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Perché il terremoto va oltre i confini dell’Italia, e riguarda tutti

Un articolo, il lutto. Sono morti degli edifici, non delle persone. 
Eppure vedere la polvere che aleggia sulle macerie di pezzi del nostro patrimonio culturale muove qualcosa di profondo. Ci lascia senza parole, impotenti, ed è uno straniero a ricordarci che i popoli di questa penisola da sempre convivono e rinascono dalle calamità naturali.
Per questo ho deciso di tradurre l’articolo (Titolo originale:Italy's earthquake affects us all – theirs is a cultural richness like no other) di Jonathan Jones, pubblicato su The Guardian, che potete leggere di seguito. Buona lettura!


I palazzi non sono persone. È un immensa grazia, com’è noto, che non ci siano stati morti nell’ultimo terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Ancora non riesco ad elaborare il lutto per la basilica di S. Benedetto a Norcia. Vedere un così bell’edificio antico distrutto è qualcosa di viscerale.
Foto da ncregister.com
Le immagini parlano da sole. In una immagine la polvere riempie il cielo del mattino mentre la facciata della chiesa sta in piedi, solitaria, sullo sfondo il corpo dell’edificio una massa di macerie. In un’altra sembra come se una bomba avesse rimosso il soffitto e schiacciato l’interno.
Mentre le immagini suggeriscono che il restauro possa salvare almeno un’eco di questa chiesa medievale, la perdita di questo ed altri edifici nel terremoto di magnitudo 6.6 che ha lasciato un surreale labirinto di relitti nell’area di Norcia, spezzerà il cuore di ogni amante dell’arte.
Perché sono triste se non ho mai visitato questa chiesta abbaziale benedettina? Perché essa incarna tutto ciò che è meraviglioso dell’Italia. Nessun altro luogo ha la stessa ricchezza storico-artistica della penisola italiana. Nelle cittadine al nord e del sud del paese si intersecano gli strati del tempo e i tesori artistici sono parte della vita quotidiana. La basilica di Norcia fu costruita sopra quel che si ritiene il luogo di nascita di San Benedetto, che nel VI secolo d.C. fondò l’abbazia a Monte Cassino, nel sud Italia, e scrisse la Regola di San Benedetto, il progetto per il monachesimo occidentale che stabilì un codice di comportamento per le comunità di uomini celibi e donne nubili che vivevano, lavoravano e pregavano insieme.
Monte  Cassino lesionata durante la seconda guerra mondiale.
Forto: Chris Ware/Getty Images
Monte Cassino fu distrutta nella seconda guerra mondiale. Ora la basilica di San Benedetto è stata frantumata dalla natura. Va bene ammettere che sono più triste per un danno del genere in Italia piuttosto che in qualunque altro posto?
La grandezza culturale dell’Italia sfida la sua instabilità geologica. Dalla cattedrale di Orvieto, alta sopra la pianura umbra, fino alle strette e ripide strade di Siena, questa è una terra di persone che hanno costruito sui versanti delle colline, delle montagne, dei precipizi. Ovunque tu vada, in questo paese troverai delle rampe di scale che salgono lungo le colline scoscese e le chiese abbarbicate alle scogliere.
È quel senso di continuità naturale e di tempo antico che rende le cittadine e le città italiane così affascinanti. Qui puoi immaginare la vita medievale, puoi sentire la presenza di una generazione dopo l’altra. Così tanta vita è racchiusa nelle pietre dell’Italia. Così tante storie abitano in ogni vicolo e chiostro. Si ha l’impressione che le chiese come la basilica di San Benedetto non svaniranno mai. Finché non lo fanno.
Il disastro naturale non è niente di nuovo in Italia. In questa regione geologicamente turbolenta, la civiltà urbana ha sempre vissuto col rischio. Pompei ed Ercolano si sono preservate come meraviglie archeologiche perché sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C.. Le persone vivono ancora lungo i versanti del Vesuvio, sperando che niente vada storto. Nella città di Pozzuoli, ai confini dell’enorme area vulcanica a nord di Napoli, una sezione del porto è stata abbandonata dopo il terremoto del 1983. Ma la minacciosa area morta della cittadina non ferma le migliaia di persone che ne riempiono i ristoranti di pesce il sabato notte.
Cosa puoi fare quando vivi in una remota comunità sulla cima di una faglia o di una camera magmatica? Puoi pregare. A Firenze, ad esempio, la chiesa della Santissima Annunziata ha un miracoloso dipinto dell’Annunciazione che veniva portato in processione lungo le mura della città ogniqualvolta essa si trovava in pericolo per una guerra o un disastro naturale. Fallì nel 1966, quando questa città, casa di tesori, fu devastata da un’alluvione.

La popolazione dell’Italia ha convissuto con i disastri per millenni, da Pompei a Firenze, a Norcia. Da quella stessa instabilità hanno creato bellezza. Ogni perdita di quel superbo tessuto umano è una perdita per tutti noi.

Citazioni smartiane: Antonio Gramsci

Città Futura, 1917.

L'indifferenza opera potentemente nella storia: spesso il male che si abbatte su tutti, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza o all'assenteismo dei molti. 


L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è il peso morto della storia.
Perciò odio gli indifferenti.

Così scriveva Antonio Gramsci. Quanto è vero oggi?
Quanto siamo indifferenti? 
Quanto difendiamo la nostra cultura e il nostro patrimonio culturale?
A voi smartiani l'ardua risposta. 

Diritto di panorama: di chi è il patrimonio culturale?

Torre Eiffel, foto da Huffington Post

Cos' è il diritto di panorama?
Si tratta del diritto di scattare foto, edifici ed opere d'arte quali sculture e monumenti che si trovino in luoghi pubblici, senza infrangere il diritto d'autore.
Non esiste una legislazione unica sul territorio europeo, ma questo diritto è tutelato paese per paese: così, se andate in Francia, Germania, Inghilterra, Portogallo e Spagna non avete problemi, potrete fotografare tutto, ma attenzione! Le installazioni notturne di luci della Torre Eiffel sono tutelate da copyright, pertanto pubblicarne delle immagini è illegale. In Russia e Danimarca solo gli edifici, in Estonia, Lettonia, Lituania e Islanda, tutto purché non sia a fini commerciali.

In Italia il decreto Art Bonus del 2014 (di cui potete leggere le specifiche qui) liberalizza lo scatto e la disseminazione delle immagini sulla rete per scopi di ricerca, studio, personali, non a scopo di lucro.
Anni di battaglie, anni di critiche e lettere per poter finalmente godere di qualche immagine da lontano nell'universo di Internet, fino a quando il 16 giugno 2015, l'europarlementare tedesca Julia Reda propone al parlamento europeo di estendere il diritto di panorama a tutta l'Europa. Mi chiedo se sia un modo per farsi ricordare a lungo.

Oltre a trattarsi di follia in termini di burocratizzazione, quanti rinunceranno a scattare una foto davanti alla bellezza? 

Dopo questa infelice proposta, non poteva tirarsi indietro l'europarlamentare francese Jean-Marie Cavada che chiede che per ogni foto e ripresa di opere protette dal diritto d'autore sia resa obbligatoria un'autorizzazione preventiva del titolare all'uso commerciale.

Reda replica che sarebbe anacronistico richiedere l'autorizzazione al tempo dei social network, come se la prima proposta non venisse da lei stessa, e come tirare un filo tra uso commerciale e non commerciale? 
Facciamo un esempio social: decido di pubblicare sul mio account Facebook una foto che coinvolge il patrimonio culturale, io non ci guadagno, ma non solo abbiamo tutti accettato le condizioni d'uso del social network in cui si autorizza Facebook a sfruttare i nostri contenuti a fini commerciali (Condizioni d'uso di Facebook, sez. 9.1), ma abbiamo dichiarato di avere i permessi per pubblicarli!

Foto di Paolo Cipriani, Getty Museum
Il problema è spinoso perché se questo emendamento dovesse essere approvato significherebbe sia avere la responsabilità di dover sapere o capire chi sia il titolare dei diritti a cui chiedere l'autorizzazione di una benedetta foto, ma anche che siti come Wikipedia dovrebbero eliminare migliaia di contenuti che al momento usano la licenza creative commons, ovvero l'autorizzazione ad utilizzare e riprodurre il materiale purché non sia a fini commerciali. 
Già nel 2007 Wikipedia Italia ha eliminato le fotografie di opere architettoniche di progettisti contemporanei e viventi tutelate dal diritto d'autore (fino a settanta anni dalla morte). Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, commenta e spiega le conseguenze di questa proposta in un articolo pubblicato sul Guardian come una limitazione inaccettabile per il modo in cui si fa cultura e in cui la si condivide oggi.
E io, smartiana, penso che lui abbia ragione: come posso immaginare di cercare informazioni sul patrimonio culturale sul Web e non poter consultare nessuna immagine? Che valore aggiunto potrei trovare in un testo, un articolo, un post, senza nessun riferimento visivo?
Se leggessi un libro legato all'arte e avessi bisogno di cercare un'opera difficilmente in stampa nel mio manuale di storia dell'arte, è pensabile che all'epoca di Internet io non possa trovarne una riproduzione in nessun sito? O che non si prendano cura gli stessi enti preposti alla loro tutela perché questo abisso venga colmato? 
A quante decadi stiamo riportando indietro la libertà e l'accesso alla cultura?

Anni di dibattiti e poi arriva l'Europa. 
Da smartiana non mi aspettavo questo "colpo basso" al patrimonio: immaginate di passeggiare in una piazza, voler scattare una foto, ma... prima dovrete andare in giro a chiedere i permessi e sventolarli sotto il naso dei passanti o di eventuali tutori della legge!
Nel settore culturale, tante iniziative, tra cui Invasioni Digitali, e la stessa licenza Creative Commons, hanno dimostrato con i numeri quanto la condivisione delle immagini stimoli le persone a spostarsi per vedere tanta bellezza: potremmo mai pensare che vedere un'opera d'arte allo schermo sia come vederla dal vivo e respirarne l'essenza? E quando capiremo che le istituzioni sono coloro che devono tutelare e salvaguardare, ma che il patrimonio è della comunità, insomma è nostro?

Ho deciso di salvaguardare ciò in cui credo: firmerò la petizione per fermare questa follia.
Se credete nel diritto alla fotografia, potrete farlo anche voi.
E domani, 9 luglio, quando gli europarlamentari si riuniranno, speriamo di saperne di più.

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