Posted by : Unknown domenica 1 febbraio 2015



L'1 febbraio del 1945 viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale l'estensione del voto alle donne. 
Il suffragio diventa universale, sebbene bisognerà attendere il 02 giugno del 1946, ossia il referendum che sancirà la Repubblica in Italia, per assistere alla prima votazione amministrativa. 


Il perché del titolo? 
Abbiamo parafrasato una frase del Corriere della Sera pubblicata durante la prima votazione a cui parteciparono le donne. Si tratta di una vera e propria indicazione. Siccome le schede dovevano essere incollate come un francobollo, col rossetto si sarebbe resa la scheda riconoscibile. Bisognava, pertanto, rimanere il più anonime possibile. 
L'articolo si chiudeva dicendo: 
"Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio."

Titoli dei Quotidiani
La battaglia per ottenere il voto fu lunga e ricca di colpi di scena. Elenchiamo le fasi salienti rimandando a studi più precisi. Il nostro intento è creare degli spunti per capire da dove nasce il dibattito e come e con chi si conclude.
Basti pensare che prima dell'Unità d'Italia del 1861 in alcune regioni italiane, come la Lombardia, il Veneto e la Toscana, il voto era già esteso alle donne a livello territoriale e, in alcune province, potevano anche essere elette. 


Con l'Unità d'Italia si vietò assolutamente il voto, anche perché l'opposizione della Chiesa era fermissima. Bisogna aspettare il 1903 per la fondazione di partiti e associazioni pro voto femminile. Furono tante le proposte di vari governi,ma non si riusciva a far breccia in uno stato profondamente maschilista. 
La figura centrale di fine Ottocento fu quella di Anna Maria Mozzoni che si battè con forza contro la discriminazione ponendosi in una posizione europeista che già combatteva per l'ottenimento del voto. 
Durante una conferenza a Bologna nel 1890 la Mozzoni dichiarò: 
"siamo rientrate in noi stesse, abbiamo esaminato i nostri pregi ed i nostri difetti e ci siamo permesse di esaminarvi anche voi, spogli del diritto divino, che è scaduto affatto nella nostra opinione ed abbiamo trovato che la nostra ragione procede al par della vostra con la forma sillogistica; che i problemi che travagliano la vostra coscienza, sono gli stessi che turbano la nostra; che la libertà che voi amate, l'amiamo anche noi; che i mezzi coi quali voi conquistaste la vostra, furono indicati dagli stessi principi che debbono rivendicare la nostra".
La citazione denuncia le intricate situazioni e i pregiudizi che si trovavano a sconfiggere le donne del Novecento. Di fronte a tante difficoltà, La Mozzoni però non si arrese e nel 1908 porta una petizione in Parlamento firmata anche da Maria Montessori. La donna acquisiva sempre maggiore consapevolezza, sebbene venisse osteggiata da più fronti.

Nel 1905 Pio X aveva dichiarato: 
“non elettrici, non deputatesse, perché è ancora troppa la confusione che fanno gli uomini in Parlamento. La donna non deve votare ma votarsi ad un'alta idealità di bene umano […]. Dio ci guardi dal femminismo politico.”
Con ciò ci rendiamo conto delle avversità anche politiche che avevano di fronte. La Chiesa era un punto di riferimento per tutti.
Si arriva così al periodo fascista dopo il dramma della Grande Guerra. Benito Mussolini inserisce il suffragio universale ma la gestione localistica delle leggi, varata dallo stesso governo, annulla di fatto questa possibilità. 
Fu una beffa terribile questa che però smosse gli animi. Ancora la guerra rallentò il riconoscimento, ma all'alba di una nuova epoca, con le anime scosse dal più grande genocidio della storia e l'allargamento degli orizzonti favorì nel 1945 l'inserimento della legge discussa in parlamento il 31 gennaio del 1945 e inserita in Gazzetta Ufficiale il giorno seguente. 



Il merito della legge va alla collaborazione tra due importanti personaggi della storia politica italiana: Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana) e Palmiro Togliatti (Partito Comunista) che in un comune testo, sotto il governo Bononi, portarono la legge all'attuazione. 

Da quella importante data sono passati 70 anni; a ripensarci non è così indietro nel tempo e il ruolo politico delle donne in Italia è ancora argomento che crea dibattiti, soprattutto a seguito di episodi discutibili sul valore effettivo che il loro ingresso ha avuto e ancora detiene. Cariche senza portafoglio, ruoli che rimangono marginali. La speranza resta nella presenza di laura Boldrini come presidente della Camera. 
Bisogna rendersi conto che il lavoro da fare è ancora tanto e, forse, bisognerebbe rendersi conto che entrare nelle istituzioni che di fatto sono operative potrebbe essere un punto di partenza. 
Eh si, di partenza...

Però possiamo tranquillamente andare con rossetto e aggiungiamo i tacchi alti per far sentire la nostra presenza. Anche questo è essere smartiani :)







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