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Europa Nostra Award 2015: "and the winner is..."

Europa Nostra è la federazione pan-europea per il Patrimonio Culturale che anche quest'anno ha bandito un premio per iniziative per la conservazione del patrimonio culturale sul territorio europeo finanziato dal Sottoprogramma Cultura di Europa Creativa.
In una prima fase di selezione sono rientrati 30 progetti e iniziative suddivisi in 4 categorie (conservazione, ricerca e digitalizzazione, contributi di singoli o organizzazioni, istruzione, formazione e sensibilizzazione) che hanno portato alla premiazione di 7 progetti con un Gran Premio di 10.000 euro per ognuno.
L'11 giugno, a Oslo, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso.
Chi ha vinto?
Qui sotto trovate il video dell'intera cerimonia (e il link in cui si descrivono tutti i vincitori).
Dopo un'ora e 53 minuti si annuncia "the winner" del Public Choice Award 2015: ve lo svelo!
La votazione pubblica online ha premiato il progetto di valorizzazione e conservazione dei giganti di Mont'e Prama, dalla Sardegna, un progetto italiano che prevede una complessa fase di restauro e conservazione, una fase di studio e ricerche che aiutino ad ampliare le conoscenze sulla civiltà nuragica.
Ecco le parole di Roberto Nardi, direttore del Centro per la Conservazione archeologica di Roma.
"Sono così sorpreso che è difficile per me parlarvi. Devo ammettere che si tratta di una grande emozione e sono totalmente impreparato. Spero che questo riconoscimento non sia dato a me, non alla Sardegna, non solo ai Giganti di Mont'e Prama, ma all'archeologia ed alla conservazione, per tutti quelli tra noi che credono fortemente che archeologia e conservazione sono forti mezzi per il progresso della ricerca nel settore Cultura per aiutare le comunità dal punto di vista sociale ed economico. Ricordo quando, qualche tempo fa, in un momento triste, qualcuno disse che la Cultura non produce Economia. Penso che fosse il più grande errore che abbia mai sentito nella mia professione. La conservazione aiuta non solo i conservatori.
Devo confessare di essere ancora contento, ogni mattina, quando mi sveglio e so di dover andare a lavoro. E sono ancora sorpreso quando mi pagano per fare questo lavoro (risate in sala). Ma so anche quanto sia difficile implementare questo tipo di carriera, combattere ogni giorno con problemi semplici e di base. Penso che risultati come questo che abbiamo ottenuto da una votazione pubblica, siano molto incoraggianti per noi, per il futuro, e per la Cultura della nostra Europa."Da buona smartiana non posso che gioire di questo risultato: mi sento parte della schiera di cittadini italiani che si interessano del proprio passato e della propria identità, della sua salvaguardia e della sua trasmissione al futuro. Perché noi veniamo dal nostro passato.
La civiltà nuragica ha poi un posto ancora più speciale nella mia identità sarda.
![]() |
La statua del pugilatore Fastigiadu dopo l'intervento di restauro. (Foto: Araldo De Luca) |
Ci sono dei giorni in cui la realtà culturale che mi circonda ferisce con i suoi "No", le porte chiuse, la mancanza di visione strategica, la lentezza al cambiamento e i giovani che vanno altrove a spendere le proprie competenze, perché qui ci sentiamo "formati e abbandonati" al punto che a volte ci si chiede perché il nostro Ministero dell'Istruzione mantiene aperte dei corsi di eccellenza universitari per poi non darci il nostro posto nella sua macchina di tutela del patrimonio.
Eppure inn giorni come questo si gioisce dei risultati, si spera che questo porti quel valore economico e sociale invocato, perché gli smartiani credono nella Cultura, nelle competenze, nel lavoro culturale.
Buon lavoro allora al team che si occuperà di questo progetto, e arrivederci in altre belle occasioni!
Author : Unknown
Il restauro degli affreschi in Santa Croce: valore, prestigio o vanità?
Grande successo, ma sopratutto approvazione, sta avendo la notizia dell'avvenuto restauro degli affreschi della Cappella Maggiore della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Le "Stigmate di San Francesco" di Giotto e la "Assunzione della Vergine" del Maestro di Figline, uno degli enigmatici collaboratori della bottega giottesca, sono stati restaurati dall'Opificio delle Pietre Dure grazie ad un accordo con l'Università giapponese di Kanazawa, e sopratutto grazie al contributo del professor Takaharu Miyashita, docente di storia dell'arte occidentale.
Grande prestigio all'Italia per questa grande operazione di restauro, partita nel 2010 e conclusasi nel mese di marzo di quest'anno.
La verità è che non abbiamo proprio niente di cui vantarci, perché noi italiani non siamo stati capaci di tutelare questi affreschi e questa nostra eredità.
Ben vengano tutti i mecenati del mondo, tutti gli amanti dell'arte e della Cultura, ma perché noi italiani non siamo capaci di preservare il nostro patrimonio?
"Con la crisi chi si può permettere un restauro!"
Beh, ora sono veramente convinta che in tempi diversi ci saremmo mobilitati per la salvaguardia degli affreschi di Giotto!
Noi pensiamo che ciò che vediamo oggi sia immutabile nel tempo, non siamo in grado di percepire l'avanzare dell'età del nostro patrimonio perché da secoli presidia la nostra nazione. Trascuriamo i fattori ambientali, antropici, e non sentiamo la sofferenza dei nostri monumenti (che negli ultimi 200 anni hanno visto crescere esponenzialmente la velocità con cui il tempo lascia su di loro le sue cicatrici).
Non possiamo riportare i nostri capolavori a ciò che fu nel momento in cui fu creato: manchiamo della mano dell'artista creatore, del contesto storico, dell'ambientazione del tempo, e non vogliamo certo creare dei falsi!
Ma forse un pò del nostro senso di responsabilità verso le generazioni future potremmo smuoverlo. Se facessimo un parallelismo tra l'eredità materiale e quella culturale, per ora la direzione è quella di tramandare debiti, collezioni con qualcosa di rotto o mancante..
Cosa potremmo chiedere dunque alle nostre istituzioni ed ai nostri ministri?
Io chiederei di rieducare e rieducarci al riconoscimento del valore che ci circonda: chi non ama il bello?
Forse solo chi non riesce a vederlo, a trovarvi un legame con se stesso.
Mi piacerebbe sapere che i privati possono contribuire al recupero del nostro patrimonio con donazioni libere e spontanee, anche tracciate se superano determinati importi, e che non solo le donazioni sociali, ma anche quelle culturali, possano usufruire di maggiori sgravi fiscali.
Vorrei infine che non si giochi al ribasso su tutte le gare di appalto di restauro. La mia è utopia pura, ma non si può valutare il rapporto qualità/prezzo così come noi lo facciamo nel nostro quotidiano?
Far vincere il valore dell'economicità a discapito della qualità, non solo suona controproducente al solo leggere la frase a bassa voce, ma costringe chi vince gli appalti ad utilizzare materiali scadenti, o sottopagare i professionisti coinvolti. E non riesco a pensare quale delle due scelte sia migliore o peggiore. D'altronde, un professionista del settore culturale, non è un vero esperto, no? Per un servizio culturale di alta qualità non si può mica pagare quanto un servizio paragonabile in qualunque altro settore...
Ma è la nostra identità culturale che stiamo svendendo, come se i luoghi di cui abbiamo ricordi felici non avessero nessun valore nel nostro presente, come se ritornandoci noi non avessimo nessun legame, nessun "ma ti ricordi quando..", niente, nessun pensiero, come se per la prima volta nella nostra vita capitassimo lì.
Dobbiamo e possiamo credere che nulla possa invertire questa rotta?
Che il nostro patrimonio venga apprezzato e salvato dall'estero, mentre noi stiamo ad aspettare?
"La nazione che non conosce la bellezza
non è quella dove l'arte non è mai nata,
ma quella che ricca di capolavori
non è capace né di amarli, né di preservarli"
Dino Gavina
Author : Unknown
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affreschi,
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Decreto Valore Cultura: abbiamo la Cultura, le diamo Valore?
Ieri sera i primi articoli sull'approvazione del Decreto Valore Cultura, le cui disposizioni trovate qui.
Non appena è arrivata la comunicazione dell'approvazione, abbiamo in molti pensato che possa cambiare qualcosa in questo settore incompreso, come un genius loci dimenticato, come un pittore maledetto che non trova mecenate illuminato, come una di quelle opere che abbiamo in cantina e di cui ci ricordiamo quando a qualcuno viene in mente che potremmo cederla per un pò di soldi e per la quale si risveglia la nostra possessione.
E abbiamo pensato anche che il nome del decreto, che mette insieme le parole Valore e Cultura, con quelle lettere iniziali maiuscole, fosse l'inizio di un cambiamento.
Pubblico la notizia sui social network, e mi riservo di lasciare il tutto sedimentare per una notte, perché a leggere alcuni punti, un pò di senso di impotenza riaffiora, quella sensazione che attanaglia la nostra sfera emotiva e che non ci permette neanche di tirare fuori la rabbia, è lì, perché (mi permetto di usare il noi) noi, giovani che diventano adulti nella statica cecità della governance italiana, nella Cultura ci credevamo, e in molti ci crediamo ancora, abbiamo studiato, ci siamo specializzati, perdiamo ancora il nostro tempo libero dietro questa chimera, e non vogliamo arrenderci a credere che la Cultura italiana debba essere destinata a spegnersi, come ferita a morte, sul ciglio della strada della noncuranza.
Voglio analizzare stamattina i principali punti del decreto, suddivisi per Grandi Progetti, Valore Cinema Spettacolo e Valore Risorse.
Valore Grandi Progetti. Vi sono Disposizioni per la tutela, il restauro e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La prima urgenza è Pompei, quel sito archeologico che negli ultimi anni è stato scenario di figure miserrime per la nostra nazione, quel sito il cui simbolo non sono più le bellezze ma i crolli continui, quel sito che ha ricevuto milioni di fondi pubblici ed europei svaniti nel nulla, è ora al centro di nuovi ingenti finanziamenti. Io mi sento indignata e pretendo che su questi investimenti ci sia trasparenza, e se gli obiettivi non verranno raggiunti con la qualità del lavoro, che qualcuno ne paghi le conseguenze, perché significa lavoro di scarsa qualità.
Sono stati decretate le idee vincitrici delle "99 Ideas - Pompei". Quando sono andata a leggere di cosa si trattasse mi sono trovata davanti progetti, spesso fumosi, che si traducevano in organizzazione del sito e promozione di eventi e programmi di vario tipo. Mi chiedo come sia possibile che in uno scenario del genere tutto questo non fosse già proposto da chi si occupava di gestire il sito, non fosse ordinaria amministrazione. Mi sono sentita ferita nel leggere in questa iniziativa delle proposte che sono alla base di una buona gestione guidata dal buon senso e dal senso pratico. Perché permettiamo che la maggioranza dei nostri siti arranchi in questo modo? Perché ci lamentiamo dei pochi visitatori senza creare attrattiva intorno ai nostri beni? Chi dovrebbe guidare i curiosi se non una scintilla innescata da chi il patrimonio lo gestisce?
Sarà istituita a Pompei la figura del Direttore generale che dovrà occuparsi della gestione del sito, e vi scrivo la mia profezia: dovrà avere competenze economiche e manageriali, quindi, chiunque speri che quel posto possa essere lasciato ad una persona con competenze in primis culturali o archeologiche, ed in secundis economiche, lasci le sue speranze.
Confido nel fatto che prima o poi i dirigenti del Ministero vengano informati del fatto che ci sono professionisti culturali che studiano management.
Riponiamo le speranze nei suoi collaboratori, un massimo di 20 persone provenienti dall'amministrazione statale, e 5 esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica ed infrastrutturale.
Gli assunti nelle nostre PA hanno una media di 50 anni, quindi lascio a voi immaginare quanto mi aspetti da queste persone, a cui non voglio togliere niente, ma a cui non si possono chiedere le energie di giovani che hanno studiato con il sogno di lavorare in un parco archeologico di importanza nazionale, con un futuro incerto e gran desiderio di trovare un lavoro per ciò che han studiato.
Ma possiamo contare sugli esperti! Dal come scorrono le competenze è chiaro che quelle relative alla materia stretta del sito vengano dopo a quelle giuridiche ed economiche. Ricordiamo inoltre che il sito sta cadendo a pezzi.. dove sono i diagnosti, i restauratori, i conservatori e gli archeologi?
Chi ha le competenze tra queste figure per salvaguardare e monitorare questo ambiente così vasto ed eterogeneo per materiali presenti?
Vado oltre pensando sia incredibile l'istituzione di una nuova Soprintendenza: quelle esistenti spesso non funzionano, e piuttosto che dare uno scossone a queste realtà, ne creiamo una nuova con gli stessi identici meccanismi perché si occupi di Pompei, Ercolano e Stabia, come se queste realtà non potessero essere gestite come macro poli museali. Di cosa si occuperà questa Soprintendenza? Chi saranno i suoi dipendenti?
Troviamo sbandierato poi l'inserimento dei giovani.. con un tirocinio di 12 mesi!
Ci prendete in giro, vero? Diteci che i tirocini sono volti all'assunzione, perché io vorrei vedermi finalmente scritto su un decreto che voi i giovani li volete stabilizzare, non dargli il contentino di un anno per poi ributtarli in mezzo alla strada. Senza considerare che con il lavoro di costruzione di un sistema museale all'avanguardia, è necessaria una programmazione ed un lavoro continuativo che non può essere fatto dai tecnici nominati precedentemente, né da un via vai di tirocinanti che non hanno alle spalle una struttura organizzativa solida e funzionante. Stiamo davvero investendo al meglio le risorse?
Io non sono contraria al tirocinio, ma è un'occasione di formazione che non deve sostituirsi al lavoro di un'equipe specializzata, ma darle valore aggiunto. Fondare un lavoro di salvataggio su tirocini rischia di andare a finire in un volontariato culturale "elevato" a un gradino superiore, che fa quel che può per tenere a galla una barca alla deriva.
E poi leggo finalmente qualcosa che mi piace: gli introiti derivanti dai biglietti e dal merchandising dei beni culturali, non verranno regalati allo stato in una onestissima percentuale del 75%, ma verranno riassegnati interamente dal MiBAC, con la speranza di una programmazione di ricrescita nazionale, con attenzione anche alle piccole realtà che mai ricevono un soldo.
Alcuni spazi statali e demaniali saranno affidati ad artisti under 35 sulla base di concordi pubblici. Ora, io non voglio rovinare la piazza agli artisti, ma non potrebbe succedere che anche non-artisti abbiamo qualcosa da proporre? E perché solo under 35?
Apriamo poi una campagna straordinaria di inventariazione e digitalizzazione! Qui non si tratta di lanciare campagne psichedeliche, ma di renderle attualizzabili con fondi o con del personale che abbia le competenze per digitalizzare al meglio. E qui taccio.
Riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche: ma dove abbiamo trovato 75 milioni di euro?!
Cambia le governance: istituito il pareggio di bilancio e per evitare sprechi e finanziamenti a pioggia, i fondi saranno distribuiti in base alle attività svolte e rendicontate.
E infine, finalmente, un privato può decidere di destinare il proprio denaro alla Cultura con agevolazioni fiscali: fino a cinquemila euro le donazioni non avranno oneri amministrativi a carico del privato che può decidere dove destinarli.
"Eppur si muove" disse Galileo osservando il cielo, ed io, nonostante un pò di amaro, metterò a mente che un minimo passo è forse meglio di non farne affatto.
Author : Unknown
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