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Luoghi smartiani: atmosfere parigine al Parco Talon (BO)

Perdersi al Parco Talon a Casalecchio di Reno (BO) è un classico della domenica qui a Bologna.
Chiamato così per l’appartenenza del terreno alla famiglia Sampieri-Talon, era in origine un parco privato, solo successivamente di pubblico “ristoro” e perciò re-intitolato “Parco della Chiusa”. Si tratta del più antico monumento idraulico europeo, patrimonio dell’Unesco e dal Trecento, quale simbolo di pace e tuttora funzionante, controlla e convoglia le acque del grande Fiume: il Reno.

Parco Talon




Nel corso del Settecento le dimore “agresti” dei Sampieri divennero centro di mondanità e condivisione culturale, tanto che Donizzetti e Rossini vi diressero acclamati concerti, mentre Stendhal, in un suo lungo soggiorno, definì le cascate del fiume il “Bois de Boulogne*” locale, raggiungibile quando ancora il Reno era navigabile fino alle porte della città.
Le ville d’altra parte erano state costruite per essere tutt’uno col parco circostante: in particolare il salone delle feste in Villa Sampieri Nuova (XVIII sec), un enorme loggiato chiuso da vetrate, fu volutamente riempito di piante per dare agli ospiti la sensazione di trovarsi ancora all’esterno.

Parco Talon

Parco Talon


Attorno poi, secondo il modello francese, si apriva un grande giardino seguito da uno piccolo all'italiana, quindi da un vasto parco all'inglese che anticipava scorci suggestivi sul fiume e i campi circostanti. Completavano il tutto un laghetto, statue, chioschi, e scenari esotici secondo i gusti dell'epoca.
Sull’impervio versante della collina invece, si estendeva il bosco, riserva di caccia e legname.
Durante la seconda guerra mondiale il parco divenne una base tedesca, bersaglio di numerosi bombardamenti alleati, che nel ’45, proprio pochi giorni prima della fine delle ostilità fecero del magnifico salone di Villa Sampieri una vittima illustre. Negli anni ’70 del Novecento, quasi come unico rimedio naturale alle “ferite” subite, il parco è diventato di proprietà pubblica, aperto quindi a tutti: anche se il tempo e la storia non hanno certo avuto pietà per gli antichi fasti nobiliari, resta senza dubbio un patrimonio inestimabile, meta ogni giorno di folle di cittadini che però vanno ancora cercando la pace di allora.


Parco Talon
NB: Foto di Sara Armaroli 

Omaggio Smartiano: Igor Mitoraj (26-03-1944/06-10-2014)



Il 06 ottobre del 2014 muore a Parigi Igor Mitoraj, lo scultore contemporaneo nato in Polonia e vissuto per la maggior parte della sua vita a Parigi. 
In Italia ha operato in diverse sedi e ha aperto una sede espositiva a Pietrasanta, zona d'Italia alla quale fu molto legato. 
Predilige lavorare il marmo, ma viene anche affascinato dalla cultura latino-americana del dopoguerra e trascorse diverso tempo in Messico. 
Amante degli eroi feriti, ricercatore assiduo della bellezza perduta nelle rovine, si distingue per questa sua arte "in fieri" e quasi contratta dal tempo. Con lui la materia sembra essere già di un altro tempo. 
A Roma, nella chiesa di s.Maria degli Angeli, ha realizzato due opere: il Redentore e l'Annunciazione in bronzo. Interessante è vedere il confronto con i grandi del '500 e del '600 romano. 
Secondo noi dialoga perfettamente col passato. 
Voi che ne dite?



Noi lo ricordiamo con gli scatti dalla Valle dei Templi di Agrigento, nella sua esposizione del 2011. 


"La mia arte è, evidentemente, l'espressione artistica di un certo malessere,
 di un'emozione, di una protezione, che lascia la porta aperta all'immaginario;
non è che un trampolino per l'aldilà."









"Ho la nostalgia di qualcosa di molto bello, di molto semplice,

 una sorta di paradiso perduto; 
ho bisogno di una certa bellezza, questa mi fa vivere."





Notizia smartiana: la Nike di Samotracia torna ad incantare il Louvre


Dopo un restauro lungo dieci mesi la scultura della Nike di Samotracia, statua del periodo ellenistico datata tra il 200 e 180 a.C, torna a splendere sull'Escalier Daru del Louvre. La statua, acefala, venne ritrovata a Samotracia, un'isola dell'Ege,o nel 1863 e venne scolpita a Rodi per celebrare una vittoria navale. 
L'intervento è costato quattro milioni di euro grazie alla collaborazione tra cittadini ed istituti pubblici e privati. 

La rivedremo nel suo splendente panneggio investito da un vento immaginario col petto che si erge di fronte al cedere delle ali. La mancanza delle braccia e della testa sembra quasi non sentirsi data l'impetuosità delle ali e del corpo. Le gambe, ben salde alla nave che la tiene sulle acque, giocano un ruolo fondamentale in quel riproporre l'equilibrio classico che celebre rese la scultura greca in tutto il mondo. 

L'attuale collocazione della statua, sebbene fuori contesto e sviscerata dal suo significato celebrativo, è in realtà strategico e simbolico, dando un valore iconico al Louvre. Nell'antica Grecia la Nike, letteralmente Vittoria, era il simbolo della vittoria, tornato in voga durante le campagne di Alessandro Magno ed era legata alla dea Atena.



In questa rilettura di significato, del tutto moderno e legato alla natura didattica del Louvre, possiamo dire che afferma un'altra vittoria: quella della cultura sul mondo. 
Per questo direi che è un simbolo anche smartiano: aprite le ali alla vittoria!!




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