Posted by : Unknown sabato 29 dicembre 2012


Sarà che oggi ho letto un articolo relativo alla fuga dei laureati dall’Italia, sarà che siamo in un periodo in cui dobbiamo cercare di intravedere il futuro, oggi riaffioriano alla mia mente un discorso sentito un pò di tempo fa alle Ravenna Future Lessons e la continua esaltazione dell’estero da parte degli studenti universitari ormai sfiduciati (come biasimarli?) verso il sistema Italia.
Chi tra i giovani non vorrebbe vivere un’esperienza all’estero?
Tutti vorremmo vivere un’esperienza all’estero, sia per un confronto aperto che per avere qualche possibilità in più, perché l’erba del vicino è sempre la più verde e forse in questo momento, lo è veramente!
Il rapporto Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente ci dice che negli ultimi 10 anni, dal 2002 al 2011, la percentuale di laureati che lasciano l’Italia è salita dall’11,9% al 27,6%. Il dato è allarmante, ma per i prossimi anni ci vengono richiesti rigore e sacrifici, con tagli alle assunzioni, alla ricerca, ai servizi, alle pensioni future per le quali non avremo versato abbastanza contributi..
I laureati in fuga dall’Italia cercano un lavoro, meritocrazia e senso civico.
Sì, andiamo alla ricerca di certezze e di un luogo in cui possiamo essere valorizzati.
E sentiamo continuamente parlare dell’estero. Così come una volta c’era il mito dell’America, ora abbiamo il mito del generico estero: ma se io volessi la mia opportunità di vivere e lavorare in modo specialistico in Italia?
Il problema non è il confronto con l’estero, ma il fatto che stia diventando una strada senza ritorno e una delle poche percorribili per chi non si accontenta.
Io pretendo la dignità della mia istruzione, classe magistrale in scienze per la conservazione e restauro, bistrattato mondo scientifico del patrimonio culturale.
Fino al XIX secolo nella formazione dei più grandi artisti del tempo vi era il viaggio in Italia. Già allora i resoconti dei viaggi parlavano dell’incuria e del menefreghismo che spesso dimostriamo per il nostro patrimonio. Semplicemente: è nella nostra quotidianità, lì ad osservarci mentre ci passiamo di fianco frettolosamente distratti e pensiamo che potremmo sempre vederlo domani... e poi fatichiamo a visitare tutti i musei della città in cui viviamo.
In ogni caso eravamo considerati abitanti di un paese privilegiato, e ora i giovani laureati italiani lasciano la propria nazione, senza un ricambio. Dov’è finita l’eccellenza dell’istruzione italiana? Dobbiamo avere il coraggio di stare qui e lottare per il nostro futuro?
Quanti sono i giovani laureati che ambiscono all’Italia per un percorso di eccellenza?
La risposta è poco incoraggiante, e non la scriverò, ma a volte chiedo a me stessa se arriverà anche per me il momento del dubbio: arrendermi al mito, o continuare la Resistenza, lottare, con la speranza di non svegliarmi con il vento il mano e davanti a me dei mulini a vento?

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