Posted by : Unknown venerdì 11 gennaio 2013


7 del mattino. Mi ritrovo, mio malgrado, con un passo più stentato, a percorrere lentamente le strade della città. Ancora è buio, sulle case sembrano aleggiare sonno e caffè. Le strade sono umide. Nonostante le diverse percezioni dell’illuminazione alla sera e durante la notte, ora che sta per essere sconfitta dall’arrivo del giorno, ho la sensazione di avanzare in una luce decisamente fioca. Muovo qualche passo, arriva una macchina: ecco il rumore della città.
“Ma com’era la città dei miei genitori, 30 anni fa, alle 7 del mattino?”
La immagino più o meno come la nostra, con più macchine rumorose nel piatto “negativo” e tante speranze per il futuro nel piatto “positivo”.
“E la città dei miei nonni bambini, com’era?”
Beh, quella città era ancora un paesotto, polveroso, senza asfalto, con rare macchine e i carri…
uno scorcio di città che raramente vediamo, quando la Cultura ci chiama alle manifestazioni degli antichi mestieri…
Per certo le città puzzano. Puzzano oggi e puzzavano in passato.
Tra le cose che ancora ci  accomunano c’è la puzza.
Sui miei passi, una macchina mi sfreccia accanto: odore di smog, puzza.
Mi avvicino al centro storico: qui l’odore dovrà pure cambiare.
Sento l’odore di frutta e verdura proveniente dal bancone esterno di un negoziante, e subito una macchina mi passa accanto portandosi via l’idea che la puzza cambi.
Il cambio di scenario mi distrae: le luci accese dei bar, la luce artificiale nel cabinotto dell’edicolante circondato da copertine patinate e inserti di plastica, il rumore di tacchi sui sanpietrini, le biciclette assonnate che si avviano verso la stazione, gli operatori per la pulizia della strada che osservano me, la mia camminata e le mie stampelle.
Ultimo bar. Nessuna macchina interrompe il mio inspirare odore di caffè e paste.
Una sigaretta lo fa.

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