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Piccoli grandi centri storici
Siamo in Umbria, in un piccolo paesino in provincia di Perugia. Il nome è Rasiglia, balzato agli onori delle cronache per infauste notizie: il tragico terremoto del 1997 che colpì proprio questa zona ai confini tra Umbria e Marche.
Durante le vacanze di Natale, ospite a casa di parenti, mi ritrovo in questi luoghi. Dai manifesti e dal passaparola, scopriamo che c'è un presepe vivente proprio in questo centro, organizzato dai cittadini che per l'occasione hanno tirato fuori antichi mestieri e abiti d'epoca. La tradizione del presepe, del resto, nasce in queste terre grazie alla famosa intuizione di San Francesco d'Assisi, appunto, che volle vedere con "gli occhi del corpo" l'incarnazione di Gesù e la mise in scena nel 1223.
Arrivati al borgo, quello che colpisce è la desolazione delle case ancora circondate da impalcature, la tristezza di spazi lasciati vuoti dai crolli e il silenzio che avvolge questi posti, come se ancora stessero aspettando un urlo dalla natura. Bastano due passi però ed ecco il miracolo che solo la cultura può fare: unire le genti in un incontro con il passato!Le persone si accalcano per osservare il falegname che lavora il legno, il pastore che accudisce le sue pecore, il tintore che colora le sue stoffe e l'arrotino che, immancabile, annuncia a gran voce il suo arrivo. Il tutto circondato da un paesaggio rimasto intatto, da un centro storico attraversato da un fiumiciattolo che sembra disegnato da un pittore impressionista e dalla bellezza di case coloniche in pietra ben conservate. Tutti si sentono coinvolti in questo gioco senza fine, tutti sono protagonisti di un evento che anima un intero paese.
Assistere a queste manifestazioni mi porta, tuttavia, a riflettere su alcune questioni più generali: cos'è che spinge le persone a partecipare a simili manifestazioni? Non bisogna essere storici dell'arte, studiosi o professori per comprendere il potere della cultura. Perché non potenziare gli investimenti ai piccoli centri? Perché non agevolare chi si prende cura del proprio territorio e lo custodisce creando opportunità di sviluppo? Il nostro paese è colmo di realtà simili a queste. Perché non investirci? E, soprattutto, perché non dare un'occasione a chi vuole fare della cultura un punto centrale della propria economia?
Avrei semplicemente dovuto godermi il presepe, lo so, ma in me è stato molto più forte l'impulso a riflettere in maniera più generale su quelli che sono i punti da cui ripartire per creare un nuovo modo di vedere le cose.
Ad ogni modo, il 06 di gennaio lo spettacolo si ripete ed io non me lo perderei... che ne dite di fare un giro in Umbria? Senza ovviamente dimenticare di accompagnare la visita con cibi locali e vino autoctono!
Author : Unknown
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