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Atti vandalici: storie di straordinario ricordo
Firenze. La mano del Ratto di Polissena gira il Web a denuncia di un nuovo atto vandalico.
"Mozzato il dito [...]" tuonano i giornali. Il dito mozzato. Il dito già mozzato.
Ecco la mano incriminata.
"Mozzato il dito [...]" tuonano i giornali. Il dito mozzato. Il dito già mozzato.
Ecco la mano incriminata.
![]() |
Mano del Ratto di Polissena, Loggia dei Lanzi, Firenze |
Quello che i più non sanno è probabilmente che nessuna di quelle dita è originale: sì, sono tutte frutto di opere di reintegrazione dovute a ripetuti atti vandalici.
Passeggiando per le vie delle nostre piazze, non viene forse a tutti il desiderio sfrenato di portarsene a casa un pezzo, anche a costo di sfregiare la piazza, l'espressione stessa di quella città e della comunità che l'ha prodotta? Non ci basta un bel selfie o non ci è mai bastato?
Ironia a parte, riflettendo sul quando gli atti di devastazione siano nati, non si può scampare dalla nascita dell'uomo: sono "vecchi" quanto l'uomo. Nell'antica Roma si scrivevano insulti e ingiurie sui muri esattamente come oggi: è forse cambiata la natura dell'uomo o siamo iperprotettivi verso l'eredità del passato?
Si potrebbero sollevare tantissime domande e forse poche risposte: si tratta di inciviltà, di non riconoscimento del valore culturale e storico delle nostre piazze? Si tratta di mancanza di sensibilità artistica e civile? Dobbiamo riconoscere questi atti come il passare del tempo e l'inarrestabile passaggio dell'uomo? Sono atti vandalici, di sfida, di noncuranza o di incomprensione culturale?
E cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo oltre a denunciare queste notizie e inveire contro i vandali?
Dove si insegna il rispetto per l'arte e la cultura, per la città? C'è chi risponde a scuola, chi in famiglia, chi attraverso i progetti di cittadinanza.
Non siamo forse molto lontani da un'altra situazione denunciata poco tempo fa (link).
Bologna. Un gruppo di anarchici sfrattati dal Palazzo dell'Università, han reagito imbrattando Palazzo Hercolani. Davvero vogliamo insegnare alle generazioni future che basta sfregiare, rovinare, minacciare, per ottenere ciò che si vuole?
Questa è la legge del più forte, è la legge del mondo che nessuno potrà mai scardinare.
Ma nel nostro piccole porta forse grandi risultati? "Calpestare" un palazzo storico del Settecento non è come imbrattare la porta mia e del mio vicino?
Tra le espressioni più affascinanti di questo essere indecifrabile, misterioso e spesso oscuro che è l'uomo, vi è la capacità di esprimere pensieri e sentimenti in creazioni che solo a volte hanno il riconoscimento di arte, ma sono ad ogni modo frutto di una cultura e di una storia che son quelle da cui passiamo tutti i giorni: sono la nostra quotidianità, le nostre strade, i nostri paesaggi, le nostre piazze.
Se questo vogliamo che le persone intorno a noi e dopo di noi ricordino, ricordiamo e proteggiamo anche noi quel che ci è caro, come facciamo con gli oggetti più personali, non in "materia asportata", ma in souvenir fatti di storie e ricordi.
Tu. Se hai pensato di incidere un monumento e portartene a casa un pezzetto, ricorda che quel bene culturale è della comunità, è in condivisione col mondo, ma è anche tuo. Quella bellezza, quel lavoro che vuoi sfregiare, di cui essere orgoglioso, è anche tuo.
Quella statua con la quale ti puoi fotografare, che non puoi portare via, è anche tua.
Ha una storia, che è la tua.
A cui puoi aggiungere un pezzo personalissimo di racconto, che meno racconti, e più rimane solo tuo.
Author : Unknown