Posted by : Unknown mercoledì 10 giugno 2015



Stamattina ho attivato la modalità Social Addicted. 
Sveglia alle 08, colazione abbondante, pc e collegamento streaming. 
Motivo? Assistere all'incontro svoltosi a Roma durante la "Social Media Week" dal titolo evocativo "Museo Digitale". 


La curiosità era tanta e il desiderio di sentirsi parte (almeno virtualmente) di un gruppo che lavora al digitale ancora di più. 
Si comincia col solito quarto d'ora di ritardo.
La partenza è inquietante: parte il video per niente accattivante dedicato alla valorizzazione dei musei, promosso dal ministro Dario Franceschini qualche mese fa. 
Ho quasi paura di ciò che mi aspetta!

Dopo questo esordio non proprio esaltante, però, devo ammettere che la discussione è andata avanti con brevi interventi, ben strutturati e principalmente informativi che mi hanno stimolata.
Con la mia inguaribile fiducia nel mondo e nelle persone, nonostante la mia apparenza brontolona, ho deciso allora di raccogliere info ed invitarvi alla partecipazione! 

Mi soffermerò, infatti, su due interventi nello specifico (qui il programma completo e gli speaker). 

Il primo è della dott.ssa Maria Teresa Natale, coordinatrice dell'Otebac (Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali) che parla di dieci anni di lavoro (?) da parte del Ministero per creare strumenti a disposizione dei musei e delle strutture culturali.
Si sofferma, in paticolare, su MOVIO, un software open source per realizzare mostre virtuali, il cui codice sorgente è richiedibile dalle istituzioni culturali attraverso un modulo disponibile online e le informazioni per l'utilizzo sono scaricabili direttamente dal sito. 
Non mi esprimo sulle funzionalità perché non posso accedervi, ma chiedo a chi eventualmente ha avuto accesso di poter effettuare un feedback. 



Il secondo progetto, invece, è quello che da il titolo all'intervento e che, appunto, è il cuore dell'evento. 
Si tratta di MuD (Museo Digitale), progetto (cosa vorrà mai dire questa parola!) promosso dal Mibact in collaborazione con Ales SPA, azienda in home del Ministero. A presentarlo la dott.ssa Simona Cardinali, responsabile comunicazione in Ales SPA e il cosiddetto Gruppo MuD, del quale interviene Serena Cinquegrana. 
Sembra un prodotto rivoluzionario che mira a coinvolgere gli attori della filiera culturale sia nel processo creativo sia nella formulazione di progetti condivisi e partecipati, ovviamente con una parte fortemente #social e #digitale. 

Dalla copertina della pagina Facebook di Ales SPA, che conta ben 243 fans (strategie digitali che funzionano), si legge il motto del progetto: 

"Idee a confronto per l'innovazione del Web Culturale"
Esaltata dallo stesso, vado sul sito, visto che sui social (twitter e facebook) non ho trovato nulla nonostante gli inviti a twittare e condividere idee e proposte per il Museo Digitale. 
E lì l'esaltazione si è trasformata nell'ennesima delusione. 
Il sito, per niente accattivante e innovativo dal punto di vista della grafica e del template, è ricco di "Lorem Ipsum Dolor". 
Per chi di voi non ha mai realizzato un sito o semplicemente non lo sa, il "Lorem Ipsum", come ci dice Wikipedia è:
"un testo segnaposto utilizzato da graficidesignerprogrammatori e tipografi a modo riempitivo per bozzetti e prove grafiche[1]. È un testo privo di senso, composto da parole in lingua latina, riprese pseudocasualmente da uno scritto di Cicerone del 45 a.C. [..] In informatica è usato molto frequentemente come testo riempitivo nelle prove grafiche di pagine web e come dati fittizi nella prova di funzionamento dei database
Che dire? A voi l'ardua sentenza.
Presentare un progetto all'interno della Social Media Week con esaltazione e contentezza e poi avere visibili sul web solo delle bozze, che senso ha?



Dove sta la strategia comunicativa? Dove sta la progettazione di cui tanto vi vantate?

La comunità di lavoratori del settore, degli appassionati, dei fruitori dovrebbe aiutarvi a rispondere alla domanda "Quando si può parlare di Museo Digitale?", come avete più volte sottolineato.
Come, però, posso essere spinto a tale partecipazione, di fronte ad un risultato del genere?

Parte allora la mia controproposta.
Io vi chiedo: quando si può parlare di un Ministero che lavora davvero per il proprio patrimonio e non con del fumo negli occhi?
Chiedete competenze assurde nei vostri pochissimi bandi (sottopagati quando siamo fortunati!) e poi i vostri collaboratori non hanno neanche la decenza di scrivere i testi per il sito; ma hanno la presunzione di presentarlo in un contesto social e digitale molto avanzato.

Come si può credere nella cultura di fronte a simili scivoloni? Queste sono le basi della comunicazione. Ponetevi le domande giuste e, soprattutto, ascoltate le risposte.

Lavoro nel web marketing ormai da diversi anni e intorno a me vedo tantissime persone competenti che dal basso e con le proprie energie riescono a mostrare il giusto volto della cultura.
I ragazzi di "Invasioni Digitali" sono venuti con dei fatti, non con delle parole; hanno parlato di persone coinvolte, di luoghi invasi e partecipati da chi nel museo vuole lasciare qualcosa.

Cosa fare #smartiani? Come reagire a tutto questo?

Io, ormai, ho davvero poche speranze, se non quelle della testa bassa e lavorare.
E poi internet, la possibilità di poter scrivere e dire cosa c'è che non va. Come in questo post. Che si, si perderà nel mare magnum di internet, ma che se anche avrà raggiunto e coinvolto una sola persona sarà un piccolo passo.


PS: Alle ore 16:00 il sito risulta "not found"!!!
Dopo le mie segnalazioni (ed immagino di altri che hanno seguito l'evento) sui social, MIRACOLOSAMENTE online non risulta più nulla di quella bozza di sito e mi viene detto su Facebook che si tratta di un progetto  e che non ha ancora link diretti.

Ripeto: di cosa stiamo parlando, allora, di aria fritta?
Mi hanno invitata ad eventi futuri nei quali poter contribuire alla realizzazione del progetto ed avere maggiori informazioni.

Vi terrò aggiornati!





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