Posted by : Unknown lunedì 27 luglio 2015

Quando nasci in provincia di Caserta, il nome Casal di Principe ha un significato aleatorio.
Appartiene ad un non luogo, qualcosa che c'è ma che non si deve vedere. Ti porti dietro questo dubbio fino a quando non cominci a capire e quando lo fai, ti rassegni alla cosa. 
Un po' come tutta la provincia, vivi nella consapevolezza di essere un prolungamento di Napoli o addirittura un appartamento della Reggia di Caserta, senza capire che la provincia conta quasi 200 comuni, multinazionali, territori eccezionali e prodotti unici al mondo (tipo la mozzarella di bufala).
Al bando Capua, l'altera Roma, il grande Spartaco e la Teano (attuale Vairano Patenora) di un certo incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele; nell'immaginario generale sei quell'angolo d'Italia tra Napoli e la Reggia. 
Leggere, quindi, di una mostra a Casal di Principe (CE), di primo acchito mi ha lasciata un po’ perplessa.
Ho pensato, nel mio pessimismo leopardiano, che fosse uno di quei progetti inseriti nelle buone intenzioni dei "farò". 
Il 21 giugno del 2015, però, il sogno è diventato realtà e a Casa Don Diana è stata inaugurata la mostra “La luce vince l'ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe”, con la partecipazione della Galleria degli Uffizi, sotto la direzione di Antonio Natali, e la collaborazione di numerosi musei locali e diverse associazioni.
Tra queste vi è l’ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte), presieduta da Irene Baldriga, colei che ha ispirato questo post e che mi ha fatto ritrovare la spinta a parlare ancora una volta di cultura e della sua fondamentale importanza per la formazione e la diffusione della conoscenza. 

Copia di Incredulità di S.Tommaso, Caravaggio

Il suo discorso all'inaugurazione della mostra, che potete leggere integralmente al link, affronta temi cari alle sm-Art People e alle convinzioni che mi hanno spinta anni addietro a scegliere di specializzarmi in beni culturali.  
L'idea morbosa che sin da piccola mi perseguita è quella di diffondere un modo di vedere il mondo che passi necessariamente per la cultura, nello studio del passato, nell'analisi del presente e nella creazione del futuro. 
So che è un progetto ardito, quasi presuntuoso, ma nel cuore porto il peso di grandi personaggi che prima di me hanno auspicato un simile progetto. 
Su tutti cito Pier Paolo Pasolini, collegandomi e approvando in toto la riflessione che Irene fa nel suo discorso. 
Il grande scrittore (e non solo), in una poesia dedicata ad Attilio Bartolucci, scrive: 

"Chi non la conoscerà, questa superstite terra, 
come ci potrà capire? Dire chi siamo stati?"
A Attilio Bartolucci, 1959


Il patrimonio, inteso come valore assoluto di ogni civiltà, è il punto di partenza imprescindibile di tutti noi. Riuscire a leggere il territorio che ci circonda nella sua storia e nei suoi simboli è il primo passo non solo per conoscere se stessi ma per essere in grado di capire gli altri e dare al proprio contesto una sfumatura diversa. 

Perché gli Uffizi nella martoriata Casal di Principe a ridare luce alle tenebre?

Il collegamento ce lo da proprio la storia, che ci offre un ponte tra le due realtà, diverse eppure così simili. 
Ricordate la strage di via dei Georgofili?
Nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 esplose un'autobomba, proprio nei pressi della Galleria degli Uffizi e dell'Accademia dei Georgofili. Morirono 5 persone, crollò la Torre dei Pulci, vennero colpite alcune sale degli Uffizi e il corridoio Vasariano e il 25% delle opere coinvolte fu danneggiato. Alcuni capolavori sono andati perduti per sempre. Ecco a voi l'elenco, per non dimenticare:
Il Concerto musicale di Bartolomeo 
Giocatori di Carte di Bartolomeo Manfredi
L'adorazione dei Pastori di Gherardo Delle Notti
Aquila di Bartolomeo Bimbi
Avvoltoi, gufi e beccaccia di Andrea Scacciati
Scena di caccia di Francis Grant
Grande cervo in una palude di Edwin Landseer

L'attentato fu di stampo mafioso e si inserisce in tutte le azioni della Mafia che portarono all'uccisione di 21 persone e a diversi danni al patrimonio tra gli anni '92-'93.
Lo scopo era quello di colpire al cuore dell'Italia e al centro del nostro patrimonio. 

Gli Uffizi, dopo 22 anni, rispondono facendo esplodere la loro metaforica bomba. 
Al posto del tritolo parla l'arte, alla criminalità risponde la civiltà, alla rassegnazione rispondono gli 80 volontari che lavorano alla mostra fuggendo gli stereotipi, vincendo la ritrosia e riconoscendosi in un termine, che ne racchiude altri: RINASCITA. 
L'associazione a supporto dell'iniziativa, della quale vi segnalo il sito, http://www.rrinascita.it, è l'inizio di un percorso di rinascita che comincia dalla cultura e dalla conoscenza. 

Le opere in mostra sono dei capolavori legati al territorio. Si passa dalla Matres Matutae custodita nel vicino Museo Archeologico di Capua, simbolo del territorio casertano, al Fate Presto di Andy Warhol, che riprende la prima pagina del Mattino del 26 novembre 1980, a tre giorni dal terremoto che distrusse l'Irpinia, come monito ad intervenire tempestivamente sul territorio. 
I pittori delle restanti 16 opere, tutte tele ad olio, sono o pittori nati in Campania, come Salvator Rosa, o che hanno lavorato in questa regione, al fine di testimoniare l'ispirazione che il territorio ha dato loro e che nel tempo si è mantenuta viva. 
In particolare ci si ferma sul rapporto tra luce ed ombra, quindi sulla grande rivoluzione caravaggesca che inaugura un nuovo modo di dipingere e di interpretare le scritture e il mondo. 

Parabola di S. Matteo, S. Rosa, Museo di Capodimonte


Non so voi, ma io mi sento sempre più parte di questo progetto.
Vedo gli occhi di Giovan Battista Cavalcaselle che in epoca post unitaria raccoglieva immagini, opere e tradizioni di un paese che è unito dalla sua storia millenaria e dalla sua arte senza tempo. Il suo intento era la tutela di quest'eredità perché potesse essere custodita ed interpretata dalle future generazioni. Nulla si doveva perdere di ciò che eravamo perché è la radice di ciò che siamo.
Vedo, poi, Roberto Longhi, il maestro di chi studia storia dell'arte, che considera la storia dell'arte la nostra vera lingua, ciò che ci unisce e ci rende una nazione. Insegnare la storia dell'arte nelle scuole è un dovere civico per le future generazioni che solo in tal modo sapranno riconoscere i simboli della loro civiltà e saranno stimolati, direttamente o indirettamente, ad eguagliare le eccellenze.
Vedo, infine, il "paesaggio culturale" caro a Pier Paolo Pasolini, secondo il quale i luoghi di ogni parte d'Italia sono la rappresentazione vivida della nostra storia e un aspetto irrinunciabile della nostra vita. Lui che, unico nel suo genere, ha inserito nei film e in ogni sua opera le grandi opere d'arte che dell'esaltazione dei paesaggi sono l'emblema. 

Se dobbiamo ripartire, allora facciamolo con la cultura, partendo dalla nostra storia senza dimenticare il passato, senza fuggire le nostre ombre, ma vincendole, con la luce della conoscenza. 
Non ci si deve chiedere se è giusto inserire o meno la storia dell'arte, la musica e le discipline artistiche nei piani didattici, ma ci si deve piuttosto interrogare sui metodi di insegnamento e di diffusione delle conoscenze
Non dobbiamo vantarci dei musei, delle scuole di restauro, delle professioni culturali e poi non tutelarle. 
Allo stesso modo, non dobbiamo soccombere alle cose, sopprimere i nostri sogni perché tanto poi non si avverano. 
Le cose possono cambiare. Le cose devono cambiare. 
A Casal di Principe ci stanno provando.
Voglio ancora crederci, e voi? 


La mostra è visitabile fino al 21 ottobre. Si organizzano autobus da tutta Italia. 
Online potete trovare indicazioni alla pagina facebook dell'evento: https://www.facebook.com/events/958596754165123/ 







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