gravina, presidente Associazione Pratese Amici dei Musei e dei Beni Ambientali nel 2009, in Volontariato e cultura come sviluppo locale.

Pier Luigi Sacco, docente di Economia della Cultura allo Iulm, al Convegno "Stati Generali del Volontariato Culturale" parla di «volontariato culturale come fonte di innovazione».

Non dobbiamo pensare che i volontari debbano fare ciò in cui mancano stato e mercato:

«Il volontariato deve diventare la nuova frontiera del benessere sociale» ha detto, spiegando come nella società digitale i volontari possono produrre loro stessi contenuti, essere coinvolti, partecipare. Ma analizziamo la situazione attuale: questo è vero nel momento in cui in un settore si investe, le professioni vengono riconosciute, quando in un percorso di crescita si crede fortemente e alla base dello sviluppo vi è un team qualificato nel settore preposto alla programmazione.

Alle porte del 2013 siamo ancora qui, giovani laureati in ambito culturale, a chiedere la possibilità di portare a tutti la Cultura.

Ritratto di città


7 del mattino. Mi ritrovo, mio malgrado, con un passo più stentato, a percorrere lentamente le strade della città. Ancora è buio, sulle case sembrano aleggiare sonno e caffè. Le strade sono umide. Nonostante le diverse percezioni dell’illuminazione alla sera e durante la notte, ora che sta per essere sconfitta dall’arrivo del giorno, ho la sensazione di avanzare in una luce decisamente fioca. Muovo qualche passo, arriva una macchina: ecco il rumore della città.
“Ma com’era la città dei miei genitori, 30 anni fa, alle 7 del mattino?”
La immagino più o meno come la nostra, con più macchine rumorose nel piatto “negativo” e tante speranze per il futuro nel piatto “positivo”.
“E la città dei miei nonni bambini, com’era?”
Beh, quella città era ancora un paesotto, polveroso, senza asfalto, con rare macchine e i carri…
uno scorcio di città che raramente vediamo, quando la Cultura ci chiama alle manifestazioni degli antichi mestieri…
Per certo le città puzzano. Puzzano oggi e puzzavano in passato.
Tra le cose che ancora ci  accomunano c’è la puzza.
Sui miei passi, una macchina mi sfreccia accanto: odore di smog, puzza.
Mi avvicino al centro storico: qui l’odore dovrà pure cambiare.
Sento l’odore di frutta e verdura proveniente dal bancone esterno di un negoziante, e subito una macchina mi passa accanto portandosi via l’idea che la puzza cambi.
Il cambio di scenario mi distrae: le luci accese dei bar, la luce artificiale nel cabinotto dell’edicolante circondato da copertine patinate e inserti di plastica, il rumore di tacchi sui sanpietrini, le biciclette assonnate che si avviano verso la stazione, gli operatori per la pulizia della strada che osservano me, la mia camminata e le mie stampelle.
Ultimo bar. Nessuna macchina interrompe il mio inspirare odore di caffè e paste.
Una sigaretta lo fa.

Piccoli grandi centri storici

Siamo in Umbria, in un piccolo paesino in provincia di Perugia. Il nome è Rasiglia, balzato agli onori delle cronache per infauste notizie: il tragico terremoto del 1997 che colpì proprio questa zona ai confini tra Umbria e Marche. 

Durante le vacanze di Natale, ospite a casa di parenti, mi ritrovo in questi luoghi. Dai manifesti e dal passaparola, scopriamo che c'è un presepe vivente proprio in questo centro, organizzato dai cittadini che per l'occasione hanno tirato fuori antichi mestieri e abiti d'epoca. La tradizione del presepe, del resto, nasce in queste terre grazie alla famosa intuizione di San Francesco d'Assisi, appunto, che volle vedere con "gli occhi del corpo" l'incarnazione di Gesù e la mise in scena nel 1223.
Arrivati al borgo, quello che colpisce è la desolazione delle case ancora circondate da impalcature, la tristezza di spazi lasciati vuoti dai crolli e il silenzio che avvolge questi posti, come se ancora stessero aspettando un urlo dalla natura. Bastano due passi però ed ecco il miracolo che solo la cultura può fare: unire le genti in un incontro con il passato!Le persone si accalcano per osservare il falegname che lavora il legno, il pastore che accudisce le sue pecore, il tintore che colora le sue stoffe e l'arrotino che, immancabile, annuncia a gran voce il suo arrivo. Il tutto circondato da un paesaggio rimasto intatto, da un centro storico attraversato da un fiumiciattolo che sembra disegnato da un pittore impressionista e dalla bellezza di case coloniche in pietra ben conservate. Tutti si sentono coinvolti in questo gioco senza fine, tutti sono protagonisti di un evento che anima un intero paese.

 Assistere a queste manifestazioni mi porta, tuttavia, a riflettere su alcune questioni più generali: cos'è che spinge le persone a partecipare a simili manifestazioni? Non bisogna essere storici dell'arte, studiosi o professori per comprendere il potere della cultura. Perché non potenziare gli investimenti ai piccoli centri? Perché non agevolare chi si prende cura del proprio territorio e lo custodisce creando opportunità di sviluppo? Il nostro paese è colmo di realtà simili a queste. Perché non investirci? E, soprattutto, perché non dare un'occasione a chi vuole fare della cultura un punto centrale della propria economia? 
Avrei semplicemente dovuto godermi il presepe, lo so, ma in me è stato molto più forte l'impulso a riflettere in maniera più generale su quelli che sono i punti da cui ripartire per creare un nuovo modo di vedere le cose. 
Ad ogni modo, il 06 di gennaio lo spettacolo si ripete ed io non me lo perderei... che ne dite di fare un giro in Umbria? Senza ovviamente dimenticare di accompagnare la visita con cibi locali e vino autoctono!

Butterflies and Hurricanes


..ho sempre adorato questa canzone dei Muse. Ha qualcosa di ancestrale che mi colpisce dentro come una notizia inaspettata, come un sogno che si realizza, come una farfalla che si libera dal bozzolo e un uragano che travolge tutto. Nella mia testa, nei miei occhi, nello sguardo che si incrocia con la mia compagna d'avventura, nelle parole che si confondono nell'aria e nella penna (spesso la tastiera) che da vita alla nostra Idea, tutto questo ritorna e si ripete ad libitum come una forza che a stento riesci a dominare.Credo, quindi, che questa canzone, col suo ritmo forte, crescente e con il suo testo che sembra un urlo di battaglia colga in pieno quel che siamo e quel che vorremmo essere. 
Al centro di tutto la cultura, la passione per il bello, l'amore per quello che ci circonda, per la storia che ci ha partorito e per il futuro che vogliamo creare. Così nasce Tùke e poi EdEn: frutti di menti che hanno "qualcosa in testa" e che non possono fare a meno di parlarne, di scriverne, di immaginarne.
Questo è il nostro spazio, la nostra valvola di sfogo, un altro punto di partenza  per crescere ancora.
Riusciremo mai a librarci nell'aria come farfalle? Saremo in grado di cambiare le cose come forti uragani? 
Sembrano farneticazioni, ma noi vogliamo crederci perché il nostro scopo è quello di contribuire all'emancipazione della cultura affinchè possa essere conosciuta, vissuta e sperimentata.
Il pensiero sm-Art si fonda su questo. Il blog è un luogo dove incontrarsi e fare quattro chiacchiere, il punto esatto in cui lasciare una riflessione, un ricordo, sferrare un attacco. E credo in chi leggerà, in chi commenterà, in chi parteciperà al nostro mondo... prima o poi. 

    


                                                      And use this chance to be heard
Your time is now

Don’t let yourself down
Don’t let yourself go





Prima di partire per un nuovo anno...

Ultime ore dell'ultimo giorno dell'anno..
tempo di riflessioni, bilanci e buoni propositi per l'anno che stiamo per salutare.
Da dove nasce l'esigenza di trarre conclusioni, insegnamenti solo quando qualcosa sta per chiudersi?
Vogliamo forse mettere a tacere la nostra coscienza e i nostri sensi di colpa con buoni propositi per il futuro?
E' come se non potessimo sottrarci alla necessità di toglierci di dosso la polvere per entrare in un tempo o in un luogo inviolati..
Anche noi, mentre pensiamo al futuro, rivalutiamo l'anno ormai trascorso.

Il 2012 iniziò tra comunicazioni negative e aspettative fallite per la realizzazione dei nostri sogni. Ma tra peripezie, discussioni, speranze andate in fumo e disillusioni siamo riuscite a costruirci un piccolo EdEn, creatura di un gioco formativo che ci ha concesso tante soddisfazioni.

Le sm-Art People sono approdate nel mondo dell'economia e della progettualità grazie all'European Business Game, hanno partecipato a un BarCamp e a dei concorsi che hanno messo alla prova le loro capacità imprenditoriali e la perseveranza nel rincorrere un sogno..
Sono sbarcate in Belgio con la soddisfazione del loro primo poster internazionale e si sono prese qualche giorno di inaspettata vacanza in Slovacchia in modalità "gita scolastica".
Sono tornate poi a Ravenna, hanno risposto positivamente a qualche invito come relatrici in qualche conferenza e si sono divertite nel mettersi in gioco!
Le sm-Art People conservano gelosamente tutti i piccoli gesti di apprezzamento raccolti qui e là, nel volto di un giovane, nello sguardo di chi ti riscopre, nei cenni dei professionisti e in chi apertamente ti sorride e ti ringrazia..
Non possiamo dimenticare l'impegno e la costanza profusi nella nostra pagina Facebook, anche quando nessuno sembra apprezzare il tuo lavoro ed essere coinvolto nelle proposte lanciate.
Le sm-Art People si devono confrontare anche con i mezzi di comunicazione e devono vincere le proprie paure: dapprima lo streaming nazionale al BarCamp, sono state poi prese alla sprovvista da un'intervista per Ravenna WebTV e a fine anno arrivano in radio a Radio Italia.
Infine proprio non possono resistere all'esigenza di esprimere le proprie idee e aprono questo blog..


I buoni propositi per il 2013?
Continuare a credere nei propri sogni e lavorare per la realizzazione dei propri progetti.
L'anno finisce col blog e ricomincerà col blog..

Ci seguirete?

Il sogno di vivere in Italia


Sarà che oggi ho letto un articolo relativo alla fuga dei laureati dall’Italia, sarà che siamo in un periodo in cui dobbiamo cercare di intravedere il futuro, oggi riaffioriano alla mia mente un discorso sentito un pò di tempo fa alle Ravenna Future Lessons e la continua esaltazione dell’estero da parte degli studenti universitari ormai sfiduciati (come biasimarli?) verso il sistema Italia.
Chi tra i giovani non vorrebbe vivere un’esperienza all’estero?
Tutti vorremmo vivere un’esperienza all’estero, sia per un confronto aperto che per avere qualche possibilità in più, perché l’erba del vicino è sempre la più verde e forse in questo momento, lo è veramente!
Il rapporto Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente ci dice che negli ultimi 10 anni, dal 2002 al 2011, la percentuale di laureati che lasciano l’Italia è salita dall’11,9% al 27,6%. Il dato è allarmante, ma per i prossimi anni ci vengono richiesti rigore e sacrifici, con tagli alle assunzioni, alla ricerca, ai servizi, alle pensioni future per le quali non avremo versato abbastanza contributi..
I laureati in fuga dall’Italia cercano un lavoro, meritocrazia e senso civico.
Sì, andiamo alla ricerca di certezze e di un luogo in cui possiamo essere valorizzati.
E sentiamo continuamente parlare dell’estero. Così come una volta c’era il mito dell’America, ora abbiamo il mito del generico estero: ma se io volessi la mia opportunità di vivere e lavorare in modo specialistico in Italia?
Il problema non è il confronto con l’estero, ma il fatto che stia diventando una strada senza ritorno e una delle poche percorribili per chi non si accontenta.
Io pretendo la dignità della mia istruzione, classe magistrale in scienze per la conservazione e restauro, bistrattato mondo scientifico del patrimonio culturale.
Fino al XIX secolo nella formazione dei più grandi artisti del tempo vi era il viaggio in Italia. Già allora i resoconti dei viaggi parlavano dell’incuria e del menefreghismo che spesso dimostriamo per il nostro patrimonio. Semplicemente: è nella nostra quotidianità, lì ad osservarci mentre ci passiamo di fianco frettolosamente distratti e pensiamo che potremmo sempre vederlo domani... e poi fatichiamo a visitare tutti i musei della città in cui viviamo.
In ogni caso eravamo considerati abitanti di un paese privilegiato, e ora i giovani laureati italiani lasciano la propria nazione, senza un ricambio. Dov’è finita l’eccellenza dell’istruzione italiana? Dobbiamo avere il coraggio di stare qui e lottare per il nostro futuro?
Quanti sono i giovani laureati che ambiscono all’Italia per un percorso di eccellenza?
La risposta è poco incoraggiante, e non la scriverò, ma a volte chiedo a me stessa se arriverà anche per me il momento del dubbio: arrendermi al mito, o continuare la Resistenza, lottare, con la speranza di non svegliarmi con il vento il mano e davanti a me dei mulini a vento?

Cosa sono le copertine Christm-Art?

Un bel giorno ci siam chieste:
"Qual copertina Facebook per le feste?"
La risposta è arrivata lenta lenta
tra un cerca e trova, un pensa e inventa,
parliamo d'arte, con immagini ed emozioni
e di personaggi famosi riportiam le citazioni.
E trovammo un Einstein poetico
e un Michelangelo a tratti eretico,
Max Ernst fedele allo spirito surrealista
e Renoir che parla del colore da vero artista.
Chi altro c'è? La risposta vorrai sapere..
Dovrai attendere, ma su Facebook potrai vedere.
Ti diamo un'indicazione:
ogni tre giorni, un pezzo della soluzione!
Così speriamo che tu ci segua
per dare alla tua curiosità un pò di tregua!
Un saluto e un augurio di buone feste
a chi ci legge e nella Cultura investe!
Il team sm-Art People si congeda e saluta
chiunque legga e lasci una battuta!


.. segui le Christm-Art su Facebook!
https://www.facebook.com/smArtPeopleTeam





Benvenuti su smArtPeoplePlot!


Apriamo questo blog  con una domanda: si può vivere di Cultura?
Non vogliamo trovarne una definizione, ma condividerne la nostra concezione.
Questo blog sarà la trama di un progetto più grande i cui ingredienti sono:
-        Curiosità
-        Osservazione
-        Conoscenza
-         Immaginazione
-         Creatività
-         Confronto
-         Condivisione 

Vi mostreremo la Cultura come strumento di crescita personale, sociale ed economica fino a quando non vi chiederete: siamo certi che la Cultura non sia già presente e fondamentale nelle nostre vite?

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