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Web e social network: come stanno i musei in Italia?


Quali sono i musei più rilevanti sul Web?
Al momento ai primi posti della classifica di Museum Analytics (ne abbiamo parlato qui) si trovano il Museum of Modern Art di New York, l'Art People Gallery di San Francisco e il Museo del Louvre.
Per arrivare al primo museo italiano in classifica dobbiamo scorrere la classifica di Museum Analytics oltre il 100° posto.
Perché, nonostante il nostro paese sia una delle destinazioni culturali più ambite al mondo, il nostro "ranking social" è così basso?
Perché sul Web la bellezza non basta, mi verrebbe da dire. 

Cosa ci manca?

Ancora sono poche le istituzioni che si sono dotate di social media manager dedicati, e di conseguenza di piani di comunicazione appositamente sviluppati. Il personale del museo potrebbe mancare di competenze interne o di tempo da dedicare a questo tipo di contatto col pubblico che necessita sempre più del Web per essere accompagnato alla porta del museo.

Come sopperire?
Le due strade percorribili sono l'acquisizione di competenze interne, o l'affidamento di incarico a nuove figure professionali: siete pronti alla rivoluzione, musei?

Museum Analytics è così autorevole?
Non mi sento di sminuirlo, ma vorrei ricordare che Museum Analytics riporta numeri, dati grezzi non elaborati. Quale sia il reale engagement ed il ritorno in loco dei visitatori non si valuta dal numero di post e tweet pubblicati, per quanto sia indice di attenzione verso il "fruiuser", il fruitore evoluto in user.


Da dove nasce questo post?
Dal lasciarmi incuriosire da articoli online che sembrano trattare di comunicazione culturale, dell'orientamento social dei musei esteri, per poi aprirli e trovarmi delusa nel leggere testi inutili, di pura polemica, con analisi approssimative e riprese dall'articolo che faceva seguito all'altro articolo, che si è ispirato all'altro articolo: valutare l'andamento dei musei italiani online dal numero di pubblicazioni è riduttivo.

"Perché in Italia i musei non sono così social?"
Gran titoli, ma alla fine dei conti, nessuno ne parla. 
Nessuno ne parla perché si rischia di generalizzare. 
Nessuno ne parla perché in Italia siamo lenti a cambiare.
Nessuno ne parla perché dovremmo fare i conti con l'età media dei dipendenti ministeriali (non ditemi che tutti i 60enni sono abili comunicatori e recettivi al Web).
Nessuno ne parla perché in Italia siamo bravi a sentenziare.

E per non strascrivere su quanto trovi questi scritti mi sembrano inutili e poco stimolanti, ho deciso di mettermi in gioco.

Musei e social media: Museum Analytics


Come valutare la rilevanza online dei musei?
Uno strumento utile è Museum Analytics, una piattaforma online per la condivisione e la discussione delle informazioni relative ai musei ed al loro pubblico.
Al suo interno sono consultabili delle classifiche basate su:
- il numero di visitatori al museo
- i siti Web istituzionali più visitati
- le pagine Facebook più seguite
- i profili Twitter più seguiti
- la classifica dei musei sulla base dei precedenti dati.

Come funzionaquotidianamente i numeri di ogni museo vengono aggiornati sulla base di dati reali. I musei possono ricevere a cadenza settimanale, mensile o annuale, un report che aiuti i responsabili della comunicazione a valutare i propri piani di azione e la loro efficacia.
L'accesso ai report è però riservato ai musei inseriti nel progetto: come può allora essere per tutti uno strumento utile?
Al momento sono presenti nel progetto oltre 3.000 musei, ma come tenere in conto l'impatto che questi musei di tutto il mondo hanno quotidianamente sul Web?
Come usare questi dati?

I dati vanno incrociati ai piani di comunicazione delle istituzioni virtuose... come fare dunque?

Museum Analytics non ci da le strategie vincenti, ma degli input che dobbiamo essere in grado di interpretare:
- chi sono i musei più seguiti online?
- quali sono le loro peculiarità?
- perché le persone li seguono online?
Qui nasce il vero lavoro del social media manager. Scrivo di lavoro perché questa figura necessiterà di osservare e studiare le strategie di comunicazione di queste istituzioni, dovrà forse spaziare a casi vincenti di settori differenti. 
Elaborare questi dati e renderli informazione preziosa necessita tempo, capacità di analisi, abilità nell'interpolazione di dati, competenze comunicative, capacità di focalizzare il vero valore che si vuole comunicare.

E la curiosità di porsi delle domande:
- come comunicano le grandi istituzioni museali con gli user?
- che linguaggio usano?
- che tipo di post pubblicano?
- differenziano il loro pubblico?
- quali sono i loro obiettivi a lungo termine?
- come pianificano delle campagne orientate al Web?

Le istituzioni museali più recettive al Web si stanno dotando di figure professionali nuove e ibride che abbiano competenze sia nel settore culturale che in quello comunicativo, in grado di elaborare piani di comunicazione che mostrino l'istituzione che rappresentano come un'identità culturale chiara, forte e unitaria.

Va ricordato che i numeri consultabili su Museum Analytics non sono conclusivi della situazione generale del museo, nè dell'engament (il grado di coinvolgimento) degli utenti online.
Come usare allora questi dati?
I dati devono diventare informazione, e oso dire che le pagine più attive e che più sembrano funzionare devono essere uno spunto per una campagna di comunicazione fresca e pianificata in funzione dell'obiettivo: creare valore culturale, dare all'utente qualcosa, un'immagine, una storia, una frase, che lo accompagni per un pò e che gli faccia venire il desiderio di scoprire qualcosa di più, di scegliere come destinazione quella istituzione.
Oserei chiamare questo obiettivo "punto di partenza": una nuova storia in cui avviene finalmente l'incontro tra l'istituzione e il fruitore, e che necessita di tutt'altre attenzioni.



Riflessioni smartiane:Due chiacchiere sull'Invasione Digitale




Conosco il progetto "Invasioni Digitali" sin dal suo esordio.

Mi è piaciuta subito l'idea di un gruppo di appassionati che pacificamente invade i luoghi della cultura, potendone condividere storia, impressioni ed emozioni sui social media. 

L'arte e la cultura sono nati per comunicare e diffondere conoscenza. Perchè non farlo con l'arma del Web? 

Siamo ormai immersi nella tecnologia e le attività social occupano la maggior parte delle nostre giornate. 

Io vorrei fare della cultura e delle tecnologie un mestiere e da quattro anni vivo ogni giorno muovendo un passo verso questo sogno che adesso finalmente mi sembra di toccare con mano. 

Il blog su cui scrivo è uno di quei piccoli passi. Sm-Art people vuole essere un movimento di idee, un punto di riferimento per portare la cultura ad acquisire quella consapevolezza nell'utilizzo degli strumenti digitali che attualmente fatica a conquistare per fattori interni che fatichi a risolvere.Come svecchiare, infatti, un sistema che da 24 anni non pubblica concorsi? Come ovviare alla burocrazia imperante?

La decisione di partecipare come invasori alle Invasioni Digitali è scaturito proprio dalla condivisione del medesimo intento. Desidero anche io una cultura libera che consenta di migliorare se stessi e gli altri attraverso la diffusione della conoscenza. Credo in una cultura che torni ad appropriarsi del suo ruolo politico e sociale grazie alle competenze e alla passione di chi la studia. 

Abbiamo scelto di invadere il "Museo Civico delle Cappuccine" di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, perchè l'abbiamo ritenuto "smartiano" (concedetemi la licenza). E sapete perché? Perché parte dal basso come noi, cioè da un luogo di provincia, ma possiede una capacità comunicativa e d'attrazione che deriva dalla passione con cui viene gestito.
Allestimento curato, forte radicamento al territorio e desiderio di recupero del contesto di origine sono le peculiarità di questo piccolo gioiello della Romagna. Capacità di gestione ed organizzazione completano il tutto. Perché in fondo sono le persone a creare i luoghi, gli uomini a concepire e diffondere la cultura.

La nostra invasione è stata un'esperienza vissuta con profondità che ha sviscerato il desiderio di conoscenza direzionandolo su diversi piani: la sorpresa di vedere al lavoro un incisore; la bellezza di autori del luogo che con grande perizia si rifanno ai grandi maestri della storia dell'arte; la visita ad una mostra temporanea sulle maschere: l'eleganza di una collezione di scultura contemporanea; il confronto tra codici miniati con sapiente arguzia; lo spettacolo di un'incisione a bulino di Dürer. 

Tutt'intorno sorrisi, sguardi di intesa e partecipazione. E il tempo scorreva ritmato dalle condivisioni. Foto, pensieri e video si susseguono nella rete per annunciare a tutti che siamo in un luogo in cui la Cultura è libera di esprimersi e di catturare chi è rimasto fuori. 
Perché lasciare nei corridoi desolati questi patrimoni? Perché non divulgare con i nostri strumenti tecnologici il patrimonio che ogni area di questo paese custodisce? 
La cultura siamo noi e ce ne dobbiamo riappropriare per crescere e per renderci liberi di trasmettere ancora una volta il messaggio che queste opere vogliono divulgare.

Nulla si muta, nulla si "sfrutta", nulla si "mercifica". La cultura è una risorsa sociale ed economica che va diffusa attraverso tutti gli strumenti a nostra disposizione. 

Di tutto ciò restano lo storify (qui) ; il video qui e tanti digital content  (foto, tweets e status). 
Credo che la magia sia qui: cultura nella cultura! 




Dobbiamo essere decisi e combattivi in questa guerra. La nostra storia, il nostro passato devono poter avere la possibilità di continuare a vivere e non morire chiusi in grandi contenitori pieni di retorica e arretratezza. 

Vivere per questo è quello che faccio tutti i giorni, vivere di questo è quello per cui combatto affinchè
la mia competenza e il mio valore siano a completa disposizione di questa incommensurabile passione.

Grazie Invasioni Digitali per aver tirato fuori questo "spirto guerrier" che orgogliosamente mostro quando si tratta di cultura. 

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