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Cartografie antiche: le stelle e la società
![]() |
Mappa di Dunhuang, Gansu, conservata presso la British Library. (Immagine da www.bl.uk) |
Questa cartografia è un antico atlante del
cielo stellato!
Si tratta di mera
rappresentazione del cielo? Perché tanta cura nelle registrazioni dei movimenti
celesti nell’antica Cina?
Immaginiamo di trovarci in Cina
centrale, intorno al 700, col naso all'insù ad osservare il cielo. Probabilmente
saremmo degli astronomi intenti a registrare, notte dopo notte, ogni movimento
della volta celeste. Lavoreremmo su “mappe” come questa in figura, con gli
astri rappresentati di colori differenti, bianco, nero e giallo, ad indicare le
stelle osservate da tre differenti scuole astronomiche del passato, rispettivamente
quella di Wu Xian, Gan De e Shi Shen.
Le stelle sono state riportate su
carta con un sistema di proiezioni per consentire di riportare la curvatura del
cielo su un pezzo di carta. L’intera serie di carte celesti conteneva ben 1.300
stelle!
Una curiosità: questo sistema è
molto simile a quello sviluppato nel XVI secolo dal cartografo fiammingo
Gerardus Mercator e usato in molte mappe ancora oggi!
Ma tornando a noi nelle veste di
antichi astronomi, perché tanta attenzione?
Una delle funzioni più importati
dell’astronomia antica cinese era la rilevazione del tempo che avveniva
secondo una calendario lunisolare, ogni tanto riallineato per via della
differenza del ciclo lunare con quello solare.
Ma il calendario cinese
rappresentava molto di più: era il simbolo della dinastia regnante e si pensava
che il movimento delle stelle nel cielo fosse direttamente collegato alle
azioni in terra dell’imperatore e della sua corte. Così un'eclisse solare
poteva essere interpretata come una imminente sventura. Per questo motivo l’imperatore
assumeva degli astronomi che notte dopo notte registrassero i movimenti della
volta stellata. Gli astronomi prendevano nota di tutte le stelle che apparivano
improvvisamente tra le stelle fisse, chiamate “stelle ospiti”. Un esempio di
stella ospite registrata dagli astronomi cinesi, ma anche da quelli arabi, è la
Nebulosa Granchio osservata nel 1054, oggi nota come SN 1054.
Il calendario cinese era il
simbolo stesso della dinastia, e poiché le dinastie non duravano per sempre, ma
sorgevano e cadevano, il calendario
veniva “aggiornato” e “ricreato” al cambiare della casa regnante.
A sottolineare l’importanza di
questo pensiero, le storie ufficiali delle dinastie cinese: a partire dal
secondo secolo avanti Cristo, esse includono un capitolo appositamente dedicato
all’astronomia.
Quanto sono importanti, oggi, le mappe antiche?
Talvolta esse contengono
dettagli, quali il passaggio di una cometa 2.000 anni fa o le supernove, consentono
di calcolare oggi, nei moderni studi astronomici, la periodicità di determinati
eventi celesti.
Qualche dettaglio sulla mappa celeste che vi abbiamo
mostrato: è conservata alla British Library di Londra e fu trovata a Dunhuang,
Gansu, un avamposto dell’impero cinese a oltre mille miglia dalla capitale e
dalle rotte della strada della seta. Si ritiene che essa risalga all’imperatore
Zhong Zong, ovvero all’inizio dell’VIII secolo d.C..
Il rotolo faceva parte dei 40.000
manoscritti di una biblioteca buddhista nascosta in una grotta, probabilmente
sigillata intorno al 1.000 d.C., e scoperta nel 1900. Chi creò la biblioteca e
come i rotoli arrivarono fin lì, rimarrà probabilmente per sempre un mistero.
Per maggiori informazioni sui
rotoli potete visitare il sito dedicato: International Dunhuang
Project.
Author : Unknown