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ANISA: il video in difesa della storia dell'arte














Poco più di un mese fa smartiani e amanti della storia dell'arte sono stati chiamati alle armi digitali perché inviassero un video in difesa dell'insegnamento della storia dell'arte nelle scuole.


Cos'era successo?
La storia dell'arte subisce tagli nelle ore di insegnamento in diversi istituti, oltre il taglio qualche anno fa.  
Il DDL Buona Scuola votato alla Camera il 20 maggio 2015 non reintegra le ore di storia dell'arte nella scuola italiana. 
Il Ministro Franceschini diffonde un comunicato MiBACT che ha l'aria di essere positivo.
“Con  il decreto Buona Scuola – dichiara il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini - ritorna l’insegnamento della storia dell’arte, si introduce la didattica nei musei e vengono riconosciuti i titoli di studio rilasciati dagli istituti che operano nei settori dei beni e delle attività culturali. Più spazio inoltre alla musica, allo spettacolo e al cinema nei programmi scolastici. Un passo deciso verso la piena integrazione fra scuola e cultura per rendere i nostri giovani dei cittadini pienamente consapevoli del proprio patrimonio artistico. Sono certo – conclude Franceschini - che il Senato confermerà queste norme che finalmente riconoscono la centralità del nostro patrimonio materiale e immateriale, storico e artistico, nei percorsi formativi"
L'ANISA denuncia il mancato potenziamento dell'insegnamento. Personalmente mi pare scorretto annunciare il ritorno dell'insegnamento della storia dell'arte come una conquista se questa non è avvenuta: la storia dell'arte non è ancora mai stata interamente tagliata dalla scuola (e meno male!).
Siamo un Paese dal patrimonio culturale diffuso, talmente diffuso, da perderne di vista l'importanza. In una intervista Gombrich diceva che i guardiani dell'eredità culturale devono essere i cittadini. 
Cittadini italiani, quanti di voi credono davvero che possiamo vivere di Cultura?
Io credo il punto sia questo: non sono abbastanza gli italiani a credere fermamente in questo possibilità.

ANISA difende la formazione dei nostri futuri guardiani del patrimonio culturale e invia una lettera a Mattarella, Presidente della Repubblica.

Come chiaramente esplicita l’art. 9 della nostra Carta Costituzionale, il patrimonio artistico è un bene che la Nazione si impegna a tutelare e a trasmettere alle future generazioni. Vorremmo sottolineare che non vi è tutela possibile, non vi è valorizzazione consapevole e sostenibile, laddove non sussistano le condizioni di sufficiente comprensione e conoscenza della storia e della cultura di una Nazione.
Ed è la Scuola, Signor Presidente, che deve assumere con forza il compito di costruire tale comprensione e tale conoscenza, facendo sì che esse diventino bagaglio della coscienza di ciascun cittadino.
I lettori del Corriere della Sera dichiarano di essere d'accordo con la Presidente dell'ANISA, la professoressa Baldriga: l'Italia è talmente ricca di monumenti che tutti dovremmo essere più "istruiti" in materia di storia dell'arte. Diventa impensabile non educare le nuove generazioni alla nostra storia, alla nostra cultura.

Pensate se tra qualche anno, mentre passeggiate per le vie di Roma, vedeste passare dei ragazzetti che fan supposizioni su chi sia quel cavaliere a cavallo in piazza del Campidoglio, o se non fossero in grado di riconoscere un'opera di Botticelli da una del Caravaggio: la storia dell'arte deve forse rientrare in una sfera elitaria?

La storia dell'arte insegnata a scuola, a tutti, col suo valore anche civile e sociale, non potrebbe forse aiutarci a ricostruire i valori di cittadinanza che sempre più spesso si ritiene perduta?

Che faremo in difesa della nostra identità culturale?

Senza di essa, ciò che io studio come conservation scientist non perde forse il suo senso?

Come finirà questa battaglia?
Vi terremo informati!



(foto: da iniziativa ANISA su Facebook e sul sito)


Quanto ami la storia dell'arte?


La storia dell'arte può mostrare la nostra volontà di cambiare la visione culturale del nostro Paese?
Sì, perché criticare è facile come mettersi sul carro di chi urla più forte, ma quanto ci mettiamo realmente in discussione? Quanto ci muoviamo per cambiare ciò che non ci piace? Quanti di noi sarebbero disposti a un breve video?
Le difficoltà tecniche sono.. zero! 
Considerando che la media nazionale di smartphone è superiore a 1, uno di questi aggeggi tecnologici è presente nella vita di TUTTI, anche tramite richiesta di supporto tecnico da parte del barista di fiducia.
Conclusa l'introduzione che fa decadere la scusa più gettonata per non metterci in gioco, arrivo al punto: la storia dell'arte.

La storia dell'arte verrà pesantemente tagliata dal piano formativo delle scuole, e questo non stupisce se si pensa alle condizioni in cui versa la gestione del patrimonio culturale in Italia, ma se ci sforzassimo di pensare un mondo in cui fino ai 18 anni non si sente parlare di storia dell'arte, in quali mani lasceremmo il nostro Paese, costellato di emergenze culturali?

Come dice il professore Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente della Fondazione Roma, in un intervista che trovate qui, "la ricchezza dell'Italia si basa sul suo patrimonio artistico e culturale. Il nostro Paese non ha più l'industria perché il patrimonio delle grandi imprese statali è stato completamente distrutto. L'agricoltura non ha potuto contare su provvedimenti di sostegno, il commercio langue e la burocrazia è asfissiante. In tale quadro desolante la politica continua a stanziare solo lo 0.1% del Pil in favore della Cultura".

Il settore scuola è controverso e io non ho ancora una posizione precisa sul dove io mi trovi schierata rispetto alla riforma, alla cosiddetta "buonascuola".
Come si fa a decidere dove schierarsi?
Da una parte il dramma dei precari, i tagli dei finanziamenti alle scuole, il sovraffollamento delle classi, dall'altra il triste declino del livello di istruzione, la demotivazione degli studenti, la sensazione che l'insegnamento sia diventato un parcheggio e raramente una vocazione: d'altronde, come si può scegliere di diventare insegnanti per vocazione se prima di poter avere un incarico bisogna passare anni di supplenze che potrebbero andare da un mese di lavoro a due giorni annui? Come gestire la mattina a disposizione e un lavoro per vivere?
Come scegliere l'insegnamento se per insegnare devi rientrare nel novero dei fortunati la cui laurea è riconosciuta dalle classi di concorso che non danno possibilità a coloro che han frequentato corsi di laurea "ibridi" rispetto ai tradizionali?
Come non appoggiare la possibilità di introduzione di un minimo di "meritocrazia" allontanando i docenti che non lavorano, e come limitare d'altronde il potere ai presidi?
Il problema di del "superpotere" del preside è legato al fatto che siamo italiani e ci comportiamo come tali: vogliamo la meritocrazia, ma quando ce la offrono siamo in grado di accettarla? Abbiamo paura dei presidi perché incapaci o perché collusi in un sistema mal funzionante?

Pur non sapendo da che parte stare, pur trovandomi in accordo-disaccordo, mi sento chiamata in causa nel promuovere un'iniziativa video per amore della Cultura e della storia dell'arte.

L'Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte (ANISA) ci chiede un breve filmato in cui, dopo esserci presentati con nome, cognome, scuola frequentata e titolo di studio, rispondiamo a questa domanda: 

"Quanto è stato importante per me studiare a scuola storia dell'arte?"

Il video va correlato con una liberatoria (meglio in video, ma va bene anche scritta) per l'utilizzo del video per il montaggio nazionale che verrà inviato al Ministero e in Parlamento, e diffuso nei canali social.
I video possono sono essere inoltrati via messenger a Simone Mereu Canepa, docente presso l'Istituto Pertini di Cagliari. 

Quanti di noi credono ancora nella storia dell'arte?
Abbiamo tempo fino al 14 maggio.
Ai video l'ardua risposta.

I video vengono condivisi anche sulla pagina Facebook: Urgent call in difesa della storia dell'arte.









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