Posted by : Unknown venerdì 23 agosto 2013


In un assolato Ferragosto che per fortuna poco ha ceduto all'afa mi dirigo a Comacchio, piccola cittadina in provincia di Ferrara che rappresenta il comune più importante del Delta del Po. 
Pensando a cosa potevo sapere e/o immaginare di quel luogo, nella mia mente ho vagheggiato tante definizioni.

Somiglia a Venezia, ma NON è Venezia, 
Affaccia sul mare, ma NON ha l'acqua salata
Si trova sul Delta del fiume Po, ma l'acqua NON è dolce
E' l'unione di tante isole, ma NON è un'isola
Si trova in Emilia ma NON è Emilia
Sembra Veneto, ma NON è Veneto
Le barche NON le chiamano barche, ma le chiamano comacine.

Tutti questi NON mi hanno ispirato per cercare la peculiarità di questa terra sospesa tra il fiume e il mare, tra la terraferma e l'isola, tra storia recente ed origini antiche. 
Furono gli etruschi a darle i natali, sfruttando le acque che cingevano le originarie 13 isole che componevano la valle, tanto vicine da diventare una sola. Il sito archeologico di Spina racconta le origini etrusche di Comacchio, le quali tra i cittadini di oggi sono motivo di vanto (si pensa che addirittura il nome derivi da un termine etrusco che significa "accumulo di dossi").
Trepponti

Fu poi dominata in gran parte da poteri pontifici che le hanno dato l'aspetto di oggi, in particolar modo nei due monumenti che caratterizzano la città: il duomo di san Cassiano, dell'VIII secolo ma ricostruito più volte nei secoli a venire e il Trepponti, struttura architettonica davvero unica che tiene uniti cinque canali al quale si accede tramite cinque scale. Ai lati ci sono due torri che riprendono il cappello cardinalizio, simbolo appunto della dominazione papale. Era la porta d'ingresso alla città e fu realizzata nel 1634 da Luca Danesi sotto la commissione del cardinale G.Battista Pallotta. I materiali utilizzati che si intrecciano di continuo nelle architetture di Comacchio sono il cotto e la pietra d'Istria. Il cotto veniva realizzato sfruttando l'argilla naturale tipica delle zone, ma che in questa regione era talmente malleabile da non richiedere tanto lavoro e l'origine salmastra le dava la possibilità di indurirsi facilmente; mentre la pietra d'Istria veniva trasportata lungo i canali e la laguna, i cui collegamenti giungevano sino a Ferrara.
I palazzi sono quasi tutti in pietra d'Istria ed hanno architetture inusuali quasi a voler reinterpretare forme che ricordano altri usi. Ad esempio, l'ex ospedale san Camillo che ricorda in facciata l'ingresso di un tempio o di una chiesa medievale, edificato tra il 1778 e il 1784 per volere del cardinale Francesco Carafa.
E poi c'è il cibo, quell'inconfondibile profumo che si diffonde in tutti i vicoli della città. Piatto tipico è l'anguilla, pesce che loro catturano mentre migra in mare per la riproduzione. Da qui nasce la sua coltivazione che è diventata addirittura presidio slowfood.
E infine il vino, cabernet e trebbiano che prendono il nome di vini del bosco Eliceo, doc delle valli di Comacchio che si distinguono per il loro sapore a metà strada tra l'argillosità dei terreni e il sale delle acque. Sapore inconfondibile che ben si adatta ad ammorbidire la grassezza dell'anguilla e dei primi piatti corposi.
Dopo un excursus così vario che ha ripercorso il cammino che ho compiuto (sempre con un compagno di avventura), cosa traiamo di Comacchio? E cosa lo rende un luogo così particolare da meritare una visita?
Particolare: canale e ponte

Beh, proprio la specificità dell'ambiguità. Comacchio ha la fortuna di non avere una caratterizzazione; la si può vivere come città marittima o fluviale, di terra o di acqua, di cultura e di commerci. Non ha definizioni e non ne cerca; nei palazzi, nei canali e nei volti dei cittadini c'è questo stato di confine, questa profonda ambivalenza che ne caratterizza gli animi. Visitarla almeno una volta nella vita ci da il sapore della scoperta e dell'interpretazione. Ognuno può renderla sua e conservarne un pezzetto della sua anima millenaria.




Torquato Tasso nella Gerusalemme Liberata la definisce così:

 « Come il pesce colà dove impaluda / ne i seni di Comacchio il nostro mare, / fugge da l'onda impetuosa e cruda / cercando in placide acque ove riparare, / e vien che da se stesso ei si rinchiuda / in palustre prigion né può tornare, / che quel serraglio è con mirabil uso / sempre a l'entrare aperto, a l'uscir chiuso. » 


Ed io mi associo a lui intendendo così quell'"Uscir chiuso": a Comacchio entri pensando che sia un luogo che ha un po' tutto e non è niente. Ne esci però mutato lasciando chiusi nelle sue mura tutti quei pregiudizi iniziali. E questo cambiamento di opinioni ti farà ritornare, perché hai chiuso un pezzetto di te tra queste valli.

Citazione T. Tasso sulle scale dei Trep
ponti







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