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Risolto l'enigma di Magritte grazie ai Raggi X
L'enigma di Magritte è legato al dipinto di Renè Magritte "la Posa Incantata" realizzato nel 1927 e che fu tagliato dal pittore stesso nel 1932 per ricavarne quattro quadri più piccoli.
Le analisi ai raggi X hanno consentito di trovare l'ultimo frammento del quadro, che a questo punto può essere virtualmente ricostruito per compiere studi su quel periodo della vita del pittore.
David Strivary, direttore dell'Università di Liegi, ritiene infatti che il pittore:
"abbia distrutto questo quadro perché attraversava una profonda crisi economica. Siamo a cavallo tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta e non aveva soldi. Tornava da Parigi con le tasche vuote e iniziò a riciclare i vecchi quadri, quelli che non amava o dei quali non era contento. E ha tagliato quest’opera in quattro parti”.
Averlo a disposizione nella sua completezza è dunque un tassello importante per conoscere ancor meglio la vita del pittore.
Il frammento è stato rinvenuto a Bruxelles, nella parte posteriore di "Dio non è un santo", un dipinto ad olio realizzato dall'artista tra il 1935 ed il 1936. Il primo pezzo era stato trovato al Museo di Arte Moderna di New York, sotto il dipinto "Il ritratto" nel 2013; il secondo a Stoccolma ed il terzo a Norwich.
Quest'ultimo passaggio consente di ricomporre il puzzle e di donare alla storia dell'arte un altro interessante contributo storico artistico. L'episodio dimostra ancora una volta inoltre quanto sia importante la tecnologia per la cultura in quanto consente di scoprire aspetti delle opere che altrimenti sarebbero rimasti nell'oblio.
L'importante scoperta infine cade proprio nell'anno dei festeggiamenti per i 50 anni dalla morte del pittore belga. Ciò riempie d'orgoglio i suoi concittadini e tutti gli enti che stanno organizzando numerose iniziative in tutta la nazione.
Su La Stampa il video che vi racconta la scoperta supportato dalle immagini del ritrovamento.
Author : Unknown
Tag :
arte,
Bruxelles,
conoscenza,
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Luoghi smartiani: santa Maria in Foro Claudio, Caserta
Il luogo smartiano di cui parlerò oggi è uno dei tanti esempi italiani di meraviglie nascoste, poco conosciute e per niente valorizzate.
Vi parlerò della chiesa di santa Maria in Foro Claudio, situata nella frazione di Ventaroli (luogo natio di Matilde Serao), nel comune di Carinola, in provincia di Caserta.
Siamo nella fetta di terra che i romani denominarono Campania Felix, lungo il percorso della via Appia, la regina viarum. Proprio qui, tra le campagne di un luogo ancora ameno, frequentato nel medioevo dai pellegrini che si recavano alla chiesa di san Michele nel Grargano, ho scoperto un ciclo di affreschi che ha dell'incredibile per valore, bellezza e, ahimè, desolazione.
![]() |
Foto da blog CarinolaStoria.Chiesa |
Partiamo dal principio.Visitare la chiesa è stata un'impresa.Chiamata episcopio per essere stata sede vescovile fino al 1099, la basilica di origine paleocristiana (V-VI sec) è sempre chiusa, tranne in occasione di cerimonie o funzioni. L'aspetto esteriore è tipico delle chiese a capanna, la cui austerità e semplicità sono interrotte da un doppio ordine di bifore in alto e un portale d'ingresso con lunetta rinascimentale finemente decorata, il cui disegno è solo intuibile (è stata derubata nel 2007).
Per varcare la soglia della chiesa bisognava trovare il custode che è il prete del comune di Carinola.
In compagnia di un valido aiutante, ho dovuto "indagare" tra gli abitanti della frazione per rintracciarlo.
Dopo un paio di tentativi di trovarlo in chiesa riesco a contattarlo al cellulare concordando una visita. Ad aspettarmi trovo una coppia di residenti della zona che mi fanno da guida.
Non mi soffermo sulla qualità architettonica e il contesto in cui si sviluppa la chiesa; mi limiterò solo a dire che il nome "Foro Claudio", deriva dalla considerazione che in quel luogo in epoca romana ci fosse stato un foro, appunto Claudio. I materiali di spoglio della chiesa e i resti architettonici esterni sono chiaramente romani, ma non ci sono studi ad hoc e analisi che confermano di cosa si tratti (si dibatte tra foro e terme, vista la presenza delle acque).
Non mi soffermo sulla qualità architettonica e il contesto in cui si sviluppa la chiesa; mi limiterò solo a dire che il nome "Foro Claudio", deriva dalla considerazione che in quel luogo in epoca romana ci fosse stato un foro, appunto Claudio. I materiali di spoglio della chiesa e i resti architettonici esterni sono chiaramente romani, ma non ci sono studi ad hoc e analisi che confermano di cosa si tratti (si dibatte tra foro e terme, vista la presenza delle acque).
Foto di A.Iasimone- Navata |
Lo stupore all'apertura di quella piccola porta in legno è stato indescrivibile. Per qualche secondo credo di aver perso il respiro di fronte a tanta bellezza e magnificenza. Nella testa passavo in rassegna tutti i cicli pittorici più importanti del Medioevo e non potevo che considerarli alla pari.
La chiesa, a tre navate e completamente in pietra e tufo (in parte reintegrata perchè versava in condizioni di abbandono fino agli anni '80), è uno spaccato pittorico della civiltà medievale e le pitture vanno dal XI al XVI secolo.
L'affresco più importante è quello dell'abside, di chiara matrice bizantina, che ricorda le maestranze dell'abate Desiderio (Montecassino non è molto distante da qui). Al centro, nella calotta, vediamo una Madonna col Bambino e due angeli laterali, mentre nella fascia inferiore sono raffigurati i dodici apostoli con al centro un angelo (san Michele arcangelo=?). Lo schema è quello di sant'Angelo in Formis, abbazia sita a pochi chilometri da Carinola, e gli angeli richiamano lo stesso stile. Noto però una resa più "popolare" che dimostra l'adesione ad una pittura che anticiperà le rivoluzioni occidentali del duecento e che raggiungeranno l'apice con Cimabue e Giotto. L'umanità che attraversa queste figure è frutto di quell'ascendenza devozionale e popolare tipica della pittura del XI-XII secolo nel sud Italia e che risponde di fatto alla funzione di punto di sosta lungo la via di pellegrinaggio.
La scelta di raffigurare Maria e non Cristo in trono a chi entrava in chiesa (tema più ricorrente e che si ritrova anche nella già citata sant' Angelo
in Formis) è un chiaro segno di quanto detto sopra. Il tema mariano in questo periodo è al centro di un'indagine iconografica importante e le icone mariane di ascendenza bizantina furono fonte di ispirazione per i pittori dell'epoca.
![]() |
Abside (Wikipedia) |
Le decorazioni nella fascia più in basso e quella più in alto sono dei veri capolavori decorativi: in alto motivi floreali e vegetali; in basso una processione di piccoli elefanti (che richiamano alla funzione di sede vescovile) circondati da trame decorative sottili e finemente rifinite.
Accanto a questa decorazione principe, lungo le navate si susseguono lacerti di altri cicli pittorici afferenti ad epoche diverse. La mia attenzione ricade sui resti di un giudizio universale sulla parete di destra (guardando verso l'abside) che richiama schemi giotteschi, impianti architettonici ormai ampiamente acquisiti e che già aprono alla modernità. Sono datati tra il XV e XVI secolo, ma non sono di facile interpretazione poiché non sono affatto leggibili. Si riconosce una figura mostruosa in basso (il Diavolo?) e una serie di mestieri che si snodano a lato del giudizio.
Nella navata sinistra vi sono una serie di figure di santi coevi al Giudizio Universale, ma la qualità e la resa pittorica non sono all'altezza di quelli dell'epoca precedente.
Il tema iconografico prevalente, tuttavia, è quello della Madonna col Bambino, che si ripete per ben cinque volte, quasi come se fossero un ex-voto alle pareti. Segnalo anche che sulla navata di sinistra vi era la raffigurazione della Madonna della Libera, un tema devozionale molto frequente in queste zone, che è andato ormai perduto dopo secoli di incuria e neanche il restauro
è riuscito a recuperarlo.
Qual'è la ragione di questo costante riproporsi? La Madonna col Bambino è un tema comunissimo, soprattutto nei secoli a cui ci riferiamo, ma non conosco molti esempi in cui si ripete con tanta costanza in un unico monumento.
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Foto A.Iasimone |
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Foto A.Iasimone |
Qual'è la ragione di questo costante riproporsi? La Madonna col Bambino è un tema comunissimo, soprattutto nei secoli a cui ci riferiamo, ma non conosco molti esempi in cui si ripete con tanta costanza in un unico monumento.
Altro punto da valutare sono i numerosi santi raffigurati, in particolare san Leonardo di Noblac, san Bernardo e san Martino del Massico, il monte che domina la zona.
Perché ho scelto di parlarvi di questo luogo? Perché a me ha lasciato tante domande e perché credo che sia uno di quei luoghi da conoscere e studiare.
Di fronte ad una qualità così alta non si può rimanere indifferenti. Non ci sono studi eseguiti con costanza che ricostruiscono la storia del monumento e in rete si trova davvero poco.
Mi sono detta: perché non parlarne? Perché non provare a muovere le cose? In un momento così instabile, la cultura è un punto da cui poter ripartire anche ritrovando luoghi che sono al di fuori dei circuiti turistici convenzionali ma che sono fonte di accrescimento culturale e storico.
Ricostruire le vicende storico-artistiche di questo luogo vuol dire far luce su un ciclo pittorico che per qualità non può rimanere nel silenzio e che ci restituisce uno spaccato di storia di una regione che è stata fulcro di numerosi avvenimenti, nonché luogo di scambio, passaggio e commerci.
Mi sono detta: perché non parlarne? Perché non provare a muovere le cose? In un momento così instabile, la cultura è un punto da cui poter ripartire anche ritrovando luoghi che sono al di fuori dei circuiti turistici convenzionali ma che sono fonte di accrescimento culturale e storico.
Ricostruire le vicende storico-artistiche di questo luogo vuol dire far luce su un ciclo pittorico che per qualità non può rimanere nel silenzio e che ci restituisce uno spaccato di storia di una regione che è stata fulcro di numerosi avvenimenti, nonché luogo di scambio, passaggio e commerci.
Un solo documento ripercorre la storia della chiesa in modo più sistematico e ve lo segnalo, ringraziando gli autori per aver risolto alcuni dei miei dilemmi. Si tratta della scheda redatta dall' archeoclub, che però di fatto vieta qualsiasi riproduzione delle foto e scaricamento del documento. Almeno possiamo leggere. W la rete!!!
Vi condivido, inoltre, un ottimo spunto da www.carinola.eu, in cui ci sono dei riferimenti bibliografici interessanti e dei collegamenti con la storia territoriale e un post sul blog "carinolastoria".
Concludendo,questo post è, dunque, uno spunto a focalizzare l'attenzione su questo patrimonio che non va assolutamente messo nel dimenticatoio.
Mi chiedo se il comune, gli enti locali e la chiesa siano interessati a lavorare su questo patrimonio. La cultura ha bisogno di emergere da queste situazioni e far conoscere un territorio che di fatto arranca dal punto di vista della promozione turistica ma che nasconde simili patrimonio potrebbe essere una via d'uscita.
Io ci sono. Being Sm-Art people, being culture.
Vi condivido, inoltre, un ottimo spunto da www.carinola.eu, in cui ci sono dei riferimenti bibliografici interessanti e dei collegamenti con la storia territoriale e un post sul blog "carinolastoria".
Concludendo,questo post è, dunque, uno spunto a focalizzare l'attenzione su questo patrimonio che non va assolutamente messo nel dimenticatoio.
Mi chiedo se il comune, gli enti locali e la chiesa siano interessati a lavorare su questo patrimonio. La cultura ha bisogno di emergere da queste situazioni e far conoscere un territorio che di fatto arranca dal punto di vista della promozione turistica ma che nasconde simili patrimonio potrebbe essere una via d'uscita.
Io ci sono. Being Sm-Art people, being culture.
Author : Unknown
Riflessioni smartiane: "Eppur si muove"? O ci ubriachiamo di illusioni?
Da diversi giorni rimbalza online la notizia del Decreto Cultura promosso dal ministro Franceschini (rif. http://www.tafter.it/wp-content/uploads/2014/05/Decreto_Turismo_Cultura_DL_MIBACT-15-maggio-2014.pdf).
Per due notti ho perso il sonno e la vista a leggere gli articoli del provvedimento cercando qui e là con il mio immancabile spirito sognatore le parole sperate.
Interessanti le proposte: possibilità di poter finalmente scattare foto nei musei e condividerle (senza scopo di lucro), finanziamento per la musica lirica, rinnovamento della tax credit per la musica.
Su tutti, l'articolo che ha fatto più notizia è quello legato al mecenatismo: chi investe in cultura ha agevolazioni fiscali fino al 65% ammortizzabili in tre anni.
I musei e le istituzioni, previa giustificazione delle spese e obbligo di pubblicazione dei finanziamenti ricevuti, possono accogliere investimenti da privati per favorire il recupero, la tutela e la valorizzazione dei beni in loro gestione.
Che bello, si direbbe! Ma il personale attualmente assunto è in grado di fare questo tipo di programmazione? Sa gestire i progetti e valutare con metodi scientifici e competenze tecniche il da farsi?
Per due notti ho perso il sonno e la vista a leggere gli articoli del provvedimento cercando qui e là con il mio immancabile spirito sognatore le parole sperate.
Interessanti le proposte: possibilità di poter finalmente scattare foto nei musei e condividerle (senza scopo di lucro), finanziamento per la musica lirica, rinnovamento della tax credit per la musica.
Su tutti, l'articolo che ha fatto più notizia è quello legato al mecenatismo: chi investe in cultura ha agevolazioni fiscali fino al 65% ammortizzabili in tre anni.
I musei e le istituzioni, previa giustificazione delle spese e obbligo di pubblicazione dei finanziamenti ricevuti, possono accogliere investimenti da privati per favorire il recupero, la tutela e la valorizzazione dei beni in loro gestione.
Che bello, si direbbe! Ma il personale attualmente assunto è in grado di fare questo tipo di programmazione? Sa gestire i progetti e valutare con metodi scientifici e competenze tecniche il da farsi?
Scrutando per bene ogni singolo emendamento, correzione e/o proposta, noto qui e là provvedimenti un po’ ambigui: dalla gestione del “Progetto Pompei” che prevederà norme più semplici per velocizzare gli interventi alla proposta di gestione per gli spazi della Reggia di Caserta fino all’introduzione di una Tourist Card che dovrebbe agevolare negli acquisti, nelle prenotazioni e negli spostamenti i turisti che vengono in Italia.
Riflessioni: semplificare la procedura per l'accesso ai finanziamenti è davvero la strada più efficace?
Affidare a manager (esperti di cosa?!) la gestione di patrimoni così compositi e vasti come la Reggia di Caserta è davvero quello di cui si ha bisogno? Proporre l'ennesima card come se fossimo alla COOP è davvero un servizio ai turisti?
Riflessioni: semplificare la procedura per l'accesso ai finanziamenti è davvero la strada più efficace?
Affidare a manager (esperti di cosa?!) la gestione di patrimoni così compositi e vasti come la Reggia di Caserta è davvero quello di cui si ha bisogno? Proporre l'ennesima card come se fossimo alla COOP è davvero un servizio ai turisti?
Ho provato ad esultare di fronte a queste novità, a trovare il valore di simili scelte eppure manca qualcosa. Sembra tutto girare intorno ad una corsa a tamponare i buchi, a mettere le pezze su un sistema che, ahimè, va riformato dalla radice.
“Cosa servirebbe?” è la domanda ricorrente per me. La risposta è quella che inseguo da anni, quella che ho ascoltato iscrivendomi alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali. Ci vuole competenza. Per salvare un Ministero allo sbaraglio non bastano due norme e qualche incontro formale, vedi ad esempio la riunione del 30 maggio per discutere di “Comunicazione sul Web”. L’intero sistema va rivisto dalle fondamenta; non sono i selfie e qualche scatto intelligente a dare linfa vitale ad un settore allo sbando.
C’è bisogno di forze nuove; c’è bisogno di un rinnovato interesse che parta dal sociale e che si riconosca in nuove figure professionali formate su altre esperienze, come quella sul Web.
La comunicazione e la divulgazione delle immagini devono essere libere dalle costrizioni burocratiche ed essere affidate a persone che vogliono fare della cultura il proprio mestiere e non l’”hobby” delle ore notturne (come me in questo caso che scrivo alle 00.30 dal mio letto).
“Cosa servirebbe?” è la domanda ricorrente per me. La risposta è quella che inseguo da anni, quella che ho ascoltato iscrivendomi alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali. Ci vuole competenza. Per salvare un Ministero allo sbaraglio non bastano due norme e qualche incontro formale, vedi ad esempio la riunione del 30 maggio per discutere di “Comunicazione sul Web”. L’intero sistema va rivisto dalle fondamenta; non sono i selfie e qualche scatto intelligente a dare linfa vitale ad un settore allo sbando.
C’è bisogno di forze nuove; c’è bisogno di un rinnovato interesse che parta dal sociale e che si riconosca in nuove figure professionali formate su altre esperienze, come quella sul Web.
La comunicazione e la divulgazione delle immagini devono essere libere dalle costrizioni burocratiche ed essere affidate a persone che vogliono fare della cultura il proprio mestiere e non l’”hobby” delle ore notturne (come me in questo caso che scrivo alle 00.30 dal mio letto).
In rete ci sono numerosi progetti in questo senso: si sta capendo che la rete, la condivisione e lo sviluppo di piani di comunicazione integrati sono la giusta risposta. O rappresentano comunque un inizio di un movimento.
Vogliamo davvero puntare sulla cultura per ragioni sociali ed economiche o ci piace ormai riempirci la bocca della parola cultura per pura retorica?
Generare valore dalla cultura si può, ma il valore parte dalle persone, da chi ama questo settore e ne vuole sposare la causa dandogli nuove opportunità.
Mi stupisce che si pensi ai manager per risolvere i problemi della cultura. Se i manager non sono riusciti a risolvere il problema della crisi economica mondiale, come possono aiutare la cultura? E con quali competenze?
La cultura non ha numeri quantificabili, non ha ricadute misurabili e non ha proiezioni prevedibili.
Mi stupisce che si pensi ai manager per risolvere i problemi della cultura. Se i manager non sono riusciti a risolvere il problema della crisi economica mondiale, come possono aiutare la cultura? E con quali competenze?
La cultura non ha numeri quantificabili, non ha ricadute misurabili e non ha proiezioni prevedibili.
La cultura vive di conoscenza. La cultura necessità di diffusione e partecipazione.
Online siamo in tanti a credere che lavorare in cultura si può, ma abbiamo bisogno di un'occasione concreta, non di uno spazio in rete vincolato a dei contenuti che in un certo senso "ci cantiamo e ci suoniamo da soli".
Che dire, noi ci siamo. Ma il governo c'è?
"Eppur si muove" diceva qualcuno... ma ho l'impressione che in questo caso ci stiano ubriacando di parole.
Riflettiamo. Insieme.
Author : Unknown
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