Posted by : Unknown lunedì 24 novembre 2014



Questo post doveva essere il resoconto di un finissage al Museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), dedicato alla mostra Cult Hollywood movies, as Ottoman miniatures, dell'artista Murat Palta. 
Da smartiana, però, divorando il catalogo in un paio di ore , ho pensato che l'artista e la mostra meritavano una riflessione più accurata. 
Murat Palta è un giovane talento turco, classe 1990, laureato in Grafica e Design alla Dulmlupinar University. Appassionato di cinema americano e profondo conoscitore della miniatura ottomana del 1500, ha creato un'arte che concilia l'Oriente ed Occidente attraversando tempo e spazio.
Ed io lo incontro proprio nel territorio che da secoli ospita l'Oriente della capitale bizantina e l'Occidente della capitale romana: la provincia di Ravenna. 
Il tessuto che si intreccia nei lavori di Palta va indagato da diversi punti di vista: quello storico, quello tecnico e quello creativo. 

Nel primo caso si tratta di una sorta di "manierismo della miniatura", ossia una rivisitazione alla maniera miniaturistica delle scene 
cult di film contemporanei. Palta realizza le scene come se fossero accadute nel 1500, in contesti che diventato atemporali. 
La storia dei sultani orientali (vedi il Marlon Brando de Il Padrino che diventa il sultano Mustafa III) e le imprese tratte dal Libro dei Re (Isfandar diventa Terinator II con tanto di spavaldi occhiali da sole) si trasformano in locandine alternative dei film che hanno segnato la nostra storia o addirittura in una sorta di trailer bidimensionali (notate il sovrapporsi di scene-simbolo in Shining). 

M.Palta, Il Padrino
Mustafa III




M.Palta, Terminator II
     
  

M.Palta, Shining













Dal punto di vista tecnico, l'artista realizza le sue opere riguardando alla tecnica e alla simbologia dei manoscritti a cui fa riferimento (Libro dei Re,  Libro delle imprese di Salomone). Formidabile è la riproposizione di Uma Thurman in Kill Bill come la danzatrice del Libro di Levni o l'apparizione dello Yoda di Guerre Stellari in piccole nuvolette proprio come i profeti dello Hubename. 
Ciò che poi contraddistingue l'abilità tecnica è la perizia nel disegno delle trame dei tessuti e degli apparati decorativi, tipicamente orientali con motivi floreali, vegetali e il predominio degli elementi architettonici. Tutto a confermare l' horror vacui che era tipico dei miniaturisti orientali del XVI secolo. 
Levni, Danzatrice XVIIsec
M. Palta, Guerre Stellari



M.Palta, Kill Bill









In ultimo va sottolineata la creatività e l'estro del giovane autore che riesce a conciliare mondi così diversi in una dimensione che a noi ci sembra naturale. Non è poi da escludere l'elemento comico, quasi caricaturale che rende la rielaborazione un momento divertente e di relax. Il cinema, del resto, è un'arte di intrattenimento e, grazie alle opere di Palta, anche le miniature diventano veicolo di comunicazione leggera e ci appaiono più vicine, nel tempo e nello spazio. I luoghi dei set diventano le regge dei sultani o i paesaggi della Turchia. 
Ciò che appare come un divertissment  è, in realtà, frutto di un'elaborazione mentale ed artistica molto profonda che, utilizzando anche i moderni sistemi della rete (i suoi "film bidimensionali" sono diventati un fenomeno virale), fonde linguaggi e recupera tradizioni che pongono l'artista tra due mondi. 
In questo modo l'arte diventa universale e comunica in modo limpido e chiaro le nuove frontiere storiche e morali. I personaggi che nel 1500 ottomano erano simboli e miti dei contemporanei, diventano tramite per l'esaltazione dei miti moderni e attuali che sicuramente nel cinema trovano il più diretto rappresentante della realtà. 
Credo che questa piccola mostra in un paese di provincia rappresenti una vittoria per chi, come noi sm-Art People, è alla ricerca della Cultura che non ha bisogno nè di grandi nomi nè di grandi investimenti. Si tratta della cultura di chi lavora con passione per tramandare la conoscenza.  
Il valore è nella capacità di cercare il dialogo col territorio, e il Museo Civico delle Cappuccine lo fa esaltando l'oro dei mosaici di Ravenna attraverso l'oro delle vesti dei sultani/attori. 
La bravura è nell'incuriosire il visitatore affinchè possa scoprire nuovi mondi e soprattutto capire che la Cultura è frutto di ciò che siamo stati e dell'immaginario che ci circonda e che può confrontarsi con qualunque tradizione perché non ha bisogno di scandire il tempo e rappresentare lo spazio nei soli linguaggi e costumi contemporanei. L'arte guarda a sè stessa e si rinnova nel passato, riflettendo, reinterpretando e rivalutando. 

Il comune denominatore di tutto ciò che è la trasmissione delle culture sono le persone. E in Diego Galizzi, curatore del Museo Civico di Bagnacavallo, siamo convinte di aver trovato un vero sm-Art People. Complimenti. 

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