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Ritratto di città
7 del mattino. Mi ritrovo, mio
malgrado, con un passo più stentato, a percorrere lentamente le strade della
città. Ancora è buio, sulle case sembrano aleggiare sonno e caffè. Le strade
sono umide. Nonostante le diverse percezioni dell’illuminazione alla sera e
durante la notte, ora che sta per essere sconfitta dall’arrivo del giorno, ho
la sensazione di avanzare in una luce decisamente fioca. Muovo qualche passo, arriva
una macchina: ecco il rumore della città.
“Ma com’era la città dei miei
genitori, 30 anni fa, alle 7 del mattino?”
La immagino più o meno come la
nostra, con più macchine rumorose nel piatto “negativo” e tante speranze per il
futuro nel piatto “positivo”.
“E la città dei miei nonni bambini,
com’era?”
Beh, quella città era ancora un
paesotto, polveroso, senza asfalto, con rare macchine e i carri…
uno scorcio di città che raramente
vediamo, quando la Cultura ci chiama alle manifestazioni degli antichi mestieri…
Per certo le città puzzano. Puzzano
oggi e puzzavano in passato.
Tra le cose che ancora ci
accomunano c’è la puzza.
Sui miei passi, una macchina mi
sfreccia accanto: odore di smog, puzza.
Mi avvicino al centro storico: qui
l’odore dovrà pure cambiare.
Sento l’odore di frutta e verdura
proveniente dal bancone esterno di un negoziante, e subito una macchina mi
passa accanto portandosi via l’idea che la puzza cambi.
Il cambio di scenario mi distrae: le
luci accese dei bar, la luce artificiale nel cabinotto dell’edicolante
circondato da copertine patinate e inserti di plastica, il rumore di tacchi sui
sanpietrini, le biciclette assonnate che si avviano verso la stazione, gli
operatori per la pulizia della strada che osservano me, la mia camminata e le
mie stampelle.
Ultimo bar. Nessuna macchina
interrompe il mio inspirare odore di caffè e paste.
Una sigaretta lo fa.
Author : Unknown