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Francesco d'Assisi, patrono d'Italia




Le ricorrenze smartiane sono tali sulla base di una convinzione: ci sono persone nella storia 
che hanno cambiato il mondo seguendo loro stessi e quello che sentivano. 
Che sia stata la religione, la cultura, l'ideologia a guidarli, hanno sentito un motivo dentro di loro più grande di loro che li ha portati ad essere il cambiamento che desideravano. 
San Francesco è tra queste grandi personalità perché ha cambiato il modo di vedere e vivere la religione cristiana e lo ha fatto, semplicemente segunedo ciò che riteneva più giusto per arrivare alla fede. Creare un ordine monastico tuttora attivo e ancora fedele ai principi che lo hanno generato è un risultato enorme. I francescani sono seguiti e venerati come tra i principali della Chiesa Cattolica e riconosciuto nella sua potenza anche da altre religioni 
Francesco diceva di essere strumento nelle mani di Dio destinato a divulgare le idee che Dio stesso voleva trasmettere. In questo dovremmo essere come lui, strumento per arrivare ad un bene più grande che per noi è la diffusione della conoscenza e della cultura.

Viene ricordato dalla storia per essere il santo che già in vita venne riconosciuto come tale e che per questo venne santificato a soli due anni dalla morte. Compare ancora in vita in un ritratto emblmatico, custodito a Subiaco (FR), nel monastero di San Benedetto, ad ulteriore testimonianza della sua fama e del rispetto profondo che altri ordini gli riservavano.

La sua grandezza, però, si deve anche alla sua particolarissima composizione "Il Cantico delle Creature" che è ricordata come la prima poesia in italiano della storia della nostra lingua, anticipando di oltre cinquant'anni la composizione dantesca. Venne composta, infatti, nel 1224.
La mulidisciplinarità per cui san Francesco è riconosciuto, lo rende un personaggio chiave per lo studio e la preparazione di ognuno di noi. Il pittore Giotto lo ha reso icona immortale della storia dell'arte, a conferma della sua importanza storica. L'Italia lo ha eletto patrono della nazione.  

Vi condividiamo due citazioni del santo d'Assisi, accompagnate da importanti dipinti nella storia dell'arte. 


Giotto, "San Francesco riceve le stimmate", Louvre, Parigi





"Cominciate col fare ciò che è necessario,

poi ciò che è possibile.
E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile"






"Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. 

Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. 

Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista."

Luoghi smartiani: il fascino inaspettato della Certosa di San Girolamo (Bologna)



Prendete un giorno di fine settembre, a mattinata inoltrata ma non troppo.
La Certosa di Bologna è tutto fuorché silenziosa e buia: ai corridoi più nascosti segue sempre un cortile assolato, un piccolo filare di pioppi oppure un cinguettio inaspettato. Poi fan capolino tombe dipinte, opere in bronzo, stucco e scagliola, marmi incredibili richiamano un silenzioso stupore: celle altissime o anfratti appena accennati li custodiscono, a testimonianza di un patrimonio unico e ben stratificato.


La Certosa è dove ancora gli Antichi saprebbero celebrare i morti e non (solo) piangerli.
Nei secoli tantissimi artisti, più o meno consacrati, hanno lasciato in essa le proprie tracce, spesso perdute nelle parole delle fonti ma non alla vista, non più scultori per se stessi o la fama, ma per gioco del destino solo per il popolo.
Così facendo la Certosa si è trasformata in un vero e proprio museo all'aperto, tanto prestigioso da diventare la prima meta fissa del Grand Tour settecentesco e poi nell'Ottocento del turismo internazionale (l'hanno visitata tra gli altri Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal).
Il cimitero del XIX secolo e la grande chiesa di San Girolamo, residuo architettonico del precedente convento certosino trecentesco soppresso in età napoleonica, sorgono su una delle principali necropoli dell'antica Felsina (V secolo a.C.), a riprova dell'uso di questa piana senza soluzione di continuità, caratteristica decisiva anche nel recupero delle strutture conventuali e nella conversione ottocentesca ad area cimiteriale: la progressiva crescita e monumentalizzazione della Certosa infatti, ha tenuto volutamente conto degli spazi già esistenti, integrando elementi diversi ma coerenti tra loro, non da ultimo collegandone l'ingresso al tratto pianeggiante dei portici verso San Luca (1811).



Anche i numerosi monumenti sepolcrali, effigi imponenti della nobiltà cittadina, hanno conosciuto una significativa evoluzione: se le prime tombe, presenti solo a Bologna, vengono dipinte a fresco dai più noti artisti dell’epoca (Gaetano Caponeri, Pelagio Palagi, Antonio Basoli, Giovan Battista Frulli), in linea con la tradizione quadraturistica locale, in seguito si preferiscono monumenti a rilievo e sculture a tutto tondo (Giacomo De Maria, Giovanni Putti, Vincenzo Vela, Stefano Galletti, Carlo Monari, Salvino Salvini).
La straordinaria qualità delle testimonianze artistiche, benché provate dal tempo, dall'incuria, e sfortuna vuole, anche dal recente terremoto del 2012, nonché la complessa articolazione degli spazi, l'alternanza serrata e così particolare tra aperto e chiuso, stretto e ampio, costituiscono quindi il tratto più distintivo della Certosa, ciò che la differenzia da qualsiasi altro cimitero monumentale del Vecchio Continente: logge, sale e porticati danno a tutti gli effetti il senso di una città dei “vivi”, di un'atmosfera che non cura ma che però consola.

Le opere sono visibili anche online:
http://www.certosadibologna.it/museo_virtuale/museo_virtuale.html 

Racconto di un restauro: cronache dal liceo Visconti di Roma

Luca Giordano, Disputa di Gesù tra i dottori

Cosa dire a dei liceali quando pensi non gli importi niente? Quando pensi che forse dell’arte del Seicento non gli importi? Cosa dirgli quando porti il restauro di un dipinto nella loro aula magna?
Ecco le parole di Fabrizio Russo, fondatore dell’agenzia creativa KleinRusso, davanti a una tela di Luca Giordano, nell’aula magna affollata di ragazzi del liceo Visconti di Roma, al primo giorno di autogestione. “Quando un giorno studierete in una delle università più prestigiose del mondo, in America, negli Stati Uniti o forse in Cina, sarete a contatto con studenti che al liceo hanno avuto servizi più avanzati dei vostri. Ma nessuno di loro ha mai avuto un quadro del ‘600 in aula magna. Se sarete in grado di farlo sapere, avrete capito qual è la vostra forza”.
Luogo inusuale, parole inusuali, pronunciate per il restauro del quadro di Luca Giordano “La disputa di Gesù tra i dottori”, che avverrà proprio in quell’aula magna, ad opera dello studio di Valeria Merlini e Daniela Storti, con l’approvazione della Soprintendenza dei Beni culturali, il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dell’Istruzione. Mentre l’opera verrà messa a nudo, gli studenti potranno andare a fare domande, seguire il restauro, anche solo dare un’occhiata all’avanzamento dei lavori.
E loro lo fanno.  “Stiamo partecipando all'autogestione tenendo qualche lezione quando ce lo chiedono  -  racconta Daniela Storti. - Questi ragazzi sono straordinari e hanno bisogno solo di stimoli: l'altro giorno un ragazzino di 14 anni ha fatto da solo la tempera all'uovo a casa, ed è venuto a chiederci se aveva capito bene il procedimento".
Io voglio pensare che ai ragazzi del liceo Visconti questo restauro lasci un segno esperienziale indelebile, che l’alchimia dell’arte li accompagni in qualunque sia il loro orizzonte professionale. Perché oggi a loro è stato dato l’onore di comunicare che il nostro patrimonio artistico - la bellezza di cui ci vantiamo quando andiamo in vacanza all’estero - è un po’ anche nostra, ce la portiamo sotto pelle e nella mente anche nolenti, come il ricordo della propria casa. Di tutti e per tutti. 
I lavori saranno visibili e votabili sul sito della divisione dell’agenzia che si sta curando del progetto. Perché? Per trasmettere conoscenza. "Ci siamo interrogati molto su questo punto  -  spiega Valeria Merlini  -  e abbiamo capito quanto le emozioni siano importanti per acquisire dei concetti. Puoi essere molto bravo in Storia dell'Arte, ma niente ti aiuterà come poter vedere da vicino un quadro. E' come con la tua rockstar preferita: se riesci a stringergli la mano, non lo dimenticherai più".
La Cultura e la nostra Storia sono la nostra forza. Riuscire a osservare l’arte e ricordarla come emozione è humus per la nostra formazione e la nostra creatività. Si potrebbe pensare si tratti di una bella trovata per non pagare una bella campagna di comunicazione, ma parliamoci chiaro: in Italia si fa fatica a fare comunicazione culturale per intere collezioni, per le nostre opere più conosciute, figuriamoci per Luca Giordano, per quanto illustre maestro del chiaroscuro.
L’arte è per tutti?

Allora sappiamo tutti leggere un quadro? Una foto? Un’architettura? Siamo tutti capaci, in un Paese come l’Italia, di leggere  ciò che rende il nostro paese tanto affascinante e renderlo emozione?
Se un restauro a scuola, con il lavoro, l'attenzione, la vigilanza aggiuntive che comporta, accende in uno solo di questi liceali una curiosità per l'arte che conserverà nel tempo, avremmo piantato un seme verso un futuro in cui la Cultura sarà meno bistrattata.

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