Posted by : Unknown lunedì 21 ottobre 2013




E con le stesse scarpe camminare 
per diverse strade 

o con diverse scarpe 

su una strada sola 

(F.De Gregori- Sempre e per sempre)






Comincio il mio post su Roma con una citazione sulle strade che definirei metaforica, poetica e magica, scritta per amore da un compositore che Roma ce l'ha nelle vene. E come non associare al cammino e all'amore il mio percorso sulla via Appia? 
Una domenica d'autunno, col sole che solo Roma sa offrirti nella sua eternità, zaino in spalla, pc in borsa e via sulla metro verso una nuova scoperta. Ricordo ancora quando lessi dell'iniziativa "Appiaappiedi"(per info http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sitoMiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_2091929368.html) e pensai "Chissà se riuscirò ad andare?!". Alla fine,  grazie a varie coincidenze, eccomi qui a contemplare le meraviglie di una via, definita per la sua importanza regina viarum, che ha unito popoli di ogni provenienza, ha favorito scambi commerciali e rotte di fuga per chi nei secoli aveva bisogno di viaggiare.


Si parte da villa dei Quintili, maestosa residenza costruita nel II secolo d.C dai consoli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo. Davanti a me uno spettacolo che da solo vale il prezzo del biglietto (per info http://www.parcoappiaantica.it/it/index.asp ). Il monumento si trova su una leggera altura, all'altezza di un luogo simbolico per la storia di Roma; qui infatti vi erano i tumuli degli Orazi e dei Curiazi. Tutt'intorno, i monti Tiburtini e le stupende colline intorno a Roma che, nonostante la leggera foschia, sono lì a farti sognare le gite fuori porta di imperatori e consoli romani, nonché di importanti famiglie nobiliari del medioevo. 


Villa dei Quintili 



In quel momento, con un balzo temporale notevole, mi è venuto in mente Goethe e il suo "Viaggio in Italia". Si tratta di un libro che ho letto molti anni fa e ricordo le sue descrizioni di Roma e la sottolineatura di quel paesaggio brullo che da un lato gli faceva rabbia per la disattenzione nei confronti del patrimonio e dall'altro lo entusiasmava perché lo metteva a diretto contatto con la storia e con il tempo. Ed io mi sono sentita una moderna protagonista di un anacronistico gran tour, percorrendo la strada che unisce la mia vita alla mia passione. Sono nata, infatti, proprio in un paese che sorge a ridosso della via Appia che, costruita a partire dal 312 a.C., collega Roma a Capua e poi a Brindisi. Nei secoli è stata teatro e simbolo di numerosi eventi: lungo il suo percorso furono crocifissi i ribelli guidati da Spartaco, divenne il punto di imbarco di Federico II per la Terra Santa e per anni è stata la via dei Crociati. 
Come poteva non incuriosire chi, come me, vive di cultura e di arte? 
Guidata dalle viuzzole tracciate dai turisti che mi hanno preceduto, comincio il mio cammino. Visito gli ambienti della villa e ne scruto con occhio attento i particolari. Cotto, ceramiche, marmi e mille strati sovrapposti di materiali misti ne rivelano la storia e ne fissano il tempo e i secoli e poco importa se tutt'intorno ci sono i nuovi quartieri residenziali. Il cuore pulsante di quel paesaggio a metà strada tra ieri e oggi è lei e nessuno può inficiarla da questo ruolo. 


villa dei Quintili- interni

Continuo a camminare alla ricerca del basolato che rende celeberrima questa strada. Lo sento scorrere sotto i miei piedi mentre gli occhi si voltano a destra e a sinistra per cogliere i battiti di quel parco. Arte e natura sembrano aver trovato il connubio perfetto. Tutto si muove per disegnare una trama che ognuno poi tesse di proprie emozioni. Camminarci è il segreto per appropriarsi della voce dell'Appia. Nulla è più eloquente di quei blocchi di pietra uno ad uno compositi per sostenere carri, cavalli, bici e i nostri passi. Non sono regolari le pietre, scolpite dai segni indelebili dell'uomo e del suo passaggio. Famiglie, bambini, innamorati, gente solitaria o moderni sognatori come me sono i protagonisti di questa messa in scena. Non i rumori della città, non la frenesia del contemporaneo. Tutto scorre lento e infinitamente pieno, mentre incroci sguardi e raccogli sorrisi.
via Appia-percorso

Prima di raggiungere Campo di Bove e il Mausoleo di Cecilia Metella sento che è arrivato il momento di fermarmi. Ho bisogno di fissare nella mente quel momento. Cerco un appoggio fortuito su un muretto che affaccia su un campo incolto e con dell sterpaglie. Davanti a me qualche cippo e qualche lastra tombale (provo a tradurre dal latino, ormai dimenticato, ma alla fine rinuncio: ho altro a cui pensare). Ed è lì, come in ogni spettacolo che si rispetti, che avviene la "catarsi". 
Prendo il mio tablet e racconto la mia storia sulla via Appia, scritta qualche tempo fa per un concorso. La racconto a me stessa in realtà e a quella parte di me che vorrebbe restare lì, in quel pezzo di storia. Rileggersi è come viversi, cedendo una parte di se stessi al mondo senza pretendere nulla in cambio se non inspiegabili emozioni che solo tu puoi canalizzare nella tua anima. Saranno passati 20minuti mentre aspettavo il resto della compagnia e quando ho rialzato lo sguardo (interrotta da una telefonata... avrei dovuto spegnere lo smartphone) la strada mi sembrava un po' più mia e riprendere il cammino mi suscitava attesa, quasi come se dopo quel rito, meritassi una sorpresa.
Ed essa è arrivata qualche metro oltre (forse più): arrivo al campo di Bove, termine del mio percorso, a pochi passi dal Mausoleo di Cecilia Metella e la torre Caetani ed, eccola, si erge la chiesa di s.Nicola. Ne riconosco subito i tratti. Quelle forme fanno parte di me e scandiscono ogni volta la misura dei miei battiti. E' un esempio di gotico cistercense, stile che è rarissimo a Roma e in generale in Italia, che risale ai primi anni del 1300. La chiesa è senza tetto, le pareti sono ritmate da monofore archiacute e contrafforti esterni, in tipico stile borgognone, e la facciata, a forma di capanna e affiancata da un campanile, è meravigliosamente semplice nella sua maestà. 
Chiesa di san Nicola

E' la risposta della storia alla mia prosa. I miei studi, la mia tesi e le mie ipotesi di ricerca (svanite ahimè per il sistema "meritocratico" dei dottorati e per mie varie colpe) sono sempre partiti da qui. E qui ritorna il mio cuore ogni volta. Mi volto, prendo il biglietto e chiudo la giornata visitando il mausoleo di Cecilia Metella e la torre della potente famiglia Caetani, che nel 1299 aveva ricevuto in dono proprio il mausoleo da papa Bonifacio VIII, iniziando così i suoi traffici commerciali.
Non dimentichiamo che la sera prima, appena dopo il tramonto, avevo già dato un saluto alla via Appia, visitandone l'inizio: l'Arco di Druso, la porta s.Sebastiano, nonché il parco da cui si può ammirare il Sepolcro degli Scipioni. 
Vi chiederete: perché parlare di strade? Perché raccontarvi di questa gita? Le domande sorgono spontanee e la risposta altrettanto. 
Tornando alla citazione nell'incipit, il segreto per essere una smart people è la consapevolezza di camminare con le stesse scarpe della storia, cariche di passione, nelle vie più diverse e nello stesso tempo di camminare con scarpe diverse, ossia insieme a chi come te vive di cultura, su una stessa strada: quella della conoscenza di chi ci ha preceduto e di se stessi. 
L'invito è a non fermarvi mai, a scoprire sempre nuove rotte per la cultura che siano a Roma, come in questo caso, o in qualunque altro posto del mondo. 

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