Posted by : Unknown venerdì 23 settembre 2016

Mappa di Dunhuang, Gansu, conservata presso la British Library. (Immagine da www.bl.uk)

Questa cartografia è un antico atlante del cielo stellato!

Si tratta di mera rappresentazione del cielo? Perché tanta cura nelle registrazioni dei movimenti celesti nell’antica Cina?

Immaginiamo di trovarci in Cina centrale, intorno al 700, col naso all'insù ad osservare il cielo. Probabilmente saremmo degli astronomi intenti a registrare, notte dopo notte, ogni movimento della volta celeste. Lavoreremmo su “mappe” come questa in figura, con gli astri rappresentati di colori differenti, bianco, nero e giallo, ad indicare le stelle osservate da tre differenti scuole astronomiche del passato, rispettivamente quella di Wu Xian, Gan De e Shi Shen.
Le stelle sono state riportate su carta con un sistema di proiezioni per consentire di riportare la curvatura del cielo su un pezzo di carta. L’intera serie di carte celesti conteneva ben 1.300 stelle!
Una curiosità: questo sistema è molto simile a quello sviluppato nel XVI secolo dal cartografo fiammingo Gerardus Mercator e usato in molte mappe ancora oggi!

Ma tornando a noi nelle veste di antichi astronomi, perché tanta attenzione?
Una delle funzioni più importati dell’astronomia antica cinese era la rilevazione del tempo che avveniva secondo una calendario lunisolare, ogni tanto riallineato per via della differenza del ciclo lunare con quello solare.
Ma il calendario cinese rappresentava molto di più: era il simbolo della dinastia regnante e si pensava che il movimento delle stelle nel cielo fosse direttamente collegato alle azioni in terra dell’imperatore e della sua corte. Così un'eclisse solare poteva essere interpretata come una imminente sventura. Per questo motivo l’imperatore assumeva degli astronomi che notte dopo notte registrassero i movimenti della volta stellata. Gli astronomi prendevano nota di tutte le stelle che apparivano improvvisamente tra le stelle fisse, chiamate “stelle ospiti”. Un esempio di stella ospite registrata dagli astronomi cinesi, ma anche da quelli arabi, è la Nebulosa Granchio osservata nel 1054, oggi nota come SN 1054.
Il calendario cinese era il simbolo stesso della dinastia, e poiché le dinastie non duravano per sempre, ma sorgevano e cadevano, il  calendario veniva “aggiornato” e “ricreato” al cambiare della casa regnante.
A sottolineare l’importanza di questo pensiero, le storie ufficiali delle dinastie cinese: a partire dal secondo secolo avanti Cristo, esse includono un capitolo appositamente dedicato all’astronomia.

Quanto sono importanti,  oggi, le mappe antiche?
Talvolta esse contengono dettagli, quali il passaggio di una cometa 2.000 anni fa o le supernove, consentono di calcolare oggi, nei moderni studi astronomici, la periodicità di determinati eventi celesti.

Qualche dettaglio sulla mappa celeste che vi abbiamo mostrato: è conservata alla British Library di Londra e fu trovata a Dunhuang, Gansu, un avamposto dell’impero cinese a oltre mille miglia dalla capitale e dalle rotte della strada della seta. Si ritiene che essa risalga all’imperatore Zhong Zong, ovvero all’inizio dell’VIII secolo d.C..
Il rotolo faceva parte dei 40.000 manoscritti di una biblioteca buddhista nascosta in una grotta, probabilmente sigillata intorno al 1.000 d.C., e scoperta nel 1900. Chi creò la biblioteca e come i rotoli arrivarono fin lì, rimarrà probabilmente per sempre un mistero.



Per maggiori informazioni sui rotoli potete visitare il sito dedicato: International Dunhuang Project.

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